La Fornace Venini è un’«officina del mago»

Da Cortesi Gallery 15 scatti della fotografa Lucrezia Roda ritraggono la celebre manifattura di Murano

«Red Water Lilies» (2022), di Lucrezia Roda. Cortesia Lucrezia Roda e Cortesi Gallery
Ada Masoero |  | Lugano

In questo 2022 che le Nazioni Unite hanno intitolato «Year of Glass», in concomitanza con la manifestazione «The Italian Glass Week», Cortesi Gallery Lugano inaugura il 21 settembre «Glass Power. La potenza della fragilità» (fino al 25 novembre), personale di Lucrezia Roda (Erba, 1992) curata da Vera Canevazzi.

La fotografa, nata in una famiglia d’imprenditori lombardi, predilige gli ambienti industriali, le fabbriche metallurgiche che ha frequentato sin da bambina, i materiali siderurgici, che sono stati oggetto della sua ricerca sin dagli esordi, nel 2014.

Per questa mostra si è spostata in una realtà produttiva di diversa natura, la Fornace Venini di Murano, nella quale, più che mai, ha ritrovato quella capacità dell’essere umano di trasformare la materia informe per trarne oggetti, strumenti, utensili.

Come per i metalli, anche per il vetro è il fuoco a permettere la trasmutazione, quasi alchemica, della materia, forgiata da una sapienza messa a punto dall’umanità nel corso dei millenni, dando vita però, in questo caso, a un materiale fragile e prezioso, in cui la sabbia diventa oggetto d’arte.

Sono 15 le immagini scattate in questa fornace centenaria (ha festeggiato il secolo lo scorso anno), che sta mettendo a punto un progetto istituzionale cui concorreranno anche le fotografie di Roda, nelle quali la fornace stessa diventa una sorta di «officina del mago», tra vampe infuocate e trasparenze del vetro, «montagne» di silice e oggetti iconici prodotti da Venini, come i vasi «Fazzoletto» (creati nel 1948 da Fulvio Bianconi e Paolo Venini) che, accostati, sembrano formare un tappeto di rosse ninfee. O oggetti simbolici come le clessidre, o il gufo, messaggero della notte.

Ma non manca l’attività di chi qui lavora, dal «maestro vetraio» all’ultimo dei «garzonetti». Ad accrescere l’emozione generata da questi scatti è l’accentuazione del colore, praticata in post produzione, mentre l’apparente assenza di gerarchie all’interno dell’immagine è in realtà governata da un sapiente ordine compositivo.

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Ada Masoero