L’occhio di Giovanni Pratesi
A Firenze un’esposizione di sculture e dipinti provenienti dal celebre antiquario fiorentino che andranno all’incanto da Sotheby’s il prossimo marzo

Un compendio di bellezza che celebra l’arte italiana dal Rinascimento al Neoclassicismo. Si presenta così l’esposizione «Giovanni Pratesi: l’occhio fiorentino» composta da quasi una novantina fra dipinti e sculture, appartenenti alla galleria del noto antiquario, che saranno esposti a Firenze dal 23 settembre al 2 ottobre negli spazi dello storico Palazzo Ridolfi.
La mostra costituisce l’anteprima dell’asta che verrà battuta da Sotheby’s, a Milano, nel marzo del prossimo anno con oltre 160 opere selezionate negli anni da Pratesi con gusto e competenza. L’incanto segna un ritorno importante per Sotheby’s, che da oltre 10 anni non teneva una vendita di antichi maestri in Italia ed è destinato a coinvolgere un pubblico internazionale anche grazie al fatto che la maggior parte dei lotti selezionati dispone già di licenza di esportazione.
«La mostra che organizziamo per annunciare l’asta non propone un’opera di punta assoluta che mette in ombra tutto il resto. Invece, essa presenta chiaramente il "metodo Pratesi", la capacità di questo antiquario di riscoprire una piccola terracotta, un busto, un gruppo marmoreo dimenticato e, intuendone le potenzialità, di promuoverne lo studio, dando nuova vita e corretta identità e attribuzione a numerosi lavori», spiega Francesco Morroni, responsabile del dipartimento di scultura di Sotheby’s Milano.
«La conoscenza di Giovanni Pratesi da parte di Sotheby’s è di lunga data, per noi rimane un punto di riferimento per come svolge la professione di gallerista. Il suo approccio colto e innovativo che si è espresso anche nel finanziare studi, curare pubblicazioni e “allevare” una generazione di storici dell’arte fornisce un contribuito importante alla cultura italiana».
L’amore di Pratesi per la scultura, soprattutto del Cinquecento e barocca, si rispecchia nella scelta delle opere presentate. Spiccano alcuni busti in marmo fra il Cinque e il Seicento, come il «Busto di poeta» realizzato a Bologna nella cerchia di Giuseppe Maria Mazza, il «Busto di uomo» attribuito a Valerio Cioli, eseguito nella Firenze della seconda metà del XVI secolo e il lavoro dello scultore padovano Agostino Zoppo, celebre bronzista che qui si cimenta nel marmo per raffigurare Guido d’Arezzo. E ancora un «Busto allegorico dell’estate» attribuito a Domenico Parodi e uno raffigurante Adone ad opera di Giuseppe Piamontini, accompagnato da scheda critica di Sandro Bellesi.
Il Barocco è pienamente rappresentato anche in pittura e fra i dipinti si distinguono un olio su tela del Guercino, «Assalonne ordina l’uccisione di Amnon», del 1628, dai raffinati accenti chiaroscurali e un’«Aurora» di Luca Giordano dal suggestivo impianto corale.