La disillusione del mondo dell’arte nei meme

Cem A, l’artista dietro il famoso account Instagram @freeze_magazine si racconta in occasione della sua mostra al Barbican

Un meme di Cem A. Courtesy Cem A/@freeze_magazine
Frank Wasser |  | Londra

«Hope You See Me as a Friend» è la prima mostra nel Regno Unito dell’artista Cem A, noto soprattutto per l’account Instagram di meme @freeze_magazine. La mostra, allestita presso il Barbican Centre, non si è svolta in uno spazio espositivo convenzionale, ma piuttosto sugli schermi che solitamente comunicano le informazioni sul museo. Dal 2019 @freeze_magazine ha creato centinaia di meme visti da centinaia di migliaia di persone, con l’intento di commentare le questioni urgenti del mondo dell’arte che la critica d’arte convenzionale, gli artisti e le istituzioni spesso eludono.

Cosa pensa che renda i meme, e più precisamente i suoi, così popolari all’interno del cosiddetto mondo dell’arte?
I meme rendono meno netti i confini tra creazione e critica, il che li rende interessanti per il mondo dell’arte. Sono anche destinati a evolversi con le tendenze essendo definiti dalla circolazione dell’immagine piuttosto oltre che che dal suo contenuto: per esempio, il dipinto di un meme non ha la stessa potenza di un meme digitale che viaggia e si evolve attraverso Internet. Queste qualità fanno sì che gli account social di @freeze_magazine raggiungano centinaia di migliaia di persone al mese, numeri paragonabili a quelli di un museo, di una fiera o di una (vera) rivista.
Un meme di Cem A. Courtesy Cem A/@freeze_magazine
Qual è stato l’impulso per iniziare a usare i meme come materiale per il suo lavoro artistico? Può ricordare il primo meme che ha realizzato e il motivo per cui l’ha creato?
Se ricordo bene si trattava di una presa in giro del progetto Instagram di Hans Ulrich Obrist. Il meme ha avuto molte reazioni positive, e questo mi ha spinto a fondare @freeze_magazine. Riflettendo ora su quel periodo mi rendo conto che è coinciso con la mia disillusione nei confronti del mondo dell’arte londinese, dandomi un sacco di materia su cui lavorare.

«Ma questa è arte?» è una domanda filosofica che affiora ogni volta che gli artisti utilizzano materiali che si trovano comunemente nella vita di tutti i giorni: come risponderebbe a questa domanda in relazione ai suoi meme?
Se concetti sofisticati e difficili da afferrare come Fluxus o l’estetica relazionale sono stati ampiamente accettati come movimenti artistici, non ho alcuna esitazione a definire i meme «arte». Tuttavia, la mia intenzione con questa affermazione è quella di riconoscere la cultura dei meme come un’estensione delle arti visive, rifiutando la terminologia dell’arte moderna. Un account di meme può essere visto sia come un’opera d’arte, sia come una mostra, sia come una performance o addirittura come un’istituzione in o di sé stessa. I meme non rientrano in nessuno di questi concetti.
Un meme di Cem A. Courtesy Cem A/@freeze_magazine
Uso spesso i meme per insegnare a lezione: la loro immediatezza è molto utile per introdurre agli studenti concetti complicati della teoria critica. Quale potenziale pensi che abbiano i meme? Possono far sì che qualcosa cambi?
I memi possono essere visti come un modalità per confezionare contenuti visivi e riferimenti culturali in modo metaforico, pertanto hanno anche un potenziale politico. Credo che i meme siano particolarmente potenti per veicolare messaggi riformisti piuttosto che rivoluzionari.

Perché è stato importante per lei utilizzare gli schermi informativi del Barbican per mostrare i meme della mostra?
Gli schermi informativi occupano uno spazio tra l’arte e l’istituzione. Di solito sono solo un aspetto banale e didattico di una istituzione artistica, mentre io volevo sfruttare questa opportunità per intervenire nell’esperienza dei visitatori che si trovano al Barbican probabilmente per vedere un concerto, un film o un’altra mostra.

Mi sono fermato a osservare le persone che guardavano l’opera e sembravano confuse dalle affermazioni sullo schermo; la confusione spesso si dissipava in una risata. L’opera ha questa capacità di risucchiare il pubblico. Può parlarci del contenuto delle opere?
Le affermazioni fanno tutte riferimento ai meme nel loro contenuto e nella loro struttura. Per esempio, «L’atmosfera continua a deteriorarsi» è una frase che si potrebbe vedere in un meme. Altri riferimenti includono Elsa von Freytag-Loringhoven, la cui opera è stata attribuita a Marcel Duchamp, o «Birds aren’t real», una falsa teoria del complotto che prende in giro le teorie del complotto.
Una veduta della mostra di Cem A «Hope You See Me as a Friend» (2022), Barbican Centre, Londra
Gli schermi del Barbican sembrano mostrare una crepa, simile a quella di un telefono rotto, che è stridente perché sembra familiare ma allo stesso tempo messa in scena. Ce ne può parlare?
Il motivo deriva dalla crepa del mio telefono, sul quale creo tutti i miei meme. Mi piace l’idea di entrare in contatto con il pubblico mettendolo dall’altra parte della crepa. Inoltre, se riesce a «ingannare» le persone, le mette anche in una posizione ambigua. Potrebbero chiedersi: «Sarebbe un’opera d’arte? C’è stata una protesta nell’edificio? Dovrei dirlo a un membro del personale?» I visitatori sono predisposti ad accettare come opera d’arte qualsiasi cosa venga esposta in una galleria, anche se dubitano della sua validità, come nel caso di questo divertente incidente al Museum of Modern Art di San Francisco. Hanno paura di chiedere al personale se qualcosa è o non è un’opera d’arte. Questo è un elemento problematico della creazione di mostre in Occidente. Mi auguro che la presa in esame di queste domande incoraggi i visitatori a impegnarsi attivamente nei confronti del concerto, il film o la mostra che intendono vedere al Barbican.

Frank Wasser è un artista e scrittore irlandese che vive a Londra

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