L’ideale del nudo maschile di Michelangelo all’Albertina

175 opere (soprattutto disegni, «i più belli e importanti dell’Albertina») illustrano come il geniale artista abbia avuto legioni di seguaci

Particolare del disegno «Nudo di giovane seduto e studi a due braccia» di Michelangelo Buonarroti. Foto: Albertina, Vienna
Flavia Foradini |  | Vienna

L’ultima mostra che l’Albertina ha dedicato a Michelangelo risale al 2010, quando presentò 110 opere da 30 musei e, nonostante qualche dubbio sull’attribuzione di alcuni disegni, richiamò 355mila visitatori. Ora il museo torna all’artista italiano, spostando l’accento verso un’indagine sul tema della rappresentazione del corpo umano, con l’intento di proporre «le più importanti e più belle opere di proprietà dell’Albertina, dal primo Rinascimento all’inizio del XX secolo», integrate con prestiti dalle raccolte Liechtenstein, dal Louvre, dal Metropolitan, dal Kunsthistorisches e da collezionisti privati.

«Grazie all’assoluta rilevanza della sua arte, che si pone al culmine della rappresentazione del nudo nel Rinascimento, grazie agli studi per la mai realizzata “Battaglia di Cascina”, grazie ai suoi nudi della Cappella Sistina e agli Schiavi per la tomba di papa Giulio II, l’influsso di Michelangelo ha attraversato i secoli, diventando per legioni di artisti l’insuperabile standard del nudo maschile ideale», spiega Klaus Albrecht Schröder, cocuratore assieme a Achim Gnann, Constanze Malissa ed Eva Michel.

Per offrire il più ampio ventaglio di possibilità espressive, di tecniche e stili, «Michelangelo e la sua eredità» comprende disegni, grafica e sculture, ma al centro vi è il disegno: «Non soltanto per la ricchezza delle collezioni di casa, ma anche perché proprio nel disegno, assieme alla scultura, si realizza quell’ideale del nudo maschile dinamico e carico di tensioni», prosegue Schröder.

Tutt’attorno a Michelangelo, dal 15 settembre al 14 gennaio 2024 il percorso giustappone lavori di Dürer, Raffaello, Daniele da Volterra, Tintoretto, Rosso Fiorentino, Baccio Bandinelli, Francesco Salviati, Domenico Beccafumi edi Rubens, che tanto si confrontò con Michelangelo e ne acquisì diverse opere da mostrare nella sua casa ad Anversa, ma anche di Rembrandt, la cui ricerca comprese corpi sia maschili sia femminili e che virò verso il naturalismo di volumi e forme, rifuggendo da abbellimenti, o ancora di François Boucher, che venò di erotismo i propri lavori sul corpo femminile.

La mostra mette in luce anche la prospettiva totalmente differente sulla rappresentazione del corpo umano, che emerge tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900, con i sinuosi nudi di Klimt e le spigolose figure di Schiele: due artisti che ben esplicitano «la perdita di autorità del canone michelangiolesco».

Fra le 175 opere esposte spiccano gli studi per la «Battaglia di Cascina» e per la Cappella Sistina e numerosi bronzi dalle raccolte Liechtenstein, fra cui il muscoloso Ercole Farnese di Giovanni Francesco Susini.

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Flavia Foradini