L’estetica della contemplazione di Ettore Frani

Nella Galleria San Fedele una trentina di dipinti e disegni accostati a Morandi, Ferroni, Kiarostami e Cattaneo

«Il dono» (2020-23) di Ettore Frani
Ada Masoero |  | Milano

Il primo importante riconoscimento per Ettore Frani (Termoli, 1978) è giunto nel 2010 quando, a Milano, ha meritato lo storico Premio Artivisive San Fedele. Altri se ne sarebbero aggiunti e ora, dopo una fitta storia espositiva, è proprio la Galleria della Fondazione Culturale San Fedele di Milano a presentare, dal 7 novembre al 13 gennaio 2024, il suo lavoro nella personale «Di polvere e luce. Ettore Frani in dialogo con Cattaneo, Ferroni, Kiarostami, Morandi», curata da Andrea Dall’Asta SJ, che della Galleria è il direttore.

Una trentina i dipinti e i disegni di Frani scelti per questa rassegna, costruita con Archivio Fotografico Enrico Cattaneo, Galleria Ceribelli di Bergamo, Galleria Giampaolo Abbondio di Todi e diversi collezionisti, che è arricchita dal dialogo con un disegno e tre grafiche di Giorgio Morandi, sette opere di Gianfranco Ferroni, una decina di fotografie della serie «Morandiane» di Enrico Cattaneo e una fotografia su tela di Abbas Kiarostami.

Spiega il curatore: «Per Frani la tecnica ha una forte valenza simbolica: utilizza una tavola laccata bianca, liscia, completandola con una finitura lucida o opaca. Interviene poi con velature, utilizzando il colore a olio “nero avorio” e, grazie a minimi strati di colore, raggiunge una gradazione di mezzitoni fino a conquistare il nero assoluto. Non dipinge mai le zone che devono conservare il massimo grado di luce, lasciando la superficie del fondo intatta. La luce degli oggetti o dei paesaggi risulta così riaffiorare dal fondo, per sciogliersi nello spazio. Frani fa emergere gli oggetti dallo sfondo bianco, da una luce che si fa materia, in quanto noi stessi veniamo dalla luce. Nelle sue ultime opere l’artista cerca di catturare il venire alla luce delle cose fino a polverizzare le immagini, cercando di restituire il momento in cui la luce assume una forma, facendosi “materia”».

Quanto alle opere di confronto, Andrea Dall’Asta SJ aggiunge: «Se Giorgio Morandi costruisce attraverso semplici oggetti delle architetture di luce, Enrico Cattaneo riprende i suoi soggetti trasformandoli in presenze fantasmatiche, inafferrabili. E se Ferroni ci consegna spazi sacri trasfigurando nella luce oggetti della vita quotidiana, Abbas Kiarostami ci immerge in spazi luminosi e in un silenzio avvolto dal mistero. Questa mostra intende promuovere un’estetica della contemplazione, contro la tendenza prevalente di un’estetica del consumo».

© Riproduzione riservata «L’opera del pittore» di Ettore Frani
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