L'arte è viva, la Biennale è bon ton

L'opera di Alicja Kwade
Franco Fanelli |

Venezia. Christine Macel, curatrice della 57ma Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, ci ha fatto almeno due regali: ha riportato la mostra centrale a un numero ragionevole di artisti (120) dopo le convocazioni di massa delle ultime edizioni e ha restituito agli artisti la dignità dello spazio necessario a mostrare compiutamente ciò che hanno inteso esporre. Al Padiglione Centrale, ad esempio, sono tornate quelle che nelle Biennali d'antan si chiamavano «sale». A fronte di un numero così selezionato di artisti, tuttavia, ci si attendeva una mostra frizzante, varia e costellata di opere se non indimenticabili almeno necessarie a rendere onore a un titolo così impegnativo qual è lo slogan «Viva Arte Viva» scelto dalla Macel. Al contrario, nel Padiglione Centrale il ritmo sembrava sin troppo compassato nella simmetrica suddisione in due sezioni, corrispondenti a due dei nove
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