La fotografia che provoca

Chiara Coronelli |  | Winterthur

Il Giappone anti-fotogiornalismo

«Oggi, mentre le parole hanno perso il loro fondamento essenziale, la loro realtà, l’occhio di un fotografo può catturare frammenti di realtà che non possono essere espressi attraverso il linguaggio quale è»

È con questo manifesto che nel novembre del 1968 scende in campo «Provoke», rivista quadrimestrale che vivrà solo per tre numeri, fondata in Giappone dallo scrittore Takahiko Okada, dal critico Kohi Taki, e dai fotografi Takuma Nakahira e Yutaka Takanashi, ai quali dalla seconda uscita si unirà anche Daidō Moriyama.

Fin dal sottotitolo, «Provocative Materials for Thought», la fotografia si dichiara qui come linguaggio autonomo, come sistema espressivo capace di provocare pensieri.

Nata in un preciso contesto storico, la sua pur breve avventura segna a fondo la fotografia giapponese, e non solo, collocandosi in un terreno alimentato sia dai movimenti che negli anni
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(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

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