L'Avvento nell'arte italiana | 13 dic

La Santa Lucia di Caravaggio

«Seppellimento di Santa Lucia» del Caravaggio (1608). Siracusa, Chiesa di S. Lucia alla Badia
Raffaella Giuliani |

Dopo la sua avventurosa fuga da Malta, Caravaggio si rifugiò a Siracusa, ove gli fu commissionata la grande tela del seppellimento di S. Lucia, per la chiesa omonima, presso le catacombe ove la santa trovò sepoltura. E’ interessante notare che l’artista non rappresentò Lucia nel momento estremo del martirio, ma in un momento successivo, non meno drammatico, quello appunto del seppellimento, che vede protagonisti in primo piano i corpi massicci di due rudi fossori, che spingono con vigore la vanga nel banco roccioso per scavare la fossa che accoglierà la santa. Il corpo esanime di Lucia, gettato a terra, serba ancora le belle forme giovanili, pur nello scempio della morte violenta, cui allude il taglio ancora sanguinante alla base del collo. Assistono al pietoso ufficio un affranto corteggio di confratelli di fede, tra cui spicca un giovane chierico dal rosso mantello e un vescovo con un’alta tiara.

Si è ritenuto per molto tempo che la scena fosse rappresentata in una delle latomie siracusane, le note cave della città greca. Studi recenti hanno invece ipotizzato che Caravaggio abbia collocato l’azione proprio nella sua effettiva cornice, ossia in una delle catacombe siracusane, o quella di S. Lucia, che però all’epoca dell’artista era poco praticabile, o quella di S. Giovanni. Secondo un’altra ipotesi, invece, lo sfondo della tela riprodurrebbe le arcate della cripta di S. Marciano (o Marziano), una delle più celebri memorie paleocristiane della città siciliana.

La martire Lucia, caduta a Siracusa al tempo della persecuzione di Diocleziano, ebbe una fortuna straordinaria nella venerazione popolare, non solo nell’ambito cattolico, ma anche nei paesi nordici, di tradizione luterana. Il suo nome l’ha legata indissolubilmente al concetto della luce, che apre gli occhi degli uomini e ne risana la vista, come la lampada delle vergini savie, che spesso l’accompagna nell’iconografia più antica, qui colta nella tavola di Pietro Lorenzetti. Dal legame esoterico con la luce e la vista, sarebbe sorta anche in un secondo momento, la leggenda che vuole che nel suo martirio le sarebbero stati strappati gli occhi, notizia assente nelle più antiche fonti agiografiche, che menzionano la decapitazione o piuttosto la iugulatio, martirio scelto anche da Caravaggio. Da questa tradizione seriore dipenderebbe l’iconografia della martire che reca su un piatto due occhi.

Peraltro un tempo, prima della riforma del calendario da parte di Gregorio XIII, il dies natalis di Lucia, il 13 dicembre, corrispondeva al solstizio d’inverno, e quindi, simbolicamente, la festività della santa segnava la fine delle tenebre e il progressivo ritorno della luce. Di qui la grande importanza del suo culto nei brumosi paesi del Nord Europa.

Ma è molto interessante il ruolo di Lucia in Dante. Jacopo, il figlio del sommo, racconta che il padre si sarebbe raccomandato alla santa per guarire da una grave affezione agli occhi, che per il troppo studio, apparivano appannarsi. L’esperienza della malattia degli occhi fu particolarmente traumatica per il poeta, tanto da costringerlo per lungo tempo al buio (Convivio, III, IX, 15), e forse fu proprio questa circostanza personale, ma al tempo stesso emblematica della vicenda umana, a determinare il legame così forte con la santa siracusana, che ritornerà diverse volte nella Commedia. Il poeta le assegna un ruolo fondamentale e altamente simbolico nei diversi passaggi della narrazione, rendendola tramite tra il piano celeste e quello terreno, sorgente di vera luce che permetterà a Dante di uscire dalle tenebre:

Venne una donna e disse: I' son Lucia
lasciatemi pigliar costui che dorme;
sì l'agevolerò per la sua via
(Purgatorio, IX, 55-57)

È proprio Lucia che si appella, su indicazione di Maria, a Beatrice perché accompagni il poeta nel Purgatorio:
Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t'amò tanto,
ch'uscì per te de la volgare schiera?
Non odi tu pietà del suo pianto?
Non vedi tu la morte che 'l combatte
Su la fiumana ove 'l mar non ha vanto?
(Inferno, II, 103-108)

Dante infine ritroverà Lucia, che mosse la tua donna, quando chinavi, a ruinar, le ciglia (Paradiso, XXXII, 137-138), presso la Vergine nella gloria dei Beati.

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