La dolceamara quotidianità di Nicole Eisenman

Al Museum Brandhorst oltre 100 opere prodotte in 3 decenni di attività dalla pittrice e scultrice francese naturalizzata americana

«Morning Studio» (2016), di Nicole Eisenman. Collezione Famiglia Hort. © Nicole Eisenman. Cortesia dell’artista e di Anton Kern Gallery, New York. Collezione privata, New York
Francesca Petretto |  | Monaco di Baviera

Fino al 10 settembre è visitabile al Museum Brandhorst la mostra curata da Monika Bayer-Wermuth e Mark Godfrey: «Nicole Eisenman. Cos’è successo», antologica ricca di oltre 100 opere prodotte in 3 decenni di attività dalla pittrice e scultrice francese naturalizzata americana (1965), una delle più apprezzate e influenti della sua generazione.

Protagonista della scena artistica newyorkese dagli anni Novanta in poi, Eisenman affronta temi urgenti della contemporaneità civile, sociale e politica soprattutto americana con un linguaggio espressivo insieme fantasioso e compassionevole che non rinuncia mai al tratto umoristico al fianco di quello più tragico, con frequenti citazioni di opere d’arte rinascimentali o afferenti alla scena underground dei comics o dei murales socialisti degli anni Trenta.

Soprattutto nei suoi dipinti a olio di grande formato l’artista racconta le proprie esperienze di vita e una dolceamara quotidianità trascorsa nelle comunità lesbiche newyorkesi prima, tra racconti di isolamento sociale e alienazione all’interno della società, pur in contesti intimi di grande coesione e unità, dal 2010 in poi nella tesissima atmosfera politica statunitense, sempre più populista e capace di portare in trionfo un discutibile uomo come Donald Trump.

In queste opere l’umorismo si trasforma in sferzante ironia non solo nei confronti dell’ex presidente ma soprattutto dei suoi delusi elettori: sono grandi tele a olio e sculture, sempre più frequenti nella pratica di Eisenman, che usano i materiali più vari e la cui corporeità richiama ancora temi queer che preoccupano continuamente l’artista.

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