L’occhio su Tefaf 2022

Reportage dalla 35ma edizione della fiera regina, con partecipanti arrivati a Maastricht da 21 Nazioni e un’offerta che copre settemila anni

Tefaf a Maastricht nel 2020. Courtesy of TEFAF
Giovanni Pellinghelli del Monticello |  | Maastricht

L’anticipazione: 243 mercanti d’arte «vagliati» da 214 esperti per l’edizione più ampia di sempre

La quiete dopo la tempesta. Oppure la consuetudine dopo la paura. Passato, si auspica, l’incubo pandemico, anche Tefaf Maastricht, la più nota delle fiere d’arte internazionali, torna agli antichi costumi e dal 24 al 30 giugno, con ambitissima preview a invito il 24 (per la prima volta non a marzo per i noti motivi ma con ritorno alla primavera per l’edizione del 2023, prevista dall’11 al 19 marzo), presenta la sua 35ma edizione negli spazi del Mecc, forte non solo di un mercato che dà segnali di ottima sopravvivenza alle difficoltà della pandemia, ma ancor più galvanizzata dai risultati milionari di Tefaf New York lo scorso maggio.

Confermandosi fulcro del mercato internazionale della Grande Arte, Tefaf Maastricht registra la partecipazione di 243 mercanti d’arte e galleristi dal mondo che, superate le rigide selezioni qualitative, presentano a collezionisti privati, curatori, direttori museali, professionisti del settore e appassionati un florilegio di opere che spaziano fra settemila anni di creatività artistica: dall’archeologia all’Alta Epoca all’arte del XIX e del XX secolo, alle avanguardie più spinte fino al design classico e più innovativo fra XX e XXI secolo, alla fotografia e all’alta gioielleria.

Poiché le opere d’arte della più fine qualità sono presenti in ogni categoria espositiva, il punto di forza di Tefaf Maastricht è quello di attrarre i migliori venditori, i migliori esperti, i migliori collezionisti riunendoli in un unico luogo di eccellenza a ottimizzare la qualità e la produttività dei loro interscambi.

L’edizione attuale si presenta come la più vasta di sempre. Tra i 243 espositori di 20 Nazioni 216 galleristi già in passato presenti alla Fiera, 21 che, finalmente assunti all’«empireo», esporranno per la prima volta e, grazie all’iniziativa speciale Tefaf Showcase, 6 gallerie di recente apertura, cinque delle quali francesi (Galerie Nicolas Bourriaud, Imperial Art, Galerie Mendes, Galerie Pauline Pavec e Royal Provenance) e una britannica, Bartha Contemporary.

Nell’ultimo decennio il mondo dell’arte ha verificato sul campo la tendenza all’espansione degli interessi del collezionismo verso orizzonti e mete multidisciplinari: mentre, in passato, la definizione del collezionismo a ogni livello era di concentrarsi e specializzarsi su un unico o al massimo pochi periodi e discipline fra loro collegati, sempre più oggi il criterio selettivo di riferimento è la «qualità» del pezzo, indipendente dal settore di appartenenza, in una sorta di «collezionismo intrecciato». Da qui anche lo spostamento di alcuni assi nell’atlante del collezionismo (museale, istituzionale e privato), con una rafforzata e sempre più rafforzantesi domanda anche verso pezzi di altissima qualità nell’arte contemporanea, del secondo dopoguerra e del XXI secolo nonché nelle correnti più esclusive del design.

Di conseguenza, gli espositori sono suddivisi per categoria di specializzazione: 47 generalisti, 81 specializzati in Old Master (per un totale di 128 riconducibili all’arte antica), 69 in arte moderna e contemporanea, 12 in arte antica e archeologia, 21 in arte tribale e 13 in alta gioielleria d’epoca. Del resto, oltre al suo gran numero di espositori e i suoi rigorosissimi controlli qualitativi (e proprio grazie ad essi), la caratteristica identitaria di Tefaf è proprio quella di essere la rappresentazione dinamica dell’evoluzione del gusto, del collezionismo e del mercato, tutti in costante e perenne evoluzione, e di fotografare quell’evoluzione esattamente nelle giornate in cui si svolge, tanto da divenire un benchmark di riferimento nel tempo.

Tutti i pezzi esposti hanno passato il vaglio di 214 esperti, scelti esclusivamente fra curatori di musei, direttori di collezioni pubbliche e private, accademici, conservatori e restauratori e provenienti da 13 Nazioni (Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Svizzera) e 115 istituzioni in campo artistico, divisi in 30 comitati di valutazione, ognuno dei quali combina le differenti qualifiche dei membri e realizza una piattaforma indipendente per l’approvazione di ciascun oggetto posto in esame per qualità, condizione e autenticità.

L’esperienza delle edizioni 2020 e 2021, tenutesi esclusivamente online per gli ovvi motivi della pandemia, ha rafforzato anche la presenza digitale di Tefaf che, a partire da questa edizione ritornata al consueto modello espositivo, accompagnerà a ogni mostra mercato «reale» una versione digitale, illustrando tutti i pezzi degli espositori online e presentando un esteso programma di attività digitali con variegati contenuti editoriali, tali da soddisfare la comunità mondiale degli appassionati d’arte.

Sostenuta come sempre da sponsor illustri a partire da Axa, leader internazionale nell’assicurazione di beni artistici e storici, affiancata da altri marchi come lo Champagne Bollinger (l’unico che ancora vanti una produzione di cuvée provenienti dai vitigni sopravvissuti alla peronospera che a fra 1878 e 1882 distrusse il 99% dei vitigni europei) e dal marchio Stabilo, produttore degli immortali pastelli, in confezioni fino a 264 sfumature di colore, questa 35ma edizione si avvale anche di un vasto programma di manifestazioni a latere: «Tefaf Talks», conferenze interattive con la partecipazione di collezionisti, curatori museali, storici dell’arte e giornalisti specializzati; «Tefaf Tours», focalizzati sulle diverse categorie di arte esposta e condotti da specialisti di ogni settore, e «Tefaf Tips», eventi satellite di vario tipo organizzati nell’incantevole città ospitante.

Infine, l’edizione 2022 spostata a fine giugno fa sì che Tefaf Maastricht si inserisca in un circuito virtuoso ed eccezionale di incontri artistici e culturali di rilievo mondiale con fiere, iniziative ed esposizioni che avranno luogo nello stesso periodo in Europa (da Art Basel a documenta, da Brafa alla Biennale di Venezia, già in corso), rendendo così il Vecchio Continente la destinazione d’elezione per collezionisti, professionisti e appassionati di ogni parte del globo.
Insomma, per chiudere con un’altra citazione letteraria dopo l’esordio leopardiano: dickensiane «Great expectations».

Le opere di punta degli espositori dall’Italia



Antonacci Lapiccirella Fine Art
Nata dalla fusione di due gallerie presenti da varie generazioni Antonacci Lapiccirella Fine Art è un punto di riferimento per gli appassionati di dipinti del Grand Tour, oltre a disegni e sculture dalla fine del XVIII alla prima metà del XX secolo. A Tefaf portano una sensazionale riscoperta: l’«Orazio Coclite», 1810-15, del pittore neoclassico Vincenzo Camuccini (Roma, 1771-1844). L’opera vanta una committenza d’eccezione: Manuel Godoy, principe de la Paz, primo ministro del re di Spagna Carlo IV di Borbone e marito della principessa Maria Teresa de Borbón y Vallabriga, nipote del re e ritratta più volte da Goya. Questo pregevolissimo dipinto riemerge e solo ora dall’oblio dopo essere rimasto nascosto per quasi tutto il Novecento.

Bacarelli
Fondata da Rizieri Bacarelli, la galleria è presente dal 1923 nel centro di Firenze. Nel 1996 il nipote Riccardo assume la conduzione dell’attività e si specializza in dipinti antichi, sculture e objets d’art italiani dal Rinascimento al Neoclassicismo. Partecipa a Tefaf dal 2014. Fra le opere presentate quest’anno a Maastricht, si segnala la rara rappresentazione del mito della ninfa Clizia (cantato da Ovidio nelle Metamorfosi: la ninfa, figlia di Oceano e Teti, invaghita di Apollo, è da lui riamata e poi abbandonata e trasformata in un girasole). L’olio su tavola di legno di olmo, 45x80 cm, dorato a foglia, fu dipinto poco dopo la metà del XVII secolo ed è attribuibile a Filippo Lauri (1623-94), autore romano di origine fiamminga allievo di Sacchi e Caroselli. Accanto a Clizia, il «Putto Mictans», dall’espressione beffarda. Il bimbetto nell’atto della minzione aveva significati augurali di fertilità, potenza, buona salute, fortuna e ricchezza. L’opera è ricondotta alla mano di Andrea di Michelangelo Ferrucci (Fiesole, 1559 - Firenze, 1626) specializzato nella creazione di marmi da giardino: dei due «Putti con Delfini» della fontana della «Grotticina», da lui realizzata intorno al 1612 a pianterreno di Palazzo Pitti per Cosimo II, quello di sinistra richiama perfettamente quest’opera.

Botticelli
Da decenni i fratelli Bruno (dal gennaio 2022 presidente dell’Associazione Antiquari d’Italia) e Eleonora Botticelli si occupano della ricerca e dello studio di sculture, mobili e dipinti europei dal Medioevo al XIX secolo che, con la loro bottega antiquaria di famiglia di via Maggio a Firenze, attiva dal 1959, vendono ai principali collezionisti e musei nazionali e stranieri ed espongono alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze e dal 2014 al Tefaf di Maastricht. Qui presentano con orgoglio speciale, fra i molti pezzi esposti, tre opere: un «Busto di Golia(?)» in marmo di Carrara, 49x55 cm, opera di un artista di scuola italo francese della metà del XVII secolo. Forse rappresentante Golia, questa testa d’uomo dal ghigno inquietante, fra il satanico e il beffardo, certo risalente al Barocco francese e possibile parte di una più complessa struttura architettonica (forse una fontana), ha un passato misterioso poiché si ignora dove sia rimasta fino agli anni 1940, quando entrò a far parte della collezione dell’artista francese Christian Bérard, del quale restano due fotografie di Herbert List accanto alla scultura.Dalle annotazioni di List, si deduce che Bérard aveva attribuito la scultura al allo scultore barocco francese Pierre Puget (1620-1694), artista formatosi in Italia e rientrato nel 1669 in Francia dove eseguì una serie di statue per i nuovi giardini di Versailles. La «Testa d'Uomo» risale probabilmente a questo periodo post 1670, poiché mostra la piena padronanza di Puget delle sottigliezze del marmo statuario e del pathos del Barocco italiano.
A seguire, la Madonna con Bambino, opera policroma del 1488-1490 circa in legno intagliato, dipinto, dorato, punzonato (131x81x51cm) dello scultore veronese Antonio Giolfino (1437 ca-ante 1519), ben leggibile nei suoi valori formali e nella policromia originale ancora visibile sui volti. I fianchi del trono della Vergine nella preziosità delle candelabre di matrice rinascimentale condividono il gusto antichizzante delle paraste in pietra rossa locale che si ritrovano nei portali e nelle mostre d’altare delle chiese veronesi: un dettaglio cardinale per l’attribuzione ad Antonio Giolfino, confermata dal motivo che tipicamente connota le sue sculture: il rimbocco del mantello su entrambe le spalle, vero e proprio elemento guida per la ricostruzione del suo catalogo. E infine la «Vanitas» (Putto con teschio e libro), 1675-79, marmo di Carrara, cm 80, opera inedita di un altro scultore ancora barocco e ancora veneto: Giovanni Comìn (Treviso, 1647 ca-Venezia, 1695). Scolpito in un solo blocco di marmo di Carrara, il puttino inginocchiato si mostra in lacrime, a indicare lo sgomento davanti all'ineluttabilità del destino umano. Assai drammatico il teschio: privo di mandibola e degli incisivi e canini dell'arcata superiore, dense le ombre scaturite dalle orbite concave e le narici incavate che quasi si allineano verticalmente, nel gioco di pieni e di vuoti contrasta il viso del putto, caratterizzato da una mimica facciale iperespressiva di intenso risalto chiaroscurale. L'opera si presenta sul fianco sinistro e sul retro con tracce dei segni dello scalpello a punta e della mazzetta, mentre al centro la parete del marmo è liscia ma con a metà un evidente dislivello: dati che inducono a ritenere che la scultura fosse addossata a una struttura maggiore. Quanto all’attribuzione si basa sulle opere pressoché identiche realizzate da Comìn nella Cappella Ballarin della Chiesa di San Pietro Martire a Murano intorno al 1681.

Benappi Fine Art
Fondata a Torino e specializzata in pittura e scultura antica prevalentemente italiana, con digressioni sul XX secolo e sul mondo contemporaneo, la galleria nel 2016 si è trasferita a Londra, a Mayfair. Tra le opere che Filippo Benappi ha selezionato per Tefaf, spicca un inedito «Festino d’Erode (Salomè presenta alla madre la testa di san Giovanni Battista)» (1653-55) di Thomas Blanchet raffinato e raro pittore francese (1614-89), che, dopo l’apprendistato con Simon Vouet, si perfezionò a Roma dove la sua presenza è attestata fra il 1647 e il 1654. Realizzato subito dopo il suo ritorno in Francia, lo scenografico «Festino» è opera di grandi dimensioni, 153x193 cm, e s’impone come uno dei capolavori dell’artista.

Brun Fine Art 
Alla fine del XVIII secolo, la microscultura di Giuseppe Maria Bonzanigo (1745-1820) ha rappresentato una delle massime espressioni artistiche dello Stato Sabaudo nonché una della predilezioni della committenza reale che esigeva manufatti di altissima qualità per arredare il Palazzo Reale di Torino e le residenze. La fama che lo scultore ottenne durante la sua vita derivò proprio dalla straordinaria abilità dimostrata nella realizzazione di queste composizioni, realizzate per l’aristocrazia piemontese, prima, e per l’establishment napoleonico, poi.
Il «Ritratto del giovane Napoleone Bonaparte» (1796-1800 circa)  in legni intagliati e scolpiti, realizzato sotto il patrocinio di uno dei governatori del Piemonte, Jourdan o Jacques François de Menou, deve essere considerato uno dei primi e più alti esempi della sua carriera. L’opera qui presentata è un raro esempio di ritratto giovanile del generale francese e faceva parte della collezione dei Principi di Liechtenstein, una delle più straordinarie raccolte private al mondo.

Burzio
Luca e Laura Burzio presentano la loro recente riscoperta di due straordinarie sculture lignee del barocco fiorentino menzionate nel 1659 nell’inventario delle opere di proprietà del principe Mattias de’ Medici (1613-67), figlio del Granduca Cosimo II e di Maria-Maddalena d’Austria, e conservate nei suoi appartamenti a Palazzo Pitti. Le sculture, alte 145 cm e in legno laccato in policromia con gli occhi di vetro, rappresentano due paggi mori e sono attribuite a Jacopo Maria Foggini (1610/1620-84), capostipite della famiglia di scultori omonimi e maestro e zio del più famoso Giovan Battista (1652-1725). Ai mori sono abbinati due bastoni processionali coevi, benché non pertinenti, in quanto i due paggi mori reggevano probabilmente lance o alabarde.

Galleria Cardi
La Galleria Cardi è stata fondata a Milano nel 1972 da Renato Cardi per promuovere il lavoro di quegli artisti italiani moderni e contemporanei che aveva iniziato a collezionare preveggentemente alla fine degli anni 1960 (Cy Twombly, Lucio Fontana, Piero Manzoni e altri artisti dall’Arte Povera allo Spazialismo). Oggi guidata dal figlio Nicolò, dal 2015 ha una sede anche a Londra. Fra le opere presentate al Tefaf Cardi predilige un’opera dalla lunga gestazione di Jannis Kounellis («Senza titolo», 1999-2016, pannelli di ferro, sacchi di tela, vernice, 200x360x50 cm) in cui il maestro dell’Arte povera ha introdotto sacchi di tela, una sorta di omaggio a Burri anche se sono stati spogliati della cornice del dipinto ed esposti come oggetti nello spazio.

Caretto & Occhinegro
L’alta specializzazione nella pittura fiamminga, olandese e tedesca dal XV al XVII secolo fa di Caretto & Occhionegro la galleria di riferimento primario in Italia e a livello internazionale. A Tefaf presentano, accanto al raro dipinto di scuola iberico-fiamminga «San Michele che atterra il drago», olio su tavola del Maestro di San Nicolás risalente agli anni Ottanta del Quattrocento, il «Ritratto di Architetto (Hans Behaim)» del veneziano Jacopo de’ Barbari (1460/1470-1516). Si tratta di un’opera inedita, del 1503-05 che, a seguito di un lungo studio tecnico condotto da diversi specialisti del settore, è stato assegnato alla seconda parte della carriera del pittore di origini venete ma attivo a Norimberga, e che dunque si considera naturalizzato tedesco. E giustamente, dato che la frontalità con cui il soggetto è ritratto rimanda direttamente al celebre autoritratto di Dürer. Già citata dalle fonti e finora considerata perduta l’opera ritrae Hans Behaim il Vecchio (1455/1460-1538), probabilmente l’architetto più importante a Norimberga tra XV e XVI secolo.

Enrico Ceci
Enrico Ceci inizia l’attività della galleria che porta il suo nome nel 1975, proseguendo il lavoro di famiglia cominciato nel 1950 e specializzandosi dal 1985 in cornici d’arte antiche dal XVI al XVIII secolo. Oggetto di riferimento per Tefaf è la Cornice in legno intagliato, dorato e dipinto a tempera attribuita a Filippo Passarini, Roma, seconda metà del XVII secolo (misure luce: 33,5x26 cm, misure esterne 72x65 cm). In legno di cipresso, la cornice si presenta come un drappo asimmetrico sostenuto da cherubini dorati e dipinti a tempera e con cordoni ritorti che terminano in elaborate nappe. Il drappo, bordato da frange, è bulinato a disegni di trame broccate e ricami, motivi questi tipici dell’età barocca che rinnovano la lezione di Bernini. Lo studio di Daniela Di Castro Filippo Passarini mobiliere, decoratore, incisore. Con le «Nuove Inventioni» della Biblioteca Apostolica Vaticana (a cura di Barbara Jatta, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano 2009) e l’analisi dell’opera in esso contenuta, consente di attribuire con ogni verosimiglianza la cornice a Filippo Passarini (1638/1639-1698).

Galleria Cesati
Fondata da Fiorenzo e Alessandro Cesati a Milano e con oltre quarant’anni di attività, la galleria è specializzata in scultura e oggetti d’arte europei dal Medioevo al Novecento. A Maastricht presenta, accanto alla selezione di sculture e oggetti d’arte dal XV al XVIII secolo, un eccezionale forziere capo d’opera, in ferro forgiato, sbalzato, traforato e inciso (90x50x70h cm) realizzato a Strasburgo fra il 1740 e il 1750: una punta di diamante nella storia della lavorazione europea del ferro, nato dalla combinazione della tecnica tedesca con l’eleganza francese. Il forziere è esempio emblematico dei capi d’opera della Serrurerie di Strasburgo intorno alla metà del XVIII secolo: un pezzo unico e irripetibile col quale, al termine della lunga formazione, il serrurier poteva ottenere l’abilitazione alla professione. Oltre alla attentissima ed elegantissima fattura, il forziere è dotato di una serratura, avveniristica e insuperabile già per l’epoca raggiungendo un vertice qualitativo assoluto.

Galleria Continua
Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo hanno aperto Galleria Continua a San Gimignano nel 1990. È stata la prima galleria straniera con un programma internazionale ad aprire in Cina nel 2004 e nel 2007 a Les Moulins nella campagna parigina. L’espansione internazionale è proseguita nel 2015 con l’apertura a L’Avana a Cuba, nel 2020 con le sedi di Roma e São Paulo e nel 2021 nel Marais a Parigi. Punto di forza di Maastricht 2022 è un’opera di Ai Weiwei dalla serie «Iron Root» (2015; 100x85x35 cm) in cui l’autore omaggia il potere della natura e invita a riflettere sul ruolo umano nell’equilibrio naturale della terra. Il materiale impiegato nella realizzazione di queste opere (ghisa ricoperta da una patina di ruggine arancione) risponde alle culture antiche e ai primi strumenti dell’uomo per l’abbattimento degli alberi e la lavorazione del legno, oltre che alla recente arte della scultura in bronzo o in acciaio.

Alberto Di Castro
Alberto Di Castro (Roma) resta fedele alla rigorosa tradizione di famiglia che segue declinandola secondo le proprie personali predilezioni, mai condizionato dalle logiche del mercato. È infatti specialista in arti decorative, marmi colorati e pietre dure. A Maastricht presenta come proprio pezzo d’eccellenza un Piano in commesso di pietre dure su fondo di porfido, marmo nero del Belgio e lapislazzuli, a decorazioni con tralci di frutta e fiori (74x135x2,5 cm), realizzato a Firenze fra il 1830 e il 1840 che esplicita al massimo il virtuosismo della tecnica di questa difficile e sofisticata lavorazione.

Alessandra Di Castro
Dopo la laurea alla Sapienza Università di Roma e i perfezionamenti allo Study Center presso il Victoria and Albert di Londra, Alessandra Di Castro ha diretto il Museo Ebraico di Roma e ne presiede oggi la Fondazione. Dal 2020 al 2022 presidente (oggi vicepresidente) dell’Aai-Associazione Antiquari d’Italia, siede nei board della Biennale dell’Antiquariato di Firenze e di Tefaf ed è consulente per Masterpiece London. Nel 2009 ha aperto la sua galleria in piazza di Spagna 4, accostando alla tradizione familiare la propria passione per gli oggetti rari e curiosi, marmi colorati, mosaici, dipinti e sculture con l’ambizione dichiarata di presentare momenti e attori della storia dell’arte poco studiati o insufficientemente consacrati dalla critica, nonché accostamenti sorprendenti.
Tra le opere presentate a Tefaf 2022, il «Paesaggio ideale» di Gaspar van Wittel (Amersfoort, 1653-Roma, 1736), olio su tela di struggente bellezza nelle prospettive aeree dell’architettura classica e nelle stesure cromatiche, rappresenta appieno la temperie culturale romana tra Sei e Settecento, uno dei temi che da sempre caratterizzano le ricerche e le proposte di Alessandra Di Castro. Giunto a Roma nel 1674, Gaspar van Wittel venne subito apprezzato dall’aristocrazia romana (le sue vedute ancor’oggi sono tratto saliente delle maggiori raccolte patrizie come la Galleria Colonna e la Galleria Doria-Pamphilj) per la sua capacità di mediare l’impostazione descrittiva del vedutismo nordico con la sensibilità mediterranea per una classicità ideale. Questa peculiare ispirazione emerge con chiarezza nel dettaglio del tempietto classico immerso nel verde di una campagna idealizzata nella tradizione del paesaggismo nordeuropeo. Accanto al paesaggio vanvitelliano, la preziosa lampada in argento con stemma della famiglia Fioravanti (1770-80 circa, h 85 cm) di Luigi Valadier (1726-85) ulteriormente illustra le sfaccettature della cultura artistica della Roma settecentesca e il suo carattere cosmopolita: oggetto elegantissimo che, nato per l’uso domestico e quotidiano, evidenzia la consuetudine al gusto del bello che contribuì a fare di Roma, per secoli un’indiscussa capitale delle arti. «L’accostamento di due capolavori così apparentemente diversi, dice Alessandra Di Castro, suggerisce come l’arte antica, in ogni sua declinazione, debba essere parte della nostra quotidianità. Un sottofondo affettuoso, ma avvincente, su cui ambientare ogni nostro gesto, ogni nostro pensiero, ogni nostra scelta».

Galleria Fondantico
Tiziana Sassoli, titolare della Galleria Fondantico, è specializzata in pittura emiliana dal XV al XVIII secolo. Suo figlio Edoardo Battistini si occupa invece prevalentemente di pittura bolognese dell’Ottocento e Novecento. A Tefaf, accanto a un’inedita «Annunciazione», olio su tela del 1766 (55,2x33 cm) destinato alla devozione privata, opera di Gaetano Gandolfi (1734-1802), protagonista della scuola pittorica bolognese del secondo Settecento, presenta un olio su tela di formato ovale, 145x152 cm, «Alessandro e Taxiles» del parmense Sisto Badalocchi (1585-1621/1622) allievo di Annibale Carracci, eseguito nel 1614-16 e facente parte degli undici ovati commissionati dal cardinale di Montalto Alessandro Damasceni-Peretti Montalto per il suo palazzo di Termini a Roma.

Galleria Arte Maggiore
Fin dalla sua fondazione nel 1978 ad opera di Franco e Roberta Calarota, Maggiore g.a.m. (Bologna) ha operato per la valorizzazione di una selezionata cerchia di artisti storici e contemporanei trattati sul fronte del mercato e nella loro promozione culturale aprendo la strada a nuovi mercati, come nel caso della Cina per Giorgio Morandi, e sviluppando molte collaborazioni museali e istituzionali. L’attenzione di Maggiore g.a.m. si rivolge ora all’opera di de Chirico, con un’importante presenza a Maastricht del padre della Pittura metafisica, di cui sono esposte opere di grandi qualità e in particolare l’olio su tela «Le Muse Inquietanti», 1962, soggetto iconico dell’artista (97x66 cm).

Giacometti
Umberto Giacometti ha atteso il Tefaf per lanciare l’inaugurazione delle nuove sedi della galleria a Roma e Napoli. A Maastricht esporrà una selezione di dipinti nell’ambito del naturalismo mediterraneo dal Seicento ai primi anni del XX secolo. Rare e inedite tele di Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione, Bernardo Cavallino («Venere e Adone», 1640-45, olio su tela di 87x108,5 cm proveniente da una collezione privata parigina) e una preziosa ardesia dipinta da Domenico Gargiulo, si alterneranno nel suo stand a studi e bozzetti romantici, fra cui spicca il busto in cera con cui Vincenzo Gemito preparò il ritratto in bronzo di Giuseppe Verdi.

Lampertico
Fondata da Matteo Lampertico nel 2007 a Milano, ML Fine Art è specializzata in arte moderna. A Tefaf presenta dipinti, sculture e opere su carta dei principali artisti italiani del secondo dopoguerra e della seconda metà del Novecento fra cui Lucio Fontana, Piero Dorazio e Giuseppe Penone. Tra le opere esposte un olio su tela di Jannis Kounellis, «Senza titolo», del 1961, della serie degli «Alfabeti». Affiancano le opere italiane lavori di maestri europei, tra cui Pablo Picasso, Marc Chagall, Martial Raysse e Ed Ruscha.

Nobile
Fondata a Bologna nel 1987, la galleria Maurizio Nobile si specializzata in opere di Maestri italiani attivi fra il XV e il XX secolo. Ha altre due sedi a Parigi (2010) e a Milano (2021). A Tefaf è presente con una selezione di opere di Boldini, Fontana, Morandi, Palagi, Tiepolo e con un inedito «Studio di soldato» di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, del 1645 circa (matita nera su carta avorio, 27,3 x 19,5 cm), finora mai esposto e preparatorio per la figura di Tito nel dipinto «Ersilia separa Romolo e Tito Tazio» (oggi al Louvre).

Galleria Walter Padovani
Specializzata nella scultura e oggetti d’arte italiani dal Cinque all’Ottocento, la galleria milanese accanto ad opere, tra gli altri di Angelika Kauffmann, di Antonio Tantardini e Giuseppe Maria Mazza, porta a Tefaf il gruppo in terracotta raffigurante la «Natività» di uno dei maggiori scultori della Roma di primo Settecento: Bernardino Cametti (1669-1736). L’opera appartenne fino al 1887 alla famiglia gentilizia Forti, discendenti del Bernini, i cui esponenti in quell’anno la vendettero al principe Camillo Massimo, che proseguì l’antica tradizione di esporla al pubblico a Torre Anguillara di Trastevere durante le festività natalizie.

Galleria Piva&C
Storicamente specializzata negli arredi e negli oggetti d’arte dell’Italia Settentrionale del Settecento, la galleria milanese diretta da Tomaso Piva negli anni ha ampliato i propri orizzonti, orientandosi verso un gusto più internazionale che ama creare e proporre ambienti di qualità unendo stili, epoche e generi diversi. A Tefaf espone in particolare due busti di filosofi: «Eraclito» e «Democrito»,opera di Melchior Barthel (Dresda, 1625-72), scultore sassone attivo a Venezia. Questi marmi si distinguono da soggetti analoghi sia per gli accenti moralistici, sia per la sapiente resa stilistica.

Galleria Porcini
Fondata nel 1969 da Vincenzo Porcini nel centro storico di Napoli, alcuni anni dopo la galleria ha aperto l’attuale sede di piazza Vittoria. Soprattutto grazie all’impegno di Dario Porcini, l’attività si è sempre più specializzata nella pittura italiana antica dei secoli XVI, XVII e XVIII, con una speciale predilezione per gli artisti stranieri operanti in Italia. A Tefaf spiccano due rari dipinti a olio su ardesia, 27x40 cm, di Salvator Rosa (Napoli, 1615 - Roma, 1673) dal ricercatissimo gusto decorativo: inediti ed entrambi firmati, raffigurano «L’Annuncio ai Pastori» e «La Negazione di Pietro».

Robilant+Voena
Robilant+Voena, una delle principali gallerie di dipinti antichi e di arte italiana del XX secolo di portata internazionale, è una partnership tra i galleristi Edmondo di Robilant e Marco Voena che hanno inaugurato la loro prima galleria a Londra nel 2004, alla quale hanno fatto seguito Milano nel 2009, St.Moritz nel 2014 e Parigi e New York nel 2020. A Tefaf presentano, fra le molte opere, la bellissima veduta di Gaspare Vanvitelli (1652/1653-1736): «Il Tevere a Ripa Grande, Roma», olio su tela di grandi dimensioni (97x171 cm) eseguita intorno al 1690 dal vedutista olandese naturalizzato italiano. L’inconsueta rappresentazione del principale porto fluviale di Roma offre all’osservatore uno spaccato della vita quotidiana nella Città Eterna verso fine Seicento.

Salamon
Matteo Salamon, antiquario di quarta generazione specializzazione in Pittura gotica e tardogotica, è alla sua quinta partecipazione a Maastricht. Per questa edizione presenta una selezione di «fondi oro» che spaziano fra i maestri del Tardogotico fiorentino, tra cui spiccano Giovanni di Taddeo Gaddi (detto anche «Maestro della Misericordia»), Niccolò di Tommaso, Lorenzo di Bicci, Lippo di Andrea, a cui affianca una speciale presentazione del cosiddetto Maestro del 1310 (attivo dal 1300 al 1330 circa) proprio con quella Madonna con Bambino, tempera su tavola di pioppo, fondo oro, (superficie dipinta 36,1x21,6 cm) databile al 1303 che, primo dipinto noto di questo artista ritenuto l’iniziatore del Gotico pistoiese, sta alla base cronologica della sua produzione.

Bottegantica
Diretta da Enzo Savoia, Bottegantica nasce nel 1986 dalla passione per l’arte italiana dell’Ottocento, estesasi negli ultimi anni anche alla pittura italiana del XX secolo. A Tefaf presenta, tra gli altri, il dipinto «Vecchia canzone», di Giovanni Boldini, databile agli anni in cui l’artista lavorava per la Maison Goupil producendo una serie di opere di gusto e tematica settecentesca.

Galleria Carlo Virgilio
Dedita inizialmente soprattutto al disegno neoclassico e accademico, la galleria diretta da Carlo Virgilio e Stefano Grandesso ha allargato gli interessi alla pittura e alla scultura, dagli Old Master al Novecento storico. Nel gruppo di opere, tutte inedite, presentate a Maastricht (riunite nel catalogo a cura di Giuseppe Porzio), una serie di dipinti e sculture del Seicento documenta aspetti del movimento caravaggesco europeo e del Barocco berniniano. Fra loro brilla l’«Incredulità di san Tommaso» del pittore olandese (o forse fiammingo) Matthias Stom (1600 ca - dopo il 1645) epigono dei cosiddetti «Caravaggeschi di Utrecht» ma attivo unicamente in Italia. Olio su tela di 99,5x74,5 cm, l’opera venne realizzata probabilmente a Napoli intorno al 1635 e concentra in un’immagine di rara e toccante efficacia motivi tipici di una certa pittura nordica, rivisitandoli nel prisma dell’insegnamento caravaggesco.

L'ingresso di Tefaf nel 2020


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