L’effetto ArtVerona sull’intera città

Le mostre collaterali durante la fiera tra centro e periferia, gallerie e palazzi privati che aprono per lasciar spazio a mostre e progetti

«La Rotonda», Esterno (n.1) di Gabriele Basilico, 2006 © Cortesia Fondazione Cariverona
Camilla Bertoni |  | Verona

Dopo un anno di assenza, ritorna ArtVerona (15-17 ottobre). E si genera nuovamente l’onda d’urto che diffonde l’arte contemporanea per le strade di una città che, così carica di storia e di bellezza, sembra essere un po’ refrattaria ai linguaggi dell’oggi. Eppure qualcosa si muove nella Verona che John Ruskin aveva nel cuore con le sfumature calde dei marmi e del cotto.

Due nuovi spazi sono stati aperti per l’arte contemporanea. Uno è quello del radiologo e collezionista trentino Mauro De Iorio: accanto al nuovo centro medico in via del Commercio, nella Zai, De Iorio ha voluto mettere a disposizione, dei pazienti e di chiunque sia interessato, la sua raccolta, disponendola negli spazi di una vecchia segheria restaurata (progetto Arteco).

In altra zona periferica, via Mantovana 83, ha aperto Habitat 83 che fino al 7 novembre ospita la mostra «Gesto, movimento, militanza», a cura di In Habitat, con opere di Salvatore Mancini, Elliott Erwitt, Lara Favaretto, Collettivo Plurale, Jacopo Mazzonelli, Jahfis Quintero. Conclusa l’esposizione, resa possibile dai prestiti di Spazio Cordis e Agiverona, lo spazio espositivo si prepara ad accogliere altri progetti mentre si sta allestendo una biblioteca pubblica di arte contemporanea, l’unica in città.

L’arte al centro
In centro sono fiorite le iniziative temporanee. «Una Porta sul Fiume» di Costas Varotsos e Herbert Hamak alla settecentesca Dogana d’acqua nel quartiere Filippini (fino al 23 ottobre, a cura di Studio la Città in collaborazione con Giorgio Persano di Torino, Museo di Castelvecchio e Canoa Club di Verona) segna l’ingresso in questo nuovo mondo.

Il Museo di Castelvecchio, che con le sue origini medievali dialoga con il magistrale intervento architettonico di Carlo Scarpa degli anni ’60, ospita in questo fine settimana di ArtVerona le performance di tre artiste, a cura di Claudia Santeroni e Maria Marzia Minelli: quella di Marijke De Rooversarà venerdì 15 ottobre alle 20.15, SAGG Napoli sabato 16 ottobre alle 10 e, infine, Sophie Jung domenica 17 ottobre, sempre alle 10.

La Galleria d’Arte Moderna Achille Forti a Palazzo della Ragione ha scelto di mettere in mostra il backoffice del lavoro che sta dietro il sostegno con la pedagogia dell’arte contemporanea, impegnando gli allievi dell’Accademia di Belle Arti nel restauro dell’installazione «A e Z aspettano l’amore» di Alik Cavaliere e in un calendario di incontri. Parte del progetto Level 0 di ArtVerona per la promozione dei giovani artisti, la Gam ha anche esposto (fino a settembre 2022) nella settecentesca Cappella dei Notai l’opera di Andrea Carpita «Blue Traveler» vincitore del premio Level 0 2020.

Palazzi (ri)aperti
L’arte riapre palazzi purtroppo privatizzati: per soli cinque giorni (15-19 ottobre) il piano terra dell’ex Palazzo delle Poste di piazza Viviani torna a essere il Salone degli sportelli e spazio pubblico con «Blast. Estetiche della violenza tra immagine, video e documento» ideata e curata da Jessica Bianchera e Marta Ferretti insieme a Giulia Costa, promossa da Urbs Picta.

Un progetto complesso e articolato, dove è riduttivo dire che autori provenienti da diversi contesti culturali «raccontano la violenza». Dai vecchi sportelli postali ci si affaccia su schermi che permettono di conoscere la genesi di archivi, dall’Olanda alla Turchia ai movimenti migratori, tra documento e narrazione. Il grande schermo centrale è una sequenza di lavori che si muovono tra ricerca formale e informazione sul tema della violenza e sulla sua manipolazione mediatica, a dimostrazione dell’importanza dell’arte come vettore di analisi, riflessione e crescita culturale.

Palazzo Orti Manara (edificio neoclassico del 1784 progettato da Luigi Trezza in corso Porta Palio, 31) viene aperto al pubblico dal 16 al 31 ottobre con la mostra «Ciak collecting: collezionismo italiano attivo», a cura di Irene Sofia Comi: si raccontano in otto micromostre le scelte di otto collezionisti italiani (Seven Gravity Collection, GRID by Eddy Merckx Curating, Associazione Barriera, Fondazione Coppola, DucatoPrize, Cascina IDEA by Nicoletta Rusconi Art Projects, Gerry Bonetti e Viaindustriae) attraverso una selezione di cinquantacinque artisti e una sessantina di opere. Scelte che restituiscono l’identità culturale e la visione di ciascun collezionista e la sua opera di sostegno verso le nuove sperimentazioni.

Nella sede di Fondazione Cariverona in Palazzo Pellegrini la mostra fotografica «How Many Landscapes», a cura di Carlo Sala in collaborazione con Urbs Picta, resta visitabile fino al 12 dicembre. Le foto di Gabriele Basilico e Francesco Jodice, appartenenti alla collezione Cariverona, entrano in dialogo con altre letture del paesaggio secondo le visioni di Paola De Pietri, Silvia Mariotti, Filippo Minelli, Alessandro Sambini, Alberto Sinigaglia, Davide Tranchina e Jacopo Valentini.

Nelle gallerie
Sul fronte gallerie, Artericambi (via Leida 6/a, Zai) ospita la mostra «Déladelmur» (fino al 30 novembre) frutto del sodalizio artistico tra Donata Lazzarini e Bruno Muzzolini presentata da Maria Rosa Sossai che incontrerà il pubblico l’8 novembre alle 18. Da Spazio Cordis «Defence» è la personale di Simona Andrioletti, a cura di Jessica Bianchera, da Marcorossi Artecontemporanea (via Garibaldi 18) c’è il nuovo ciclo di foto di Rune Guneriussen, alla Giarina (Interrato Acqua morta 82) «Diario pubblico» di Francesco Garbelli a cura di Francesca Di Giorgio e allo Studio la Città (lungadige Galtarossa 21) i «Codici» di David Simpson, a cura di Marco Meneguzzo, e «Confuse me for someone who gives a f*%k» di Arthur Duff.

Due le proposte in via XX Settembre, nel quartiere di Veronetta: da Fonderia 20.9 al civico 67/a espone la giovane fotografa messicana Valeria Arendar per la mostra «Two times Mary» (fino al 30 ottobre) in collaborazione con PhMuseum, primo museo online dedicato alla fotografia. Da Isolo 17, al civico 31/b, «Dell’origine e delle sue variazioni», bipersonale di Serena Gamba e Alessandro Gioiello, a cura di Silvia Concari (fino al 28 novembre). Infine si parla di «Pittura, vibrazione e segno. 60 anni di ordinaria casualità» per la mostra a cura di Matteo Galbiati da Kromya Art Gallery in centro, via Oberdan 11c.

Nel frattempo, a Valeggio sul Mincio…
Infine si può approdare a Valeggio sul Mincio, una manciata di chilometri fuori Verona verso Mantova, dove, in un’ala dismessa di Palazzo Guarienti (via Murari 27), undici artisti partecipano a «Nel Frattempo #2 – Meanwhile» da un’idea di Lucio Pozzi a cura di Arthur Duff (fino al 31 ottobre, aperto venerdì 15 ottobre e poi ogni sabato e domenica dalle 10 alle 18). Un abbinamento tra gli spazi non restaurati del settecentesco palazzo, con le sue crepe e gli intonaci scrostati, e opere contemporanee di Aldo Grazzi, Yuying Lai, lo stesso Arthur Duff, Lorenzo Maqced, Giorgia Severi, Luca Marignoni, Giuliano Vaccai, Qing Qu, Giulio Malinverni, Roberto Pugliese e Jared McNeill. «Una mostra sulle connessioni tra gli artisti, scrive Duff, e su come tali connessioni possono genere significato».

© Riproduzione riservata «Cesare Mattei #1» (2021) di Davide Tranchina. Cortesia l’artista e Galleria Studio G7, Bologna Un frame da Videotapestry (2021) di Manuel Gardina «Una Porta Sul Fiume» di Costas Varotsos e Herbert Hamak. Cortesia Studio La Città, Foto Michele Alberto Sereni
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