L’Italian System è una sicurezza
Il ritorno in presenza di ArtVerona conferma l’efficacia di una formula basata sul «medio calibro»

Una fiera cresciuta costantemente durante i suoi sedici anni di vita: era il commento che circolava, a mostra conclusa domenica 17 ottobre, tra i 143 espositori che hanno partecipato ad ArtVerona, diretta da Stefano Raimondi, diversi dei quali, pur tra alti e bassi nel volume di affari, la indicano come la prima vera fiera della ripresa e scommettono addirittura su un suo futuro ruolo di maggior riferimento per il Nord Italia.
Giovanni Bonelli, vice presidente dell’Associazione Nazionale delle Gallerie d’arte Moderna e Contemporanea, pensa che «l’originaria specializzazione sull’Italian System, sempre confermata, abbia premiato la fiera in questa difficile fase: il mercato interno sta tornando a essere vitale, dando segnali di ripartenza e vivacità», mentre Simone Frittelli è convinto che «la fiera resta un modello di incontro e scambio di cui abbiamo ancora bisogno e ArtVerona ha funzionato dal punto di vista economico».
Si sono viste proposte di livello, e in qualche caso uniche, come nello stand D406 di Modena dove erano in dialogo le antiche porcellane di Severine Gambier (3-4mila circa), molto apprezzate, e un grande disegno a china di Mad Meg, invenduto. Secondo il titolare Andrea Losavio: «Una fiera necessaria, anche se questa edizione non è stata entusiasmante rispetto alle aspettative, forse troppo elevate dopo lo stallo prolungato».
«Forse a non essere cresciuto, dopo sedici anni, è il territorio, considera il torinese Alberto Peola, si percepisce la mancanza di un tessuto culturale alle spalle e alcune assenze si sono fatte sentire a livello locale tra gallerie e collezionisti, mentre c’è stata una buona presenza da tutta Italia». Le proposte di Peola Simondi andavano dai 4mila euro per opere di Giuseppe Mulas agli 8mila per Victoria Stoian, ai 10mila per Paolo Bini.
E Peola, come molti altri, punta sulla concretizzazione di trattative anche dopo la chiusura della fiera. «C’è stata una bella affluenza di collezionisti, conferma infatti anche Michela Rizzo di Venezia che ha conquistato per la seconda volta il premio Icona (con Mastrovito), ma una certa timidezza nel chiudere gli affari». E alla fine a spuntarla sono gli artisti più giovani, in una fascia di prezzo inferiore ai 5mila euro.
Sulla stessa linea Paolo Deanesi di Trento che ha apprezzato la presenza di collezionisti anche stranieri e che percepisce «la voglia di uscire dalla situazione pandemica, anche se con un po’ di incertezza». Tanto interesse e tante domande sui prezzi delle opere di Michele Parisi (con valutazioni tra i mille e i seimila), Diango Hernandez (fino a 24mila), Mazzonelli (da 7mila), Robert Gschwantner (13mila), ma pochi gli affari conclusi, e sotto i 5mila euro.
«Una fiera cresciuta che grazie alla direzione e all’organizzazione si posiziona a un livello di rilievo nel panorama nazionale, aggiunge Francesco Pandian di Artericambi che a Verona rappresenta le scelte più di ricerca, con gallerie molto interessanti alla loro prima partecipazione, soprattutto nella sezione Evolution (le gallerie con gli artisti che lavorano con la tecnologia innovativa)». Nel suo stand buon riscontro hanno avuto le opere di Donata Lazzarini (3mila) e di Mariano Sardon (5-6mila), le foto di Helen Dawling (2500), le installazioni di Fabrizio Gazzarri e Mo Kong (7-9mila euro).
Rizzuto di Palermo si trovava nella sezione Introduction delle gallerie segnalate da colleghi più storicizzati, con un buon successo per le opere di giovani come Sabrina Annaloro e Silvia Capuzzo, sotto i 5mila euro. Soddisfatta anche Antonella Cattani di Bolzano che ha visto molto apprezzati e comprati i suoi artisti Antonella Zazzera, Sean Shanahan, Angela Glajcar e Dana Widawsky. Premiati i talenti trentini Federico Seppi (premio Mz under 40) e Andrea Fontanari (premio Montani Tesei under 35) portati insieme a Debora Hirsch da Boccanera Gallery di Trento.
Oltre a quelle della sezione «Solo», anche nella main section c’era chi aveva scelto di presentare stand monografici, tra i quali il più deluso è Otto di Bologna con la personale di Matteo Montani, Meglio è andata per Umberto Di Marino di Napoli, che ha puntato su Francesco Jodice, con costi tra 5 e 15mila euro, mediamente soddisfatto “nonostante l’assenza dei collezionisti locali».
Pienamente soddisfatto Marcorossi Artecontemporanea (Torino, Milano, Pietrasanta e Verona) con Valerio Berruti (opere su carta tra i 4 e i 5mila euro, un lavoro su acciaio intorno ai 30mila) premiato anche con l’acquisizione da parte della fiera: «Un anno il 2021 per noi di decisa ripresa con un giro d’affari quasi da precovid».
Valutazione positiva per Hélène de Franchis, titolare della veronese Studio la Città, che vede «molte potenzialità di affermazione in questa come in altre fiere di calibro contenuto». Le vendite nel suo caso hanno premiato soprattutto Kevork Mourad, artista siriano le cui valutazioni vanno dai 5 ai 15mila euro. La stessa fascia di riscontro anche per Raffaelli di Trento che ha portato opere di Schifano (piccole e inferiori ai 1000 euro), Laurina Paperina e Willy Verginer (entrambi fino a 25-30mila), così come Cellar Contemporary di Trento. C’è chi ha conquistato anche fasce più alte di trattative, come Mazzoleni di Torino, la cui proposta andava da 5 a 500mila euro con pezzi storici italiani (de Chirico, Burri) e non (Hartung, Mathieu, Chagall) a più giovani artisti, come Marinella Senatore, Andrea Francolino, Rebecca Moccia.