L’essenza poetica del Macba: postcoloniale, trasversale, intergenerazionale

Quaranta nuove opere (compresi i giovani artisti catalani) nel Museu d’Art Contemporani de Barcelona rivoluzionato dalla nuova direttrice Elvira Dyangani Ose

Una veduta del nuovo allestimento «Preludio. Intenzione poetica», Macba, Barcellona, 2022. Foto Miquel Coll «Lines in the Sand» (2002) di Joan Jonas, Barcellona, Macba, 2022. Foto Miquel Coll «Vitrines CMYK» (2011) di Ignasi Aballi, Barcellona, Macba, 2022. Foto Miquel Coll Una veduta del nuovo allestimento «Preludio. Intenzione poetica», Macba, Barcellona, 2022. Foto Miquel Coll
Roberta Bosco |  | Barcellona

A un anno dalla sua nomina a direttrice del Museu d’Art Contemporani de Barcelona (Macba), Elvira Dyangani Ose ha presentato la sua prima visione della collezione. Intitolata «Preludio. Intenzione poetica», interrompe il consueto allestimento cronologico o tematico per «disarticolare la drammaturgia del museo e permettere alle opere di parlare con voce propria» afferma Dyangani, che ha selezionato 127 opere e 88 libri d’artista.

Postcoloniale, trasversale, intergenerazionale e con una massiccia presenza di opere femminili, questo primo allestimento della collezione, che durerà fino alla fine del 2024, fa onore al suo titolo: è soprattutto un’intenzione, un insieme di opere senza dubbio interessanti, ma che non riescono a produrre un’esperienza davvero «trasformativa». È una bella mostra, ma di quelle che non ti restano in mente e la responsabilità non è delle opere, ma della curatrice, che avrà modo di rifarsi presto, visto che ha optato per un allestimento dinamico con sostituzione di pezzi ogni sei mesi.

«L’idea è trasformare la narrazione iniziale e configurare una mostra vivace e dinamica», afferma ancora Dyangani. Ci sono anche opere «in itinere» come il muro che Luz Broto sta costruendo dall’atrio al secondo piano del museo e lavori che richiedono l’interazione dei visitatori come «Updated» di Pep Durán, che deve essere calpestato in una metafora della necessità che il pubblico intervenga nel processo artistico.

Al di là di quanto detto, la vera novità è che per la prima volta, grazie agli aiuti post Covid-19 della Municipalità, la collezione del museo apre le porte ai giovani artisti catalani (tra gli altri Núria Güell, Mar Arza, Fito Conesa, Teresa Estapé, Mireia Sallarés, Tere Recarens, Joan Morey e Pedro Torres), saldando così in parte un vecchio debito con la creazione locale. Grazie a queste acquisizioni la collezione ha ricevuto nell’ultimo anno 40 nuove opere. Con la direzione di Elvira Dyangani Ose il Macba sembra avere ritrovato una certa stabilità e il ritorno alla normalità dopo la pandemia ha favorito la crescita dei visitatori e anche del budget, che ora arriva a quasi 13 milioni.

Nonostante le lamentele degli abitanti del quartiere che si oppongono, anche il progetto di ampliamento sembra avanzare secondo i tempi previsti. Quando lo scorso novembre alcuni residenti hanno fatto irruzione nel convegno su «Musei e sostenibilità» gridando «Abbasso gli speculatori» e «No all’espansione del Macba», la direttrice ha cercato di calmarli assicurando che non si tratta di un progetto aggressivo, ma che riconvertirà il museo in «un luogo da vivere», estendendo la piazza fin all'interno dell’atrio, a cui si potrà accedere gratuitamente.

«Non si possono togliere quasi mille metri quadrati di spazio pubblico al quartiere», dicono i portavoce della piattaforma contro l’ampliamento, ma Dyangani assicura che il museo non vuole escludere nessuno e per dimostrare al quartiere le sue buone intenzioni, questo mese lancerà il «Mobile Garden», un giardino ambulante nel Convent dels Angels (annesso al museo progettato da Richard Meier). Destinato a progetti comunitari autogestiti, sarà diretto da Recetas Urbanas, la piattaforma creata dall’architetto Santiago Cirugeda con l'obiettivo di sanare il divario tra architettura, urbanistica e cittadinanza.

Nel 2023 il Macba organizzerà mostre dell’artista marocchina Bouchra Khalili, della brasiliana Laura Lima, della statunitense Nancy Holt, dell’algerina Lydia Ourahmane e del barcellonese Daniel Steegmann Mangrané.

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