L’irrequieto Cabrita Reis
Alla sua quinta personale da Sprovieri, l’artista portoghese dà forma al suo stato di «veglia perenne»

Noto per la sua originale interpretazione dei media artistici, Pedro Cabrita Reis (Lisbona, 1956), uno dei nomi di spicco della scena artistica portoghese e internazionale, con «Insomnia», vanta la sua quinta personale presso la galleria londinese Sprovieri, situata nel cuore di Soho. L’artista torna nella capitale inglese per coinvolgere il pubblico in una riflessione sull’eterno stato di allerta, forza trainante del suo fare creativo, e svela così l’irrequietezza che caratterizza il suo processo creativo multidisciplinare.
Visibile sino al 24 novembre, il percorso prende avvio dai limiti e dalle possibilità della pratica pittorica in relazione alla rappresentazione della realtà circostante, sia essa intesa in senso sociopolitico, naturale, letterario o filosofico. Tuttavia, piuttosto che trarre ispirazione diretta dalla vasta commistione di esperienze di vita, temi classici, opere pregresse e movimenti artistici, punti di riferimento della sua pratica, la nuova vetrina dedicata ai dipinti di Cabrita Reis appare priva di cenni visivi che permettano allo spettatore riferire i suoi quadri a un dato contesto storico o geografico.
Come scrive João Pinharanda, storico, critico d’arte, curatore nonché direttore presso il Museo d’Arte, Architettura e Tecnologia di Lisbona (Maat), nella sua introduzione al percorso, la scelta dell’artista non è affatto casuale, «ma pensata per far sì che il pubblico venga messo nella condizione di abbracciare, anche se per un solo istante, l’estrema soggettività e corporeità che permea il lavoro di Cabrita Reis».
Caratterizzate da un lieve senso di inquietudine e dal trasparire di un’inadeguatezza nei confronti del mondo esterno, le cinque opere esposte si rifanno a dilemmi pressoché universali, dando modo a ciascuno dei visitatori non solo di immedesimarsi nello stesso autore, ma addirittura, di riconoscersi all’interno della fragilità delle sue tele.
Se la condizione di eterna rivolta contro qualsiasi tirannia è ciò che ha guidato le pennellate di «Prometheus #4», uno dei quadri qui mostrati per la prima volta, in «La Bárbola», Cabrita Rais ha esplorato la complessità dell’esperienza fisica da lui rappresentata sotto forma di un corpo misterioso e deforme. La debolezza, materiale e psicologica, della condizione umana è il cuore pulsante di «Absent Minded», mentre con «Flower Pot #3», l’artista ritrae la caducità di un vaso in fiore per riportare l’attenzione dei presenti sulla crisi della natura in senso lato.
Stando a Pinharanda, è «Malevich Sunset (after n.s.)», la più scarna delle opere in visione presso Sprovieri, a chiarire il messaggio alla base della mostra. Con essa, «Cabrita Reis disfa tutto: tanto il dipinto quanto la figura», spiega lo storico. «Tuttavia, nel riflettere sul suo titolo audace e sui riferimenti formali su cui si poggia, questo quadro si inserisce perfettamente nel discorso sull’insonnia, trattando la fine di un dato momento attraverso la memoria degli eventi eroici che ne hanno caratterizzato l’inizio».