La libertà nella clausura | PAOLO ICARO

Le voci degli artisti nel coprifuoco da coronavirus

Paolo Icaro. Foto: Michele Alberto Sereni
Ada Masoero |

«Da quando sono stati bloccati i trasferimenti, ho dovuto rallentare il mio lavoro perché il mio assistente e braccio destro risiede in un altro comune. Da allora faccio da solo, e devo dire che ho riscoperto un’intimacy che talora si perde nel lavoro di studio.

Dal momento dell’emergenza mi sono però dedicato soprattutto a #DaiUnSegno, l’iniziativa di raccolta fondi dell’Accademia di San Luca (di cui Paolo Icaro è vicepresidente, ndr) a favore della Protezione Civile, messa a punto con l’ex presidente Gianni Dessì e con il presidente Francesco Cellini, e abbracciata da tanti di noi.

Al momento hanno già aderito oltre duecento artisti, che hanno donato un loro lavoro: le opere saranno sorteggiate tra coloro che, entro il 1 maggio, avranno versato una o più quote sul nostro conto corrente dedicato (www.accademiasanluca.eu). L'intero ricavato sarà donato alla Protezione Civile.

Tuttavia, avendo la fortuna di avere lo studio nel giardino di casa, non ho mai smesso di lavorare e ora, avviata quell’avventura, capisco che per sopravvivere a questa tragedia, mi concentrerò di nuovo sul lavoro. Credo infatti che ognuno di noi possa mantenere l’equilibrio solo facendo ciò a cui è destinato o, più semplicemente, ciò che è abituato a fare. Ho bisogno di momenti quotidiani di creatività: se non lo faccio, entro in una sorta di anoressia.

Per esorcizzare questa terribile esperienza, poi, ho pensato di decentrarmi e di mettermi nei panni del virus (ho fatto anche dei piccoli lavori video). In fondo, ho pensato, è un essere vivente ed è venuto al mondo con il nostro stesso istinto di sopravvivenza. Noi “sapiens” (ora, però, piuttosto insipiens) nei millenni, l’abbiamo già espresso.

Purtroppo, specie di recente, ignorando la necessità di collaborare, abbiamo semmai affinato la tecnica della separazione e del martirio per intere popolazioni. Che fare, ora, con il virus? C’è un’unica strada a mio parere: non si potrà sconfiggerlo ma occorrerà “domarlo” affinché riconosca il nostro diritto alla vita. Come? Con un vaccino, per fare sì che anche lui impari a rispettare il nostro territorio».

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