L’occhio su Art Basel Miami Beach 2022

La fiera ha registrato vendite positive, in particolare nella fascia alta del mercato, ma molte gallerie temono la recessione. Parte seconda

Una tempesta in arrivo? «Lxs mareadxs» (2022) del collettivo argentino Mondongo. Foto Eric Thayer
Annabel Keenan, Linda Yablonsky, Torey Akers, Anny Shaw, Gareth Harris |  | Miami

PARTE SECONDA | Il rapporto sulle vendite
La fiera ha registrato vendite positive, in particolare nella fascia alta del mercato, ma molte gallerie temono la recessione.
Si dice che il mercato dell’arte sia in ritardo di diversi mesi rispetto alle più vaste realtà economiche, eppure questa settimana qualcosa si sta iniziando a percepire anche all’Art Basel di Miami Beach.

«C’è un sentore di qualcosa nell’aria», dice un anonimo dealer di blue-chip. E non si riferisce solo alle nuvole di pioggia che sono arrivate giovedì pomeriggio, portando un improvviso acquazzone. «Il mercato ha raggiunto una sorta di apice e ora tutti si stanno preparando a un “viaggio accidentato”». La stessa fonte nota un calo dei visitatori provenienti da altre città statunitensi, tra cui New York, Chicago e Dallas, nonché un minor numero di europei e un numero ancora più ridotto di clienti provenienti da paesi asiatici, dove le restrizioni ai viaggi a causa del Covid sono state abolite solo di recente. «È una combinazione tra riserbo a viaggiare e ad acquistare», aggiunge il dealer.

Nonostante ciò, nelle prime due ore di apertura della fiera, martedì, alcune delle gallerie più grandi hanno registrato una breve ondata di vendite a sette cifre, anche se spesso si tratta di pre-vendite magari finalizzate di persona.

Tra gli affari più importanti, un dipinto di Agnes Martin del 1998 per 7 milioni di dollari e un dipinto di Andy Warhol, «Flower» del 1964, per 3,8 milioni di dollari da Pace; una nuova tela a tecnica mista di Mark Bradford per 2,5 milioni di dollari e un Philip Guston del 1979 per 7 milioni di dollari da Hauser & Wirth (la galleria ha dichiarato di aver venduto per 18 milioni di dollari entro mezzogiorno del giorno di apertura). Le cifre si sono notevolmente ridotte nel secondo giorno, con la maggior parte delle opere vendute a non più di sei cifre.

Da Gagosian, invece, una manciata di opere ha sfiorato il milione di dollari, anche se la maggior parte si è aggirata tra i 300mila e i 500mila dollari, tra cui «Jaws» (2020) di Anna Weyant, che, secondo le fonti, avrebbe trovato casa per poco meno di mezzo milione di dollari, prezzo notevolmente inferiore a quello delle sue aste.

I prezzi di Miami non hanno mai eguagliato quelli della fiera di punta Art Basel in Svizzera. Ma, in risposta alle cifre più riservate riportate quest’anno, un gallerista afferma: «La maggior parte delle gallerie è andata sul sicuro con il proprio “materiale”. Se vedi che si formano delle nuvole, allora tieni da parte un po’ delle tue risorse più preziose per un giorno di pioggia». Altri dealers hanno citato le recenti aste di New York, dove solo da Christie’s sono stati spesi ben 2 miliardi di dollari, che hanno «tolto un po’ di vento alle vele di Miami».

Adam Green, consulente d’arte con sede a New York, sottolinea che la maggior parte dei collezionisti «ha acquistato quantità sostanziali di opere d’arte negli ultimi due anni stimolati dalla pandemia, il che ha diminuito l’urgenza di acquistare alle fiere di Miami di quest’anno». E aggiunge: «Anche se le opere molto richieste sono state vendute bene, i collezionisti stanno in generale diventando sempre più selettivi, rimanendo in attesa delle giuste opportunità».

Sostenuta da collezionisti con un elevato patrimonio, la parte più elevata del mercato dell’arte è spesso considerata immune dai venti contrari dell’economia.
«Al nostro livello, il mercato è più protetto o più resistente di qualsiasi altro», afferma il dealer statunitense Sean Kelly, che descrive questa edizione della fiera come molto buona in termini di vendite, aggiungendo che «è stata migliore del previsto».

Tra le altre opere, ha venduto cinque dipinti di Idris Khan, tra cui «Underneath the Willow» (2022), valutato 180mila sterline, e la scultura sospesa di Awol Erizku, «Nefertiti-Miles Davis (Gold)» (2022) per 70mila dollari. Kelly ammette che il suo successo «quasi non ha senso», dal momento che i tassi di interesse sono raddoppiati e «c’è molta preoccupazione per i mercati». Tuttavia, sottolinea che la recessione «non si fa sentire in questo momento nel mercato dell’arte».
Con l’esaurirsi del mercato ultra-contemporaneo, alcuni dealer suggeriscono che le vendite sul mercato secondario di opere di artisti più affermati potrebbero contribuire a risollevare i loro profitti nei mesi a venire.

Il dealer newyorkese Christophe Van de Weghe, uno degli unici a trattare esclusivamente opere del mercato secondario ad Art Basel a Miami Beach, osserva come l’offerta sia il problema perenne nel suo campo. «Solo se hai cose interessanti e fresche sul mercato fai affari», dice. Tra le prime vendite del suo stand figurano «La Femme au Perroquet» (1952) di Fernand Léger, aggiudicata a un collezionista svizzero per 850mila dollari, e «Skull» (1976-77) di Andy Warhol, venduto a un collezionista statunitense per 950mila dollari.

Al terzo giorno, tuttavia, Van de Weghe era ancora alla ricerca di un acquirente per «The Ruffians» (1982) di Jean-Michel Basquiat, valutato 20 milioni di dollari. Lui stesso ha dichiarato di aver rifiutato un’offerta di 17 milioni di dollari, ma di essere fiducioso di vendere l’opera prima della chiusura della fiera, sabato.
Tuttavia, gli sconti non sono rari per i clienti fedeli, soprattutto in tempi di crisi economica. Come dice Van de Weghe: «Fare una fiera d’arte è dispendioso, quindi non sono interessato a chiedere prezzi folli. Voglio esporre cose che posso vendere e su cui posso guadagnare, accontentando allo stesso tempo i clienti».

Per altri artisti molto richiesti, con una lunga lista d’attesa, gli sconti sono meno comuni. Il dealer di New York Jack Shainman dice che avrebbe potuto vendere la nuova tela di Lynette Yiadom-Boakye nel suo stand per ben «dieci volte» il giorno dell’inaugurazione. La retrospettiva del pittore britannico ha appena riaperto alla Tate Britain di Londra, dopo essere stata interrotta dopo due settimane nel dicembre 2020, quando il Regno Unito è stato bloccato, e include anche diverse nuove tele. Consegnato solo tre settimane prima della fiera e con un prezzo di circa 3 milioni di dollari, Shainman afferma che la galleria sta ora valutando attentamente dove collocare il suo dipinto. Chiunque sia l’acquirente, un contratto rigoroso impedirà che l’opera venga venduta all’asta.

Alla fascia bassa del mercato, la prospettiva di una recessione è più scoraggiante. Sibylle Friche, socia della galleria Document di Chicago, afferma di aver notato «maggiore cautela da parte dei collezionisti che in passato avrebbero potuto essere un po’ più impulsivi». Nonostante i prezzi più bassi dello stand (2-35mila dollari) e la decisione di portare opere più piccole e più facilmente trasportabili, la gallerista afferma che «la galleria non sta vendendo in quantità come negli anni precedenti, quando c’era un flusso costante di persone». Ciononostante, alla fine del secondo giorno il 60% dello stand era stato venduto, soprattutto ad americani ed europei.

L'anno prossimo, Friche afferma che la galleria intende partecipare a un minor numero di fiere, limitandosi ai grandi eventi, «perché, anche se non si percepisce, quelle fiere aiutano comunque la nostra immagine». Art Basel di Miami Beach potrebbe essere l’ultima spiaggia dell’anno per alcuni, ma per altri, più in basso nell’ordine di importanza, è un’ancora di salvezza molto necessaria.

[Anny Shaw, Gareth Harris]
Art Basel Miami Beach presenterà 283 gallerie per la sua XX edizione, con un aumento di 33 espositori rispetto all’edizione dello scorso anno. Cortesia di Art Basel Miami Beach
PARTE PRIMA | L’anticipazione
Tra misure concrete per ridurne l’impatto ambientale, volontà di dare giusto palcoscenico ad artisti in gran parte dimenticati e un progetto che mette in primo piano la giustizia, inaugura la ventesima edizione della fiera più attesa di fine anno. 

Apre ufficialmente al pubblico dal 1° al 3 dicembre ma, per chi ha la fortuna di prendervi parte, la fiera Art Basel Miami Beach è già iniziata con preview vip sino a domani, 30 novembre. Con la partecipazione di 283 gallerie provenienti dal Nord America, America Latina, Europa, Africa e Asia, questa edizione, la ventesima da quando è nata, si preannuncia come una delle più grandi di sempre.

Tra gli espositori non potevano mancare all’appello Gagosian, Hauser & Wirth, Pace, Zwirner, Perrotin, Galleria Continua, e Thaddaeus Ropac ma anche Lehmann Mapin, Galerie Lelong & Co, Marianne Boesky Gallery, Paula Cooper Gallery, solo per citare qualche nome noto. Numerose sono le presenze italiane, tra cui Alfonso Artiaco, Cardi Gallery, Franco Noero, MASSIMODECARLO, Magazzino, Mazzoleni, Lia Rumma (oltre alla già citata Continua).  Dei 26 nuovi ingressi, 11 fanno parte della sezione «Nova» che spazia da realtà locali come Spinello Projects fino a  Yavuz Gallery che ha sedi a Singapore e Sydney.
Un’immagine di Miami allagata. La città, nella Florida meridionale, è sempre stata vulnerabile a fenomeni meteorologici dannosi che hanno già avuto conseguenze fatali. Cortesia BackyardBest/Alamy Stock foto
La crisi climatico-ambientale è un tema caldo
In questi giorni a Miami si parla molto di crisi ambientale. Le preoccupazioni per l’impatto climatico dell’industria dell’arte sono infatti aumentate. Con i mercanti e i collezionisti che salgono in massa sugli aerei diretti a Miami, è difficile non pensare alle possibili conseguenze causate dalla principale settimana fieristica del Nord America. 

La città inoltre è sempre stata soggetta ad alcuni dei fenomeni meteorologici più dannosi, tra cui uragani, inondazioni, ondate di calore ed erosione costiera, tutti fatali per le infrastrutture. Con l’affluenza di mercanti e collezionisti in questo fragile ambiente, alcune fiere d’arte stanno finalmente riconoscendo le proprie responsabilità nell’affrontare e ridurre l’impatto delle loro attività e nel prendere in considerazione il clima di Miami.

In quanto evento principale della settimana dell’arte di Miami, Art Basel a Miami Beach è sottoposta a un maggiore controllo e gli organizzatori ne hanno preso atto. «Art Basel è fortemente impegnata a migliorare limpronta ecologica delle nostre fiere e per la nostra mostra di Miami Beach sono già state messe in atto misure concrete per ridurre limpatto ambientale», afferma un portavoce di Art Basel.

«Nel 2019 abbiamo lanciato unanalisi completa della nostra impronta di carbonio per comprendere lintero impatto ambientale delle nostre mostre, non solo in termini di emissioni dirette, ma anche per quanto riguarda le emissioni associate, come quelle derivanti dalle gallerie che spediscono arte e dai collezionisti che viaggiano verso le mostre».

La fiera collabora con un consulente per la sostenibilità per sviluppare iniziative a lungo termine finalizzate a migliorare il proprio impatto e assistere gli espositori in tal senso. Art Basel è anche un membro della no-profit Gallery Climate Coalition (GCC) e ha adottato il suo impegno a raggiungere pratiche «a rifiuti zero» e a ridurre le emissioni collettive del settore artistico del 50% entro il 2030, in linea con l’Accordo di Parigi.

Art Basel riutilizza anche i sistemi di pareti, i tralicci in alluminio e l’illuminazione a LED a risparmio energetico per tutte le sue fiere, stoccandoli nei pressi di Düsseldorf e spedendoli a Miami via mare. La durata di vita di questi materiali va dai sette ai dieci anni, dopodiché vengono riutilizzati per altre fiere. D’altra parte, Untitled Art, fiera satellite, lavora a stretto contatto con il Dipartimento di Protezione Ambientale di Miami per sviluppare operazioni « a impatto zero», il che richiede che la spiaggia, a fine evento, venga lasciata esattamente come si è trovata, senza lasciare oli, rifiuti o scarti. 

È innegabile che la città più alla moda della East Coast continuerà a cambiare. Anche le infrastrutture cambieranno, poiché la crisi climatica altera la costa e aumenta la frequenza dei disastri naturali. L’obiettivo è capire come tutte le operazioni del settore artistico, fiere comprese, possano essere parte della soluzione e non del problema.

Alla scoperta di talenti dimenticati
Entrando nel vivo delle proposte, ad Art Basel Miami Beach si possono ammirare opere di Jimmy DeSana e Barbara Ess, artisti in gran parte dimenticati, contemporanei di Robert Mapplethorpe. Entrambi, ormai deceduti, sono stati parte integrante della scena artistica di New York tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, ma la loro eredità non ha tenuto il passo con quella dei loro contemporanei più noti, come Mapplethorpe, Peter Hujar e David Wojnarowicz. Forse è arrivato il loro momento.

In concomitanza con «Jimmy DeSana: Submission», una retrospettiva sulla carriera del neosurrealista inaugurata questo mese al Brooklyn Museum (fino al 16 aprile 2023), la PPOW Gallery ha dedicato il suo settore Kabinett a 21 opere uniche realizzate dall’artista tra il 1985, anno in cui gli fu diagnosticato l’Hiv, e la sua morte nel 1990 all'età di 40 anni (i prezzi variano da 15mila a 20mila dollari).

«Sono passati 32 anni, dice Laurie Simmons, ex compagna di loft di DeSana, a volte modella ed esecutrice del suo patrimonio, e la sua opera diventa ogni giorno più attuale» In effetti, Wendy Olsoff, cofondatrice di PPOW, conferma  che la risposta dei collezionisti prima della fiera è stata molto positiva. L’artista si è fatto conoscere con fotografie di scene a sfondo sessuale ma, a differenza di Mapplethorpe, senza visioni di sesso o genitali. Non era nemmeno un classicista. I vividi filtri monocromatici con cui elabora le sue stampe conferiscono loro una qualità onirica da Man Ray.

«Ricordo che galleggiavo in una piscina di un sobborgo del Connecticut indossando solo tacchi alti», ricorda Simmons a proposito di un servizio per Suburban, una serie del 1980 esposta nella mostra di Brooklyn. «Voleva che le modelle avessero qualcosa che si integrasse con lo spazio».

Per Drew Sawyer, curatore di «Submission», DeSana è «il ponte tra Fluxus e l’arte della corrispondenza e il gioco di immagini della Pictures Generation, l’artista proto-queer e punk che ha aperto la strada a Mark Morrisroe e persino a Wolfgang Tillmans. Ma la sua sovversività lo ha reso più difficile da assimilare». Negli ultimi anni, quando si è ritirato dalla vita sociale attiva, DeSana si è dedicato all’astrazione. I suoi «collage», come Olsoff definisce le stampe di Miami Beach, sono il risultato di ritratti fatti a pezzi con una lama di rasoio e rifotografati come stampe singole che sembrano vetri in frantumi. 

«È lì che è andato quando ha capito che la sua vita stava per finire, in un regno spirituale». L'artista Jack Pierson, che ha assistito DeSana nella camera oscura, aggiunge: «Le stampe hanno una qualità simile a un gioiello e sono molto lucide. All’epoca sembravano un po’ imperscrutabili, ma ora capisco che il suo obiettivo era la bellezza. Non si trattava di persone in vasche da bagno e cappelli da festa. Non c’era nulla di grezzo in loro. Sono molto ponderati».

Imponenti e inquietanti opere con camera stenopeica di Barbara Ess, musicista e cineasta nonché artista legata alla scena New Wave, saranno esposte nel settore Survey della fiera. Le ultime stampe rimaste nella collezione personale dell’artista hanno un prezzo compreso tra i 30mila e i 40mila dollari. 

«Barbara insisteva nel trasformare l’ordinario in simbolico», osserva Olivia Smith di Magenta Plains, la galleria newyorkese che rappresenta l’eredità di Ess dalla sua morte, avvenuta lo scorso anno. «La macchina fotografica a foro stenopeico le permetteva di astrarre e distorcere il mondo esterno per mostrare come la sottigliezza emotiva e il tumulto interiore si proiettassero all’esterno. Il suo interesse era la barriera tra le due cose, e le sue immagini sono molto realistiche».
Questo cartellone nel centro di Miami presenta un dipinto di Reginald O'Neal che è in mostra al Rubell Museum Miami. Foto Eric Thayer
Opere su cartelloni e camion
Non solo preoccupazioni climatico-ambientali. L’associazione non profit Art at a Time Like This, che si occupa di giustizia, ha lanciato l’ultima tappa della sua iniziativa «8 X 5», un intervento di arte pubblica che fa riferimento alle dimensioni di una cella di prigione, giusto in tempo per la Miami Art Week.

Cinque artisti, selezionati da un bando aperto, espongono le loro opere accanto a figure affermate, la cui arte si confronta con il sistema carcerario americano, tra cui le Guerilla Girls, Glenn Kaino e Dread Scott. Fino al 3 dicembre il gruppo attiverà opere testuali su cartelloni e camion mobili in zone importanti della città, oltre a cartelloni statici a Little Havana e nel centro di Miami, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’incarcerazione in Florida e negli Stati Uniti in generale. 

Sebbene gli Stati Uniti costituiscano solo il 4,2% della popolazione mondiale, rappresentano oltre il 20% dei detenuti del mondo e le persone di colore sono incarcerate con un tasso più che quintuplicato rispetto ai bianchi in tutto il Paese.

© Riproduzione riservata