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La coppia che non scoppia

La coppia che non scoppia

Francesca Romana Miorelli

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Al Macro Mario e Marisa Merz a confronto

Nel 2001 alla Biennale di Venezia, Harald Szeemann presentando una personale di Marisa Merz, coglieva come le sue «testine» fossero «permeate di un silenzio che assorbe in sé amore e rivolta». Il curatore poneva inoltre l’accento sul loro sguardo «volto verso l’alto», ma in realtà «rivolto al proprio interno». Questa osservazione di Szeemann permette di capire meglio il sodalizio artistico di Marisa (1931) e Mario Merz (1925-2003) durato oltre cinquant’anni al quale il Macro dedica una mostra, la prima su questo argomento, curata da Claudio Crescentini, Costantino D’Orazio e Federica Pirani.

Prodotta da Roma Capitale-Sovrintendenza Capitolina in collaborazione con la Fondazione Merz di Torino, la mostra riunisce, dal 18 febbraio al 5 giugno, quaranta opere, tra cui tre grandi tavoli di Mario che dialogano con sculture, teste o violini in cera di Marisa. «I Merz sono stati legati da una forte complicità, una reciproca compenetrazione intellettuale, pur nella distinzione netta delle proprie ricerche, spiega D’Orazio. Mario era un visionario, Marisa lo accompagnava con le sue intuizioni, improvvise, fuori dalle rotte ordinarie. Non è facile, tuttavia, definire i rispettivi ruoli». Nel narrare il loro connubio, la mostra pone attenzione al legame dei due artisti con la città di Roma. Nella Sala Macro (ex Sala Enel) si può rivedere la «Spirale» di Mario Merz, collocata tra le rovine del Foro di Cesare, nell’ambito di una mostra curata da Costantino D’Orazio e Ludovico Pratesi a Roma nel 2003. Nella mostra è finalmente collocata a parete con i numeri della serie di Fibonacci al suo interno, secondo il progetto originale.

Di Marisa Merz sono presentate due sequenze fotografiche inedite scattate da Claudio Abate. Proprio a Roma, nel 1970 l’artista diserta l’inaugurazione della sua personale a L’Attico, decollando con un aeroplano da Ciampino; a bordo comunica la quota e la velocità a Fabio Sargentini, titolare della galleria, che, sotto forma di grafico, le esporrà. È mostrato l’intero arco della ricerca di Marisa Merz, con lavori anche di grandi dimensioni: dai «ricami» in filo di rame alle sculture in nylon, dalle installazioni che prevedono l’uso della cera a numerosi dipinti, molti dei quali recenti.

 

Francesca Romana Miorelli, 15 febbraio 2016 | © Riproduzione riservata

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