L'Avvento nell'arte italiana | 29 nov

L'albero di Jesse nella ex-chiesa di San Marco a Vercelli

L'albero di Jesse nella ex-chiesa di San Marco a Vercelli
Arabella Cifani |  | Vercelli

È cominciato l’Avvento, tempo di attesa del Natale. Il Giornale dell’Arte desidera offrire, in un periodo d’inquietudine e disagio, un piccolo conforto visivo attraverso la bellezza del patrimonio artistico italiano. Ogni giorno, fino al 24 dicembre, un gruppo di qualificati storici dell’arte proporrà un’opera d’arte riferita all’Adventus e alle tematiche collegate, conservata in un luogo del nostro Paese abitualmente accessibile al pubblico. Una breve descrizione commentata, relativa all’iconografia o al significato più ampio nella cultura cristiana, accompagna la riproduzione dell'opera. [A.A.]

Al primo giorno dell’Avvento ben si addice la celebre profezia di Isaia:

«Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore» (Isaia 11, 1-2).

La profezia si riferisce a un re biblico, Jesse, padre di re Davide e antenato di Gesù. Poco si sa di lui. Sarebbe stato capo del Sinedrio e predicatore della Torah, uomo molto virtuoso. Il mondo medioevale cristiano, interessato alla genealogia di Cristo, ne fu affascinato e lo mise letteralmente alla base di un albero fiorito, i cui frutti copiosi sono i re di Giuda, antenati di Cristo: al culmine della pianta stanno la Vergine Maria e il Bambino Gesù. Cristo è dunque il vero fiore della straordinaria pianta che esemplifica e rende visibile la promessa della venuta di un Salvatore, fatta da Dio ad Adamo ed Eva, e la minaccia al serpente nel giorno della cacciata dal Paradiso terrestre:

«Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Genesi 3, 15).

Anche Dante, nella celeberrima preghiera alla Vergine del Paradiso, scrive:

«Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore»

Il tema conobbe grande fortuna artistica in tutta Europa e anche in Italia e lo ritroviamo in affreschi, quadri, sculture e miniature.

L’affresco, qui presentato, è una delle splendide sorprese che l’arte italiana sa ancora donarci. La sua scoperta è avvenuta in tempi recenti, quando la ex-chiesa di San Marco a Vercelli è stata oggetto di un profonda ristrutturazione. L’edificio sacro fu eretto tra il 1349 e l’ultimo quarto del Quattrocento ed era in origine annesso al convento degli Eremitani di Sant’Agostino. Costituiva, insieme con San Paolo e San Francesco, uno degli esempi più belli del gotico a Vercelli, e in esso avevano sede cappelle e sepolture di alcune delle più illustri famiglie della città. Chiuso al culto nel 1799, sconsacrato nel 1802, fu deturpato gravemente, trasformato in un maneggio e poi in un mercato coperto. E’ stato da poco restituito alla comunità come sede di mostre.

Il grande affresco raffigura tortuosi rami d’albero, all’interno dei quali siedono i dodici re di Giuda in ricchi abiti e con cartigli che fanno riferimento alla venuta del Messia. In cima all’albero siede la Vergine con il Bambino in braccio. Probabilmente il dipinto si estendeva su tutta la parete, ma la parte inferiore è stata distrutta in epoca seicentesca per aprire una cappella, tagliando così la figura di Jesse da cui l’albero nasce. Datato all’ultimo ventennio del XV secolo, è opera di un artista ancora anonimo.

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