L'uomo di Colombo

60 anni della vita di Milano nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco

«Giostre in viale Gadio» (1959) di Cesare Colombo, Milano, Civico Archivio Fotografico © Cesare Colombo
Ada Masoero |  | MILANO

Milano. Sono oltre cento le immagini di Cesare Colombo (Milano, 1935-2016) scelte da Silvia Paoli con Sabina e Silvia Colombo, figlie del fotografo e responsabili dell’Archivio a lui intitolato, nel comporre la mostra «Cesare Colombo. Fotografie (1952-2012)» con cui Comune e Civico Archivio Fotografico, a trent’anni dalla sua ultima personale milanese («Milano Veduta Interna», 1990), gli rendono omaggio dal 25 giugno fino al 30 settembre nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco.

Tutte dedicate alla sua città, le fotografie esposte (nell’allestimento dell’amico di una vita, Italo Lupi) narrano le vicende di quei tumultuosi sessant’anni con un’ottica sfaccettata, attenta alle vicende sociali e alle trasformazioni urbanistiche, esplorando di volta in volta il mondo delle fabbriche, con le manifestazioni sindacali che hanno segnato la storia operaia del XX secolo, le rivolte studentesche dal ’68 in poi, le trasformazioni del tessuto sociale, specie nelle periferie, i mutamenti nel mondo del lavoro, ma anche i punti di eccellenza, come le fiere, i negozi, la moda, il design, l’arte, lo spettacolo.

Fra le opere in mostra (molte provenienti dal fondo entrato di recente nelle raccolte del Civico Archivio Fotografico) figurano immagini ben note ma anche fotografie inedite e vere riscoperte d’archivio. Poiché Cesare Colombo è stato, oltre che grande fotografo, un colto studioso della fotografia del ‘900, curatore di mostre importanti, autore di molti libri e animatore di numerosi dibattiti, la mostra dà conto anche del suo ruolo di motore culturale e di protagonista del mondo della comunicazione, attraverso una sezione biografica ricca di documenti e d’immagini.

Sezione nella quale emergono i suoi molti interessi (oltre che per l’«uomo», oggetto dominante della sua indagine, anche per l’architettura, per il reportage per l’industria, per l’illustrazione editoriale) e l’impegno nella ricerca e nell’analisi di immagini storiche, grazie al quale ha fornito un importante contributo alla diffusione della cultura fotografica.

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