L’Italia restituisce alla Turchia la stele trafugata

Era stata trafugata all’inizio degli anni ’90 e battuta da Sotheby’s

La stele romana restituita al ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Nuri Ersoy
Giuseppe Mancini |  | ANKARA

L’Italia ha riconsegnato alla Turchia una stele di epoca romana, proveniente dal tempio di Apollo Aksyros nell’antica città di Saittai, in Lidia, a ridosso della costa egea dell’Anatolia. Risale al II o III secolo d.C. e misura 50 centimetri per 30. È stata trafugata all’inizio degli anni ’90, è passata per Zurigo e Londra dov’è stata battuta da Sotheby’s, è finita alla «Hermes Arte Antica» di Arezzo da cui l’ha acquistata il collezionista Giovanni Galeotti di Prato, presso il quale è stata localizzata dai Carabinieri nel 1995.

La restituzione è avvenuta, a fine settembre, solo dopo una lunga battaglia legale; a Galeotti è stato riconosciuto un indennizzo di 23mila euro. Sulla sua reale provenienza non ci sono mai stati dubbi, in virtù del contenuto dell’iscrizione in greco che vi campeggia: «Melita e Makedon hanno rubato a Eia una rete da pesca e altri oggetti. Perciò sono stati puniti dal dio. I loro genitori hanno consultato Apollo Aksyros e fatto un voto». Cioè, l’hanno donata al tempio in segno di pentimento.

Le autorità diplomatiche in Italia ne hanno assicurato il trasporto fino al Museo delle civiltà dell’Anatolia ad Ankara, dov’è stata accolta dal ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Nuri Ersoy in persona, per poi esservi esposta. Una mobilitazione ai massimi livelli, ma non inusuale per opere rimpatriate: perché soprattutto negli ultimi due decenni la Turchia ha fatto della caccia alle esportazioni clandestine e illegali una priorità politica, con celebrazioni di orgoglio nazionalista per ogni successo ottenuto. Anche la copertura mediatica è stata infatti minuziosa, dall’annuncio al volo con un cargo della Turkish Airlines fino al viaggio in furgone verso la capitale.

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