L’occhio severo del cardinale Paleotti non dettava regole
Ristampata l’opera di Paolo Prodi che ricostruisce la vicenda dell’importante ecclesiastico dagli anni di formazione fino alla promozione a vescovo di Bologna

Uscita originariamente in due volumi, nel 1959 e nel 1967, l’opera di Paolo Prodi dedicata al cardinale Gabriele Paleotti è stata ristampata. Il libro ricostruisce la vicenda dell’importante ecclesiastico dagli anni di formazione fino alla promozione a vescovo di Bologna nel 1566 e analizza la complessità della vita della Chiesa nella seconda metà del Cinquecento, tanto da essere considerato un classico della storiografia italiana.
Centrale fu per Paleotti prendere parte all’ultima fase del Concilio di Trento: erano gli anni del pontificato di Paolo IV Carafa, cui seguì Pio IV, più aperto al dialogo e al recupero dell’umanesimo cristiano, come scrive Vincenzo Lavenia nell’introduzione al volume. Come mise in rilievo Prodi, i decreti di riforma delle due ultime sessioni (i più importanti) furono quasi completamente opera del Paleotti.
Tra questi spicca il «Discorso intorno alle immagini sacre e profane» del 1582, pietra miliare per gli storici dell’arte dell’età della Controriforma: e se Roberto Longhi nei Momenti della pittura bolognese, scrisse dell’«occhio severo del controriformatore Paleotti», ispirandosi alla nozione crociana di Controriforma, Prodi espresse un pensiero diverso. Secondo lo storico bolognese infatti la posizione di Longhi non coglieva anzi equivocava la posizione di Paleotti.
A suo avviso, infatti, il «Discorso» non aveva l’obiettivo di dettare un insieme di regole, di divieti, di obblighi, ma semmai di favorire un colloquio con i rappresentanti di un’arte che si voleva riformare dall’interno: la stella polare di Paleotti era infatti il rispetto per la natura e per la storia, concetto che da vescovo di Bologna condivise con due intellettuali del calibro di Ulisse Aldrovandi e Carlo Sigonio e in stretto rapporto con Ludovico Carracci.
Il cardinale Gabriele Paleotti 1522-1597,
di Paolo Prodi, 952 pp., Il Mulino, Bologna 2022, € 65