L’onda coreana del Victoria and Albert Museum

Da «Gangnam Style» a «Parasite», l’irresistibile ascesa (non solo pop) del Paese asiatico

«What you see is the unseen / Chandeliers for Five Cities», di Kyungah Ham. © Kyungah Ham. Cortesia dell’artista e della Kukje Gallery. Foto Chunho An
Elena Franzoia |  | Londra

Tutti i linguaggi della creatività, da inizio ’900 alla contemporaneità, sono presenti nella grande mostra «Hallyu! The Korean Wave», che il Victoria and Albert Museum dedica dal 24 settembre al 25 giugno 2023 al Paese asiatico grazie al sostegno del Ministero della Cultura, Sport e Turismo della Repubblica di Corea e dell’azienda automobilistica Genesis.

Il V&A colleziona arte e design coreani dal 1888 e nel 1992 è stato il primo museo londinese a dedicarvi parte della sua esposizione permanente. Curata da Rosalie Kim e Yoojin Choi, «Hallyu!» prende il titolo dal neologismo che, con il significato di «onda coreana», indica l’eccezionale diffondersi a livello globale della cultura pop del Paese registrato a partire dagli anni Novanta.

«La Corea del Sud ha affascinato il mondo con l’hallyu, afferma Kim, trasformando la propria immagine da quella di Nazione devastata dalla guerra della fine degli anni Cinquanta a quella di potenza culturale leader nell’attuale era dei social media e della cultura digitale. Questo fenomeno è stato amplificato da fan globali esperti di tecnologia e socialmente consapevoli, che hanno ulteriormente accresciuto l’importanza e l’influenza dell’hallyu a livello internazionale».

Introdotti dal virale video del 2012 di PSY «Gangnam Style», primo a raggiungere 1 miliardo di visualizzazioni su YouTube e oggetto di infinite parodie e imitazioni in parte presentate in mostra, circa 200 oggetti si distribuiscono in quattro sezioni tematiche: Dalle macerie agli smartphone, Cinema e K-drama sotto i riflettori, Al ritmo di K-pop e Fandom, Creando moda e K-beauty.

Top della mostra sono la ricreazione immersiva del bagno del celebre film di Bong Joon-ho «Parasite» (Palma d’Oro a Cannes nel 2019 e Oscar al miglior film straniero nel 2020), costumi e oggetti di scena provenienti dai K-drama (le fiction coreane), outfit di idoli K-pop come ASP e ATEEZ. E inoltre, monumentali opere d’arte firmate da Nam June Paik, Ham Kyungah e Gwon Osang e una ventina di look di alta moda di Tchai Kim, Miss Sohee e Minju Kim.

Non mancano ovviamente riferimenti alla storia e alla cultura tradizionale del Paese, così come approfondimenti che ne evidenziano l’ascesa come potenza economica, legata soprattutto all’industria automobilistica, elettronica e digitale, e la simbolica rinascita rappresentata dalle Olimpiadi estive di Seul del 1988.

© Riproduzione riservata «The Peony dress» (2020), di Miss Sohee, dalla collezione «The Girl in Full Bloom». Foto Daniel Sachon
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