L’occhio su ArtVerona 2022

Reportage in aggiornamento dalla 17ma edizione della fiera dell’Italian System diretta da Stefano Raimondi. Parte Seconda

L’edizione 2021 di ArtVerona
Camilla Bertoni |  | Verona

PARTE SECONDA | L’intervista
Stefano Raimondi illustra progetti e novità di un’edizione che valorizzerà ancor di più l’Italian system e che rafforzerà la propria posizione nel mercato internazionale

È un triennio molto particolare quello che ha visto alla direzione artistica di ArtVerona Stefano Raimondi. Dopo l’edizione del 2020, trasferita su piattaforma digitale, la mostra mercato di arte moderna e contemporanea di Veronafiere ha potuto organizzare solo l’anno scorso un nuovo appuntamento in presenza, condizionato però da molte limitazioni. La prossima edizione, dal 14 al 16 ottobre, torna invece a essere organizzata in piena funzione.

Raimondi, riconfermato anche per il prossimo biennio, si appresta dunque a inaugurare con molto ottimismo ed entusiasmo la 17ma ArtVerona, dove ad accogliere il pubblico ci sarà il «Red Carpet» firmato da Stefano Arienti. «Sarà una fiera completamente rivoluzionata nei format, promette il direttore, e nella quale verranno dati molto spazio alla ricerca e all’innovazione e grande attenzione all’accessibilità e alla sostenibilità. Finalmente possiamo portare a compimento il progetto sviluppato in questo triennio, toccando con mano i risultati di cambiamenti avviati già con l’edizione online del 2020. Mi riferisco in particolare alla maturazione di quel percorso indirizzato alla valorizzazione dell’Italian system a cui ArtVerona èdedicata per vocazione, un percorso teso a coinvolgere accanto agli operatori tradizionali del sistema dell’arte italiano, collezionisti e galleristi in primis, anche molte altre realtà: associazioni ed enti del mondo non profit (da molti anni presenti ad ArtVerona), musei, fondazioni, residenze d’artista e una vasta rete di operatori che con l’occasione della fiera possono dialogare proficuamente tra loro e avviare progetti pluriennali».

Dunque un’edizione in cui si tirano le somme rispetto a scelte d’indirizzo.
Quest’anno si completa un programma delineato all’interno di una visione molto ben definita: si è fatta sempre più chiara la necessità, già percepita prima della pandemia poi divenuta sempre più impellente, di avere manifestazioni con un’identità molto chiara. ArtVerona si distingue nettamente da altre manifestazioni, come Miart o Artissima: siamo una fiera indirizzata in maniera netta ad accogliere ed esplorare il nostro territorio e a incoraggiare ricerca e innovazione, una fiera pronta a ospitare gallerie giovani o neonate accanto a realtà consolidate, una fiera sempre in grado di affrontare il panorama e il mercato di settore nazionale e internazionale.

Quali sono i principali cambiamenti che ci aspettano?
Al team già consolidato composto da Jessica Bianchera, Ginevra Bria, Giacinto Di Pietrantonio, Marta Ferretti, Giulia Floris, Elena Forin, Maria Marzia Minelli, Claudia Santeroni, Maria Chiara Valacchi e Saverio Verini, si aggiunge Domenico Quaranta, nuovo curatore della sezione «Evolution» dedicata ai linguaggi sperimentali e digitali, inaugurata lo scorso anno: la volontà di sondare i sentieri che più si avventurano nel mondo della sperimentazione resta uno dei nostri capisaldi. Oltre alla novità «Curated by», un’altra sezione a cui tengo molto è la nuova «Habitat», nella quale si ripropongono ambienti immersivi di grandi artisti italiani come Marina Apollonio, Luciano Fabro, Ugo La Pietra e Nanda Vigo: mi piace il fatto che la fiera sia vissuta come un luogo di scoperta e di esperienza. Questa edizione si presenta complessivamente e profondamente rinnovata nelle proposte, basti vedere il nuovo progetto «Visiting curator», con la partecipazione di importanti curatori internazionali; «CAMERA - Collezioni video», a cura di Jessica Bianchera e Marta Ferretti, che presenta per la prima volta una campionatura di opere provenienti da collezioni video italiane e internazionali; e la nuova formula della sezione «Pages», dedicata all’editoria internazionale, per la quale la curatrice Ginevra Bria ha invitato riviste di settore a raccontare la loro storia e il ruolo della critica e dell’informazione, ponendo in dialogo sei case editrici europee e sei artisti italiani.

Tra tante novità ci sono anche riconferme.
Certo. Torna, ma aprendosi anch’essa a orizzonti internazionali, una delle sezioni che ha avuto maggior riscontro nella scorsa edizione, «Introduction», dove sei gallerie affermate, come Continua, De Cardenas, De Foscherari, König, Minini e Peres Projects, presentano sei gallerie emergenti. Come tutti i mestieri anche quello di gallerista nasce da collaborazioni e confronti: i giovani cercano consiglio e appoggio dai più «anziani». Alcune gallerie, che lo scorso anno sono approdate ad ArtVerona attraverso questo invito, quest’anno saranno presenti in altre sezioni della fiera. Riconfermate infine anche «Next», con gallerie che promuovono fino a tre talenti delle generazioni più recenti; «Solo», con stand monografici; e «Lab», dedicata al non profit.

Quante e quali sono le gallerie in questa edizione e in particolare nella «Main Section»?
Il numero di partecipanti si è assestato intorno a 135: con reciproca soddisfazione abbiamo deciso di riconfermare più dell’80% delle gallerie della scorsa edizione. Accanto a questo «zoccolo duro» abbiamo fatto innesti di grande qualità. Le gallerie della «Main Section» saranno più di un centinaio e 34 quelle invece distribuite nelle sezioni di ricerca e sperimentazione: una trentina le nuove adesioni. La «Main Section» di quest’anno si preannuncia come una delle più interessanti di ArtVerona, studiata in equilibrio e nel reciproco rispetto tra le esigenze dei galleristi e quelle della fiera: sono stati due anni molto duri per tutti e ci è sembrato doveroso riconoscere il ruolo di chi ci ha sostenuto in questo difficile frangente. Mi piace ricordare come Angamc, l’Associazione Nazionale delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, si è espressa in maniera lusinghiera rispetto al ruolo di ArtVerona, divenuta un appuntamento di riferimento per il sistema italiano. Un riscontro molto positivo è arrivato anche dalla risposta del pubblico e ArtVerona tornerà a proporre l’apertura anticipata su invito il giovedì pomeriggio.

Quali sono le iniziative che avvicinano il pubblico alla scoperta delle opere?
Ritornano «Standchat», a cura di Saverio Verini, in collaborazione con Ashtart, e «Talknow». «Standchat» offre un modo informale ed esplorativo per conoscere dal vivo la ricerca di un artista, con brevi conversazioni in piedi e senza microfono negli stand della fiera. Un format che piace molto e che prosegue da diversi anni, perché dà l’opportunità di capire e far vedere in modo più approfondito alcune delle opere esposte. Per «Talknow» invece Maria Chiara Valacchi intervista in diretta radiofonica artisti, curatori e collezionisti sui loro progetti, mostre e futuro. Ne nascono podcast che analizzano in maniera critica il lavoro di artisti e galleristi, con domande fuori dai denti, senza timore di parlare di ciò che andrebbe cambiato o migliorato. Una sorta di «ring» di cui si sente il bisogno.

Come da tradizione ArtVerona prevede anche un programma di iniziative in città.
Bisogna partire da una considerazione: non è cambiata solo ArtVerona, ma tutta la città, anzi potrei dire che negli ultimi quattro o cinque anni siamo di fronte a un’altra città, rispetto all’incidenza dell’arte moderna e contemporanea. Basta fare il conto di quanti nuovi spazi con specifici approfondimenti hanno aperto: realtà importanti e diverse tra loro come Casa Museo Palazzo Maffei, che raccoglie l’eclettica collezione di Luigi Carlon attraversando secoli di arte internazionale e italiana. C’è poi l’arte contemporanea di Mauro De Iorio, dislocata in parte tra gli ambulatori medici di Tecnomed in ZAI e in parte in uno spazio destinato, mentre diverse opere della collezione AGIVERONA di Giorgio e Anna Fasol sono state esposte negli spazi dell’Università a Santa Marta. È molto interessante vedere l’arte uscire dai luoghi tradizionali e deputati: andando a contatto con le persone diventa ancora più coinvolgente.

E per quanto riguarda la collaborazione con la rete museale veronese?
Oltre a portare l’attenzione del pubblico sulle nuove realtà di natura privata, «Art & the City» vede la collaborazione con i Musei Civici di Verona, con i quali abbiamo formalizzato uno specifico protocollo di interazione pluriennale. Il programma prevede le performance artistiche nel Museo di Castelvecchio di due grandi artiste note a livello internazionale: Annamaria Ajmone e Claudia Pagès Rabal. «Sculpture & The City», a cura di Elena Forin, propone invece un focus sui linguaggi scultorei e installativi. In questo ambito sarà presentato alla Gam di Palazzo della Ragione il progetto «Remoto» di Giorgio Andreotta Calò. Infine, novità di quest’anno, la collaborazione con Eataly che apre negli spazi di Fondazione Cariverona, in quella che fu la Stazione frigorifera specializzata negli ex Magazzini Generali, proprio di fronte alla fiera. Una realtà che parallelamente alla natura commerciale si offre come spazio culturale a conferma del profondo cambiamento che la città sta attraversando con una forte spinta di accelerazione. Un cambiamento nel quale mi piace pensare che anche ArtVerona abbia avuto un ruolo.
Stefano Raimondi. Foto Paolo Biava
PARTE PRIMA | L’anticipazione
La 17ma edizione di ArtVerona si svolge dal 14 al 16 ottobre nel quartiere fieristico, padiglioni 11 e 12, con preview, su invito, giovedì 13. Terza diretta da Stefano Raimondi, riconfermato per il prossimo biennio, rimarca la vocazione a promuovere il sistema dell’arte italiano ma ambisce a maggior attenzione da parte del mercato internazionale, vedi il nuovo format «Visiting curator» con direttori di musei del mondo in visita e in giuria.

Si annunciano cambiamenti sotto il segno dell’innovazione, dell’accessibilità e della sostenibilità, a partire dal progetto «Red Carpet», opera monumentale che il direttore ha voluto fin dallo scorso anno per accogliere i visitatori. Firmata nel 2021 da Paola Pivi, quest’anno da Stefano Arienti, è ugualmente caratterizzata dall’uso di materiale riciclato che poi sarà riutilizzato: una grande mappa dell’Europa ispirata a Piranesi, scomponibile in piccole opere il cui ricavato andrà a favore di processi per il riciclo dei materiali.

Si contano 145 espositori, dei quali il 20% new entry, un centinaio nella «Main section», mentre gli altri confluiscono in varie sezioni. Tra queste debuttano «Habitat», riproposte di ambienti immersivi di autori storici, «Curated by», gallerie che affidano lo stand a un curatore e «Camera - Collezioni video», mostra dedicata alle collezioni video italiane e internazionali. Tornano «Introduction», gallerie esordienti presentate da colleghe affermate, «Solo», stand monografici, e «Next» con selezionati talenti emergenti. Infine, «Evolution», dedicata ai linguaggi più sperimentali, ha un nuovo curatore, Domenico Quaranta.

Confermato il team curatoriale con Jessica Bianchera, Ginevra Bria, Giacinto Di Pietrantonio, Marta Ferretti, Giulia Floris, Elena Forin, Maria Marzia Minelli, Claudia Santeroni, Maria Chiara Valacchi, Saverio Verini. Undici i premi tra i quali «Level 0» cambia formula e, con il nome di «ArteMuseo», mira a promuovere giovani artisti. Il programma «Art & the City» è in collaborazione con i Musei Civici (performance di Annamaria Ajmone e Claudia Pagès Rabal, focus «Sculpture & The City», un’opera di Giorgio Andreotta Calò al Museo di Castelvecchio, il Premio Rar a Luca Petti al Museo di Storia Naturale), con collezioni private («Vip program» ad AGI Verona, Collezione De Iorio e Palazzo Maffei) e con Fondazione Cariverona. Per maggiori informazioni sui progetti leggere il nostro Vademecum.

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