L’attualità di Agnetti

Una selezione di opere degli anni Settanta del saggista, scrittore, teorico e raffinato artista milanese in mostra nella doppia personale, tra Milano e Londra, di Cardi Gallery

«Gli eventi precipitano, Il vettore» (1974) di Vincenzo Agnetti
Ada Masoero |  | Milano-Londra

«Dimenticare a memoria»: questo l’ossimoro posto alla base del lavoro di Vincenzo Agnetti (Milano, 1926-1981), poeta, scrittore, uomo di teatro e artista visivo, esponente di primo piano del concettualismo o, come amava definirsi, «operatore culturale», che fu compagno di strada di Piero Manzoni ed Enrico Castellani nell’avventura della rivista «Azimuth» e nel vivace dibattito culturale che quella rivista uscita in due soli numeri, tra il 1959 e il 1960, innescò non solo in Italia.

Alludendo alle sue prime esperienze artistiche (perdute), dichiarava infatti: «Quello che ho fatto, pensato e ascoltato l’ho dimenticato a memoria: è questo il primo documento autentico», e con quell’asserzione voleva significare che in realtà tutto ciò che viviamo (proprio  come il «Libro dimenticato a memoria», sua celebre opera del 1970) si stratifica nella nostra memoria e di lì prende a generare nuovi significati.

«Tempo e memoria» sono dunque al centro della duplice mostra (questo il titolo) che Cardi Gallery gli dedica fino al primo settembre nelle sue due sedi di Milano e di Londra, all’interno del suo lavoro di riscoperta e di valorizzazione dei maestri italiani del secondo ‘900, di cui mette in luce i tratti di attualità.

Esposte opere degli anni ’70: Agnetti sospese infatti la produzione artistica tra il 1962 e il 1967, quando si trasferì in Argentina per occuparsi di automazione elettronica (definì quegli anni «periodo dell’arte no») e morì improvvisamente nel 1981. I lavori su feltro, le meridiane, gli assiomi esposti vertono tutti sul tempo e sulla memoria e sono accompagnati da alcune opere viste assai raramente.

A Milano, «Il Trono», a quattro mani con Paolo Scheggi, e «Gli eventi precipitano», presentati per la prima volta nel 1970 e nel 1975; a Londra, «Elisabetta I d’Inghilterra», proposta nell’installazione di «teatro statico», come lui l’aveva pensata.

© Riproduzione riservata «Paesaggio» (1971) di Vincenzo Agnetti
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