L’idea che le opere online siano di seconda scelta

Le case d’asta hanno continuato a puntare sulle vendite in rete anche dopo la fine dell’emergenza: andrà bene per le borsette griffate, per i vini e per i multipli in generale, ma per gli Old Master?

Un particolare della «Decollazione del Battista» (fine XVI-inizio XVII secolo) di scuola emiliana, stimato 6mila-8mila euro e venduto per oltre 85mila
Simone Facchinetti |

L’essere umano è tendenzialmente pigro, non ama modificare i propri comportamenti abituali, a meno che non sia costretto a farlo. Durante l’era Covid le aste online sono sembrate l’unica soluzione per non interrompere il mercato dell’arte. Poi lentamente le cose sono tornate alla normalità, ma le case d’asta hanno continuato a puntare sull’online: andrà bene per le borsette griffate, per i vini e per i multipli in generale, ma per gli Old Master?

I collezionisti di quadri antichi sanno perfettamente che ogni opera è unica e irripetibile, quindi va necessariamente esaminata dal vero. Inoltre l’asta, da che mondo è mondo, è una complessa liturgia che prevede una serie di comportamenti codificati, non ultimo quello di apparire. L’ultima tornata di Christie’s «Old Master Paintings and Sculpture» a New York (online dal 27 settembre al 7 ottobre) è stata una mezza catastrofe. Oramai sta passando l’idea che nelle aste online sono ammassati gli articoli di seconda scelta, le opere di bottega, dei seguaci, quelle attribuite, in una parola le croste.

Sui 111 lotti dell’asta newyorkese ben 54 declinavano le voci «follower», «school», «circle», «studio», «attributed to». Sul numero totale dei lotti proposti 46 sono andati invenduti. Pochissimi gli spunti interessanti, nella maggior parte dei casi i lotti sono stati aggiudicati sotto la stima. D’altronde è evidente che se organizzi un’asta online con materiale scadente non puoi infilarci opere che superano le stime di 30, 50 o perfino 100mila dollari. Infatti, sopra questi valori si sono concentrati quasi tutti gli invenduti.

Forse Christie’s sarà costretta a rivedere le proprie politiche, anche se l’essere umano è tendenzialmente pigro… In Italia Pandolfini ha celebrato, lo scorso 12 ottobre, l’asta «Arcade. Dipinti dal XV al XVIII secolo». Duecentodue lotti di qualità medio-bassa ma di prezzi molto contenuti, con diversi ospiti d’onore che si sono presentati sotto mentite spoglie. Il lotto più promettente, almeno stando a chi se l’è conteso, recava il numero 136: «La decollazione del Battista» (nella foto), di scuola emiliana, fine XVI-inizio XVII secolo, stimato 6mila-8mila euro e venduto per oltre 85mila.

Io avrei puntato sugli «Studi di vecchi» (titolo infelicissimo) presentati come Scuola lombarda del XVIII secolo (lotto 177), se non altro perché è un raro bozzetto di Andrea Pozzo (1642-1709), preparatorio per alcune sue composizioni conosciute. Ma chi ama più i vecchi?

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