L’Italia non ha voluto salvarsi da terremoti e calamità: ecco come, quando e perché
Politica, ideologia, burocrazia e miopia hanno cinicamente liquidato la possibilità di preservarci: le non scelte sono i responsabili effettivi dei morti e dei disastri che affliggono l’Italia. Eppure sapevamo. I piani non sono certo mancati
Un mese dopo il novembre 1966 dell’alluvione di Firenze, uno dei vecchi governi di centro-sinistra, ancora composti da figure che la politica sapevano che cosa fosse e soprattutto a che cosa servisse, istituisce una «Commissione per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo in Italia». La presiede l’ing. Giulio De Marchi, che così conclude i lavori nel 1970: «L’alluvione del 1966 ha posto in assoluta evidenza la necessità e l’urgenza di affrontare il problema della difesa idraulica e del suolo contro gli eventi idrogeologici in un quadro più vasto, nel quale tutti i molteplici aspetti di esso fossero convenientemente considerati».
Il 29 giugno 1973 viene presentata a Urbino la «Prima relazione nazionale sull’ambiente». Ideata, finanziata e coordinata da uno degli importanti gruppi industriali italiani nel mondo, l’Eni, alla sua realizzazione partecipano centri di
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