L'importanza di chiamarsi Esposito

Guglielmo Gigliotti |  | Napoli

Ernesto Esposito, che a Londra, il 15 ottobre, ha venduto da Sotheby’s 61 opere della sua raccolta (per un totale di 9,72 milioni di euro, contro una stima totale di 6 milioni) è uno tra i maggiori collezionisti d’arte contemporanea in Italia. Poco grave, gliene rimangono altre 850 da amare come ha sempre fatto.

Iniziò ventenne, negli anni ’70, dopo esser stato folgorato da una mostra di Andy Warhol a Parigi: tornato nella sua Napoli, comprò da Lucio Amelio le prime opere di una lunga serie (fino a 24) della stella pop. Un grande «Vesuvio» policromo del 1985 di Warhol (che nello stesso anno ritrasse il giovane napoletano), stimato 1,1-1,6 milioni di euro, è stato venduto a 1,95 milioni.

Ernesto Esposito è designer di calzature haute couture noto in tutto il mondo, avendo progettato scarpe per le maggiori case di moda del settore. Non si sente tuttavia un artista, e per spiegarlo ama citare il suo amico
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