L’età barbarica di Matisse

Susanna Paparatti |

Roma. Sono stati necessari tre anni di lavoro per organizzare la mostra «Matisse. Arabesque», aperta dal 4 marzo al 21 giugno alle Scuderie del Quirinale, che sottolinea da un lato il fascino che l’Oriente, conosciuto dal pittore francese (1869-1954) durante numerosi viaggi, ebbe nel suo lavoro, dall’altro la rivoluzione che egli operò sulla superficie e lo spazio, quasi fosse scenografo delle sue stesse raffigurazioni, composte con meticolosa cura fra le pareti dello studio. «Di Matisse mi ha sempre colpito la bidimensionalità degli spazi sulla tela, spiega Ester Coen, curatrice della mostra, affiancata dal comitato scientifico composto da John Elderfield, Remi Labrusse e Olivier Berggruen. Quando le Avanguardie lavorano alle destrutturazioni e alle deformazioni, lui è interessato agli arabeschi, ai tessuti, ai modelli di arte barbarica». Ed è proprio per illustrare al meglio il rapporto fra
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