L’epopea dei Sassoon, i Rothschild dell’Est

Il Jewish Museum racconta le vicende di quattro generazioni di una dinastia che ha fatto la storia del collezionismo

«Aline de Rothschild, Lady Sassoon» (1907), di John Singer Sargent. Cortesia Houghton Hall Collection | used by permission Artefact / Alamy Stock Photo
Viviana Bucarelli |  | New York

L’epopea della famiglia Sassoon, nota come «I Rothschild dell’Est», è leggendaria. Originari di Baghdad, all’inizio dell’800 si trasferirono in India per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei, poi in Cina e infine in Inghilterra. La ricchezza e la generosità di Sassoon ben Salih (1750-1830) fu leggendaria: fece costruire scuole, orfanotrofi, ospedali e musei.

Durante la seconda guerra mondiale circa 18mila ebrei trovarono rifugio a Shanghai: Sir Victor Sassoon fu tra i principali finanziatori dell’operazione e tra i più attivi collaboratori dell’International Committee for European Immigrants. Dal 3 marzo al 13 agosto una mostra del Jewish Museum racconta la storia di quattro generazioni di Sassoon, tra l’impero che costruirono nel commercio, la passione per l’arte e l’impegno civico, ripercorrendo anche la storia della loro collezione e il ruolo svolto dai vari componenti della famiglia nella sua formazione.

Fondamentale quello di alcune donne, tra cui Rachel Sassoon-Beer, prima donna in Gran Bretagna a dirigere due quotidiani, «The Sunday Times» e «The Observer». Sono esposte oltre 120 opere tra dipinti, arte cinese, manoscritti e oggetti legati ai rituali e alla tradizione religiosa ebraica, appartenute alla famiglia e ora di proprietà di prestigiose collezioni internazionali. Tra i vari capolavori, dipinti di Thomas Gainsborough e Jean Baptiste Camille Corot, John Constable, Pieter Paul Rubens, diversi ritratti di John Singer Sargent di alcuni componenti della famiglia.

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