L’importante è essere documentati

La Lenbachaus ospita le più significative opere esposte a Kassel dal 1955 al 2017

«Natura morta grigia» (1910) di Gabriele Münter Cortesia della Städtische Galerie Lenbachhaus e Kunstbaus München, Gabriele Münter Stiftung 1957 © VG BIild-Kunst Bonn
Francesca Petretto |  | Monaco di Baviera

«Quel che restava di 100 giorni... documenta e la Lenbachhaus» è la mostra che il Museo bavarese d’arte ottocentesca, moderna e contemporanea che prende il nome dal pittore Franz von Lenbach presenta al pubblico a partire dal 19 luglio, in occasione della parallela, quindicesima edizione di documenta a Kassel: un percorso cadenzato da tutte le opere più significative esposte nelle passate mostre di documenta, dalla prima edizione nel 1955 all’ultima nel 2017, i loro cento giorni canonici a Kassel (tanto dura ogni puntata della rassegna d’arte internazionale più importante della Germania) e la capacità di rimanere sulla cresta dell’onda anche dopo la chiusura di quelle, ospiti nei più importanti musei tedeschi.

Lenbachhaus è paradigma di quel successo e quella risonanza, già dal 1955 in prima linea per ospitare opere poco prima al centro dei percorsi espositivi di Kassel (allora si trattò di importanti lavori della cerchia ristretta del Blaue Reiter, da Gabriele Münter a Franz Marc e Vasilij Kandinskij) e così fino al 2017 con i dipinti di Miriam Cahn e le sculture di Nevin Aladağ, passando attraverso il politico 1968 e le prime apparizioni a documenta di Joseph Beuys con opere quali «Queen Bee I» e di seguito le acquisizioni di interi gruppi di lavori o stanze, come nel caso della camera di Ellsworth Kelly proveniente da documenta 9 (1992) e le altre tre installazioni «Till I get it right» di Ceal Floyer (2005), «Between the Waves» di Tejal Shah (2012) e parte del rilievo murale «Carmageddon» di Thomas Bayrle, sempre dall’edizione del 2012.

Non limitandosi al ruolo di mera ospite e narratrice a posteriori, Lenbachhaus è stata anche importante finanziatrice di passate edizioni di documenta e in prima linea nel processo di revisione storica del mito della rassegna tedesca. Ed è questo suo posizionarsi critico, in medias res, che la rende unica nel panorama storico delle collaborazioni e relazioni tra le istituzioni museali tedesche e la manifestazione di Kassel.

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