L’occhio su Flashback 2022

La mostra mercato dove «l’arte è tutta contemporanea» festeggia la decima edizione, intitolata «he.art». E inaugura una nuova sede in Borgo Crimea con numerosi progetti culturali. Parte seconda

«Senza titolo» (1958) di Emilio Vedova
Elena Correggia |  | Torino

PARTE SECONDA | Pubblico colto e curioso a Flashback, più caute le vendite
Una fiera mai uguale a se stessa che, a partire dal luogo alternativo dove è ubicata, vuole rendersi sempre più trasversale, esaltando il dialogo e i punti di contatto fra epoche e generi diversi. Questa in sintesi l’impressione condivisa da numerosi visitatori ed espositori della decima edizione di Flashback che hanno popolato in questi giorni  la palazzina principale della villa di fine ‘800 di corso Lanza, da anni in disuso e ora destinata insieme al suo vasto parco a diventare un nuovo polo culturale per la città di Torino.

Il pubblico, numeroso soprattutto il giorno dell’inaugurazione, è stato molto incuriosito dalla nuova sede della manifestazione, mentre sulle vendite dovrebbero incidere di più gli ultimi giorni (l’evento si conclude il 6 novembre), anche per l’arrivo di un maggior numero di collezionisti internazionali nel fine settimana.
E in un percorso su più piani di stanze che si dipanano lungo corridoi coloratissimi i visitatori non riescono ad avere un colpo d’occhio immediato ma sono obbligati a scoprire tappa per tappa i tesori di ogni stand.

A cominciare da quelli di Alessandra Di Castro (Roma) incentrati sul tema della natura come la serie di dodici acquarelli settecenteschi di Giovanni Antonio Bottione su fiori e insetti realizzati per il Regio Orto Botanico di Torino (120mila euro la richiesta), ma anche raffinate spille che riproducono scarabei egizi o mosaici minuti che sfidano la natura nella riproduzione di delicate cromie. Molto interesse ha suscitato nello stand di Carlo Orsi (Milano) una luminosa Odalisca della fase orientalista di Francesco Hayez (75mila la quotazione), così come un curioso paesaggio con cactus di Alberto Pasini (12mila) e un compianto con Maria, San Giovanni Evangelista e Giuseppe di Arimatea, scultura in marmo alabastrino di Gasparo Cairano.
«Vir dolorum con la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista» di Bicci di Lorenzo
Teatralità e ironia dominano da Gian Enzo Sperone (Sent, Svizzera) dove è protagonista un genio dimenticato come Aldo Mondino con i suoi «Tappeti stesi» e il «Torero Ordonez» composto da luccicanti cioccolatini, accanto alle creazioni in ceramica di Bertozzi&Casoni, fra cui «Riflessione al bar» di dimensioni naturali, in cui un’annoiata e delusa «morte con la falce» vede dileguate le sue potenziali vittime sedute al tavolino. La galleria londinese di Flavio Gianassi propone fra gli altri un trittico di Bicci di Lorenzo, artista del tardo gotico fiorentino (160mila) accanto a «Gioele e Sisara», un olio del savonese Domenico Guidobono (1668-1746) (90mila) già nella collezione del conte Giovanni Battista Sommariva e il cui pendant si trova nella collezione del Louvre.

Originale la scelta della galleria Dello Scudo (Verona), che ha puntato sul confronto con l’ambiente espositivo trasformando una parete in una moderna quadreria tutta dedicata a Emilio Vedova. «Proponiamo una serie di carte intelate a colori e in bianco e nero, dal ’56 al 90 con valori dai 30 ai 160mila euro in un allestimento teso ad esaltare il caos calmo e la disarmonia cromatica tipica dell’artista», commenta Filippo Di Carlo.

Una suggestiva Madonna con Bambino di Antonio Giolfino del 1488-1490 circa, ampiamente studiata, (circa 150mila euro) è esposta da Pozzallo antiquario Oulx insieme con Botticelli antichità (Firenze). Quest’ultima galleria i primi giorni aveva già venduto una piccola opera in cera realizzata a Napoli dai fonditori Chiurazzi, un grazioso Amorino con delfino che richiama immagini pompeiane, realizzato per rispondere alla richiesta di «souvenir» dei facoltosi viaggiatori dei «grand tour».
«Moltiplicazione murale» (1938) di Mario Sironi
Di pregevole fattura anche un’importante serie di tappeti del Seicento, esposti da Mirco Cattai (Milano), fra cui un «Bellini» anatolico in eccezionale stato di conservazione e un Ushak «Lotto», così chiamato perché raffigurato in sei dipinti del celebre pittore. L’impressione complessiva è che nell’ambito del moderno le vendite siano partite però più spedite e alla galleria Russo (Roma), dove all’ingresso campeggiava un fiammeggiante olio del Balla futurista, già all’inaugurazione comparivano due bollini rossi: un pastello di Boccioni del 1909, «Campagna con alberelli» (fra gli 80 e i 100mila il valore) e un olio di Guttuso del 1947, «Paesaggio di Villa Massimo», dagli inusuali richiami fauve (50-60mila).

Figurazione fra richiami classici e modernità alla galleria Gracis (Milano), che il primo giorno ha subito venduto una tempera di Sironi del 1938, «Moltiplicazione murale», già nella Estorick collection di Londra (100mila euro) e ha registrato particolare interesse per Ugo Celada e l’iperrealismo dalle atmosfere sospese delle sue nature morte.

«Torino e il pubblico presente a Flashback si confermano molto ricettivi nell’ avvicinarsi a figure meno note ma di indiscusso valore artistico oppure alla produzione di artisti conosciuti ma che scaturisce da nuove ricerche», afferma Simone Aleandri dell’omonima galleria romana, che ha venduto fra gli altri «Sirena», (15mila euro) un lavoro di Pietro Persicalli (1886-1977), artista fra simbolismo e art déco che la galleria ha contribuito a riscoprire.
«Cavolo Canario» (2011) di Piero Gilardi
Arte povera e non solo nello stand di Biasutti&Biasutti (Torino) dove spiccava un curioso totem di Enrico Baj, «Maschera tribale-Ijaw» del 1994 (12mila euro), ma anche un nudo femminile di George Grosz, «Siesta», del periodo americano (1940), accanto a due tappeti-natura di Piero Gilardi entrambi venduti: «Mele cadute» del 1977 (40-45mila euro circa) e «Cavolo canario» del 2011 (15mila).

Soddisfazione anche da Secol art di Masoero (Torino), che ha venduto a un nuovo cliente italiano una carta di Carol Rama del 1967 (intorno ai 70mila euro) e poi una lampada Stelo degli anni ’70 di Carlo Nason. Una suggestiva «Cosmogonia da camera» è invece la collettiva proposta da Photo&Contemporary (Torino) sul tema dello spazio, dell’universo, dei pianeti e delle stelle.

Fra i diversi artisti presenti hanno raccolto un particolare interesse i lavori di Emil Lukas, che stimola la percezione dello spettatore a immaginare misteriosi pianeti realizzati con fili minuziosamente intrecciati (23-80mila euro il valore dei suoi pezzi unici) e Béatrice Helg, che crea spazi astratti e metallici dando vita a raffinate fotografie di messa in scena (13-20mila euro le sue quotazioni). È infine un’originale Carol Rama, sensibile alle influenze delle avanguardie, da Picasso al gruppo Cobra, quella presente alla galleria Del Ponte (Torino) con due grandi oli su tela del 1950 «La notte» e «Il sogno».
La nuova sede di Flashback Habitat in Borgo Crimea a Torino
PARTE PRIMA | L’anticipazione. Una fiera fatta con il cuore

Flashback Art Fair taglia quest’anno il traguardo dei dieci anni. Un’edizione speciale, in programma a Torino dal 3 al 6 novembre, che inaugura un nuovo, grande spazio multifunzione nel quartiere di Borgo Crimea. Si tratta di Flashback Habitat, un polo culturale situato in corso Giovanni Lanza 75 che si estende in un’area di circa 20mila mq composta nel suo nucleo centrale da una villa padronale di fine Ottocento da anni in disuso e da un vasto parco circostante, oltre che da padiglioni di più recente fabbricazione e maniche di collegamento. Un complesso di proprietà demaniale che, grazie all’accordo fra l’associazione Flashback e la Cassa Depositi e Prestiti e la convenzione con il Comune per l’uso temporaneo, potrà trovare una sua nuova identità.

«Come già avvenuto l’anno scorso con la ex caserma di via Asti, abbiamo scelto di individuare uno spazio dimenticato, in degrado, per dargli nuova vita e restituirlo anche a una fruizione quotidiana per il pubblico», spiega Ginevra Pucci, codirettrice di Flashback insieme con Stefania Poddighe. «Il progetto prevede infatti, oltre alla manifestazione fieristica, un’attività culturale, sotto la direzione artistica di Alessandro Bulgini, con un programma di mostre temporanee, accanto a spazi destinati a laboratori, residenze d’artista, una zona conviviale e una biblioteca secondo un modello di socialità creativa che guarda al Nord Europa».

La prima area ad essere pronta sarà quella che ospiterà Flashback Art Fair, che occuperà la palazzina principale distribuita su tre piani e un piano di un edificio attiguo dominato da un suggestivo camino ottocentesco. «L’ambientazione della fiera non sarà quindi anonima, perché ci troviamo in un luogo che ha una sua anima, una forte connotazione e il risultato del dialogo con le opere esposte sarà emozionante, in un percorso che non è più fieristico ma si avvicina a quello di una mostra in un museo», assicura Pucci, che racconta anche come il filo conduttore di quest’edizione di Flashback ruoti intorno all’immagine creata da Alessandro Bulgini «Opera Viva- he.art.», ovvero il cuore, e alla coesistenza della parola «arte» nel corrispondente termine inglese.

«Il cuore ha una forte carica metaforica, connessa alla rigenerazione della vita e rappresenta la passione per l’arte, cuore pulsante del nostro lavoro e motore di cambiamento, che pone l’accento anche sulla necessità di ripensare la relazione centro-periferie», aggiunge la direttrice. Una visione che è stata condivisa fin da subito con i galleristi che parteciperanno alla manifestazione.

Si tratta di: Abscondita. Arti applicate (Roma), Aleandri Arte moderna (Roma), Andrea Ingenito contemporary Art (Napoli, Milano), Artemisia Fine Art Dogana (Rsm), Galleria Alessandro Bagnai (Foiano della Chiana, Ar), Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery (Venezia), Benappi Fine Art (Londra), Galleria Umberto Benappi (Torino), Biasutti&Biasutti (Torino), Botticelli Antichità (Firenze), Studio d’Arte Campaiola (Roma), Mirco Cattai Fine Arts & Antique Rugs (Milano), Galleria Arte Cesaro (Padova), Glenda Cinquegrana Art Consulting (Milano), Galleria d’Arte Cinquantasei (Bologna), Galleria Del Ponte (Torino), Galleria dello Scudo (Verona), Alessandra Di Castro Antichità (Roma), Miriam Di Penta Fine Arts (Roma), Flavio Gianassi – FG Fine Art (Londra), Galleria Gracis (Milano), Lorenzo e Paola Monticone (Torino), Galleria d’Arte Niccoli (Parma), Galleria Open Art (Prato), Galleria Orsi (Milano), Orsini Arte e Libri (Milano), Photo&Contemporary (Torino), Flavio Pozzallo (Oulx, To), Galleria d’Arte Roccatre (Torino), Galleria Russo (Roma), Secol Art di Masoero (Torino), Gian Enzo Sperone Sent (Ch), Untitled Association (Roma).

Anche quest’anno verrà quindi rinnovato il confronto fra epoche e generi artistici diversi, secondo il concetto per cui «l’arte è tutta contemporanea». Si spazia da una predella cinquecentesca di Bernardino Lanino da Flavio Pozzallo al ritratto «Fanciulchiara» di Giacomo Balla da Aleandri, da un fondo oro di Bicci di Lorenzo (Flavio Gianassi-Fg Fine Art) a un Ritratto di gentiluomo (del 1550-60circa) di Antonio Campi dalla Galleria Orsi, da importanti disegni di Emilio Vedova (Galleria dello Scudo) a lavori di Sironi (Galleria Gracis).

La natura è presente nella sue mille sfaccettature, protagonista ad esempio negli acquarelli di Giovanni Antonio Bottione, (fra ‘700 e ‘800) da Alessandra Di Castro Antichità e nelle opere di Piero Gilardi (da Biasutti&Biasutti). Il mistero della vita e della morte domina i lavori di Herman Nitsch proposti da Umberto Benappi, mentre si arriva all’astrazione del gesto ripetuto negli antichi tappeti di Mirco Cattai Fine Art and Antique Rugs.

Ricco infine anche il programma di mostre, video, conferenze e laboratori didattici. Tre in particolare i progetti espositivi. Il primo, «Opera viva Barriera di Milano, il Manifesto», ideato da Alessandro Bulgini, propone le immagini di sette artisti islandesi scelti dal curatore Jón Gnarr. Gli artisti sono: Hugleikur Dagsson, Snorri Asdmusson, Hrafnhildur Arnardóttir, Libia Castro & Olafur Olafsson, Elsa Yeoman, Frosti e Jon Gnarr e, in qualità di ospite speciale, Alessandro Bulgini.

La seconda mostra, «Cuba introspettiva», ideata e curata da Giacomo Zaza con venti artisti contemporanei, propone un approfondimento sulla videoarte monocanale con esperienze protagoniste della ricerca artistica dentro e fuori dell’isola. Le opere proposte sono di Juan Carlos Alom, María Magdalena Campos-Pons, Ana Mendieta, Sandra Ramos, Luis Gómez Armenteros, Lázaro Saavedra, Carlos Garaicoa, Tonel, Ernesto Leal, Celia- Yunior, Glenda León, Levi Orta, Grethell Rasúa, Harold Garcia V, Carlos Martiel, Susana Pilar Delahante Matienzo, Henry Eric Hernández, Elizabet Cerviño.

Infine la terza mostra, curata da Michela Casavola con il coinvolgimento della ong WeWorld, presenta le fotografie di Davide Bertuccio e Camilla Milani realizzate in Benin e Mozambico con un’attenzione specifica alla quotidianità e al rapporto con la natura delle popolazioni locali.

L’occhio sulla Torino Art Week 2022

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