L'Avvento nell'arte italiana | 6 dic

San Nicola di Bari all’origine della leggenda di Babbo Natale

Corrado Giaquinto, «San Nicola di Bari placa la tempesta» (particolare). Bari, Pinacoteca metropolitana Corrado Giaquinto
Alessandro Agresti |  | Bari

Non a tutti è noto che la figura di Babbo Natale si origina da quella, storica e documentata dalle fonti, di San Nicola, detto «di Bari» perché nella Basilica pugliese è la sua sepoltura (d’altronde è anche il patrono di quella cittadina). In realtà il religioso visse tra III e IV secolo avanti Cristo e nacque a Patara di Nicia, per poi trasferirsi a Myra, situata nell’attuale Turchia, dove prese i voti come sacerdote e da dove iniziò la sua opera di evangelizzazione.

Subì le persecuzioni durante l’impero di Diocleziano, venne imprigionato e poi liberato da Costantino in persona, una volta che il cristianesimo divenne religione ufficiale. E proprio dall’Oriente è partito il suo culto: a Costantinopoli gli furono dedicate ben venticinque chiese e tramite biografie redatte sia in greco che in latino la sua fama si diffuse fino all’Italia.

La popolarità del santo è legata al fatto che i suoi miracoli più famosi riguardarono bambini o adolescenti: da qui la sua trasformazione nella figura di babbo natale, che non casualmente in alcuni paesi ha proprio gli attributi del vescovo, quale era Nicola. Celeberrima la resurrezione dei tre fanciulli che vennero barbaramente uccisi da un macellaio per poi rivenderne le carni; altrettanto nota (e molto rappresentata nella Storia dell’Arte) la storia delle tre doti in oro donate ad altrettante fanciulle per evitare che venissero avviate alla prostituzione dal padre.

In questa mirabolante tela di Corrado Giaquinto (modello per una tela licenziata nel 1746 per la chiesa romana di san Nicola dei Lorenesi, oggi perduta) è invece raffigurato il momento in cui il santo salva dei pescatori da un naufragio causato dall’intervento del demonio. Apparso sotto le sembianze di una donna, chiese a dei marinai di portare un unguento fino a Bari e di cospargerne il contenuto sulle pareti, stratagemma congeniato al fine di far crollare la Basilica.

Compresa la macchinazione, e gettato il contenuto in mare il maligno, per vendetta, scatenò una tempesta che rischiava di travolgere l’imbarcazione: invocato, san Nicola non solo placò i venti ma si racconta che aiutò gli uomini sulla nave là dove ce n’era bisogno, come se fosse un membro dell’equipaggio. Giaquinto coglie il momento in cui il mare si sta calmando e sta per tornare il sereno, con l’Immacolata Concezione che appare tra le nubi portata da un nugolo di putti giubilanti, mentre la solenne figura del vescovo incede sulle acque: e congegna una macchina figurale di forte impatto visivo, tutta forme frastagliate e colori trasparenti come pietre semipreziose che riflettono scintillando la luce, creando una vera festa per gli occhi nella perfezione di forme incorrotte.

La capacità di padroneggiare una composizione con numerose figure dalla quale risulta una raffigurazione fastosa, improntata a un edonismo quasi «pagano» nella sua scoperta piacevolezza espositiva, palesa anche l’altissima perizia tecnica di Corrado Giaquinto, che fu uno dei più abili decoratori del suo tempo.

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