La cultura è il vaccino che cura le ferite della mente

Il Trentino e l’Alto Adige ripartono dalle attività culturali: una solida rete di musei, tante iniziative all’aperto e progetti a lungo termine. Ne parlano i due piloti Antonio Lampis e Claudio Martinelli

Il Muse di Trento
Camilla Bertoni |

Il Trentino Alto Adige, nel cuore delle Alpi, è una regione unica per il mix di natura, tradizione e cultura, con una solida rete di festival, musei e spettacoli. Tutti ingredienti ottimali per formulare le soluzioni e strategie della ripartenza post Covid-19, che deve necessariamente passare dalla cultura. Ne parlano i due dirigenti del Servizio Attività e Produzione culturale delle province autonome di Bolzano, Antonio Lampis, e di Trento, Claudio Martinelli.

Antonio Lampis (1964), laureato in giurisprudenza all’Università di Trento, è stato Direttore Generale Musei del Mibact dal 2017 al 2020, quando lascia l’incarico per tornare alla Provincia di Bolzano, dove dal 1997 riveste incarichi dirigenziali in campo culturale. Ha accompagnato la nascita della Fondazione Teatro civico e auditorium di Bolzano, assumendone la vicepresidenza dal 2003 al 2008. È stato vicepresidente della Fondazione Museion, Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano dal 2008 al 2010.

Claudio Martinelli (1955), laureato in Sociologia all’Università di Trento, dirigente del Servizio Attività e Produzione culturale della Provincia autonoma di Trento dal 2012, porta in questo ruolo una lunga esperienza compiuta all’interno di questi uffici nei quali lavora con varie mansioni dal 1996, quando aveva iniziato come coordinatore delle scuole musicali trentine facendo parte del gruppo di lavoro per la riorganizzazione del Centro Culturale Santa Chiara e in seguito con un ruolo specifico nella programmazione delle attività culturali provinciali, in particolare dello spettacolo.

Antonio Lampis, è cambiato l’investimento in cultura in Alto Adige? In ambito di turismo culturale, la provincia di Bolzano è competitiva rispetto ad altre mete e alla provincia di Trento?
Nei tanti anni dedicati all’amministrazione e allo sviluppo della cultura non ho mai inteso ricollegarla alle politiche turistiche in modo espresso, ma con gli ottimi collaboratori con i quali mi confrontavo abbiamo sempre pensato a iniziative culturali progettate in primo luogo per le persone residenti. La relazione con il turismo si è sviluppata successivamente in modo naturale e conseguente. Le Province autonome di Trento e Bolzano hanno uno status simile a quello delle Regioni e hanno collaborato strettamente in alcuni grandi eventi, come per esempio la Biennale europea Manifesta. Le due province sono inoltre unite da progetti culturali di carattere euroregionale che comprendono anche la collaborazione con il Tirolo austriaco. Le caratteristiche della provincia di Bolzano, che comprende tre culture (italiana, tedesca e ladina), a volte rendono anche le iniziative culturali differenti da quelle delle altre regioni italiane.

Claudio Martinelli, come riparte la cultura nella Provincia di Trento?
Da marzo dell’anno scorso l’insieme dei soggetti culturali, musei, teatri e scuole musicali, si è attrezzato per uscire da questo periodo. Ora possiamo finalmente dire che l’estate culturale trentina 2021 riparte come nell’era pre Covid, con un’offerta quasi a livello di quella del 2019. La variabile che ancora non sappiamo valutare è l’adesione del pubblico, provato dai mesi di pandemia che ci auguriamo mantenga un andamento in calo continuo come all’inizio dell’estate. La programmazione dei musei, dei festival nelle date originariamente previste, della valorizzazione del patrimonio a partire dal sistema dei castelli, si è riaccesa a pieno regime, anche grazie ai sostegni elargiti. La cultura indubbiamente influisce sul benessere collettivo e individuale: quello che è certo è che molti settori, dallo spettacolo al volontariato culturale, hanno ricominciato a lavorare.

Antonio Lampis, nei suoi bilanci precedenti alla pandemia, l’investimento in cultura aveva portato a trasformazioni sociali, attenuando fenomeni di disagio e attirando una platea sempre più ampia. E adesso?
Gli enti culturali sono stati sostenuti in modo da far ripartire gran parte delle attività all’aperto. Oggi, con l’allentamento delle misure restrittive, la risposta della popolazione alle tante attività teatrali e musicali open air è estremamente positiva. Anche per quanto riguarda l’arte visiva, pur avendo previsto dei sostegni per gli artisti, si è ritenuto molto opportuno non fermarsi ai sussidi, ma offrire occasioni di lavoro. Il percorso di murales «Breathe! Project», partito negli scorsi mesi nei principali centri dell’Alto Adige ad opera di sei artiste e artisti della scena internazionale ed europea, sta avendo un impatto mediatico e di attenzione della popolazione molto soddisfacente. Per quello che riguarda la provincia di Trento ho registrato la formidabile resilienza del Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento, e il suo grande impegno per la ripartenza con mostre di alto profilo.

Claudio Martinelli, in Trentino in quali settori avete sofferto di più?
Il settore più fragile è quello dello spettacolo, abbiamo sostenuto le imprese e quest’anno anche i lavoratori. Sono emerse una serie di questioni non solo legate alla pandemia. Per esempio non è mai stata presa in considerazione la formazione musicale a distanza prima di questo evento: i metodi usati durante il lockdown potrebbero essere utilizzati per raggiungere un pubblico più vasto di quello normalmente presente nelle forme tradizionali.

Antonio Lampis, quanto è importante investire in cultura per superare la crisi innescata dalla pandemia? Il sistema culturale della Provincia di Bolzano come ne esce?
La cultura è un vaccino, è fondamentale per curare le ferite della mente che la pandemia ha lasciato a tutti, non solo a chi ha sperimentato la malattia. Il sistema culturale provinciale ha subito, come ovunque, lunghi mesi di perdita di contatto con il pubblico, accompagnato da un uso efficace delle relazioni digitali. Attraverso mirati sussidi ripartirà bene, sono appena stati stanziati altri 9 milioni di euro per il solo Alto Adige.

Claudio Martinelli, quali programmi avete per sostenere l’offerta culturale trentina?
Oltre alla ripresa della normale programmazione, da agosto dello scorso anno abbiamo molto lavorato sulla connessione dei musei dell’Euroregione Tirolo, Alto Adige e Trentino con l’idea di un sistema museale che travalichi la Provincia. Il tema è stato quello della mobilità e sostenibilità intorno ai quattro punti dell’Agenda Unesco 2030: completato il testo, ora attendiamo il confronto politico.

Antonio Lampis, in un territorio dove la montagna è predominante, quali sono le relazioni tra la politica culturale e ambientale?
Una partecipazione culturale diffusa, che coinvolga gli strati sociali tradizionalmente esclusi dal contatto col lavoro degli artisti, le giovanissime generazioni e quelle più anziane, ha qui evidenziato la sua efficacia per quella che conosciamo come «cittadinanza attiva». Chi frequenta le istituzioni culturali è naturalmente più attento all’impegno civile e alla consapevolezza della sostenibilità ambientale, è più ben disposto verso i nuovi comportamenti necessari per fronteggiare i cambiamenti climatici o semplicemente per preservare il meraviglioso ambiente di queste montagne.

Che cosa l’ha portata dalla laurea in Giurisprudenza alla dirigenza culturale?
Il mio cammino di «civil servant» è cominciato a 19 anni. A 33 anni mi fu chiesto di prendere l’incarico di direttore del settore cultura della Provincia di Bolzano, avevo già una buona esperienza amministrativa tra Roma e questa Provincia, una realtà regionale autonoma che diventò in quegli anni molto innovativa nelle politiche per l’incremento della partecipazione culturale.

Dell’esperienza alla Direzione Generale dei Musei del Mibact che cosa porta al sistema museale provinciale?
Durante quegli anni ho sempre mantenuto i contatti con il collega che gestisce il sistema museale provinciale e ho partecipato alle riunioni della Consulta museale di cui faccio parte. In questa Provincia i musei hanno come referente politico il presidente, essendo i musei un patrimonio di tutti i tre gruppi linguistici; con quel costante rapporto, anche la normativa locale ha recepito i cambiamenti nei livelli minimi di qualità e ha reso possibile l’ingresso dei musei altoatesini nel sistema museale nazionale.

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