L’arte è un’industria: in Italia vale 3,78 miliardi di euro

Uno studio realizzato da Nomisma in collaborazione con Intesa Sanpaolo e promosso dal Gruppo Apollo illustra l’impatto economico della filiera dell’arte nel nostro Paese

Il ministro Dario Franceschini
Michela Moro |

L’arte italiana guarda al futuro con un atteggiamento più pragmatico del passato, cercando di sciogliere alcuni dei nodi che hanno spesso circoscritto il mercato italiano a una realtà meno internazionale e propulsiva di quanto possibile.

La ricerca «Arte: il valore dell’Industry in Italia», presentata a Roma la scorsa settimana, ha illustrato i principali numeri della filiera dell'arte italiana e il suo impatto economico sul Paese con una fotografia contemporanea e realistica che si misura con i contesti internazionali dai quali oggi è impossibile prescindere.
Lo studio è stato realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo dall'Osservatorio di Nomisma, società che da più di 35 anni ricerca sui temi dell’economia reale per imprese, associazioni e istituzioni pubbliche, e promosso dal Gruppo Apollo.

La presenza del Ministro della Cultura Dario Franceschini, primo interlocutore e al contempo principale motore dei possibili cambiamenti, ha avvalorato l’importanza di questa presentazione. Ha aperto i lavori l’avvocato Giuseppe Calabi, coordinatore del Gruppo Apollo, tavolo tecnico che riunisce i principali operatori della filiera dell’arte, dalle gallerie di arte moderna e contemporanea alle case d’asta italiane e straniere, dagli antiquari alle imprese della logistica, praticamente la voce dell’arte.

Calabi ha fornito lo scenario nel quale si è mossa la ricerca: un giro d’affari stimato intorno agli 1,46 miliardi di euro con un impatto economico complessivo di 3,78 miliardi, quindi con un moltiplicatore del 2,60. Ricordando che la filiera dell’arte include ben 36mila lavoratori, ha rilevato come nel periodo 2011-19 le imprese scomparse per diversi motivi siano state più di 900 tra moderno e contemporaneo e antiquari, e ha proposto tre punti fondamentali: la semplificazione delle norme, richiesta dall’80% degli intervistati, il necessario sostegno alle imprese e le agevolazioni fiscali.

Ha concluso osservando quanto siano necessarie in questo momento la sensibilità e la collaborazione del mondo politico per consentire all’Italia del dopo Brexit di sfruttare le opportunità che la situazione offre, e non lasciare campo libero in esclusiva ai più rapidi e agili Paesi vicini come la Francia. Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, ha illustrato la ricognizione di questa filiera polifonica e variegata, sottolineando l’indispensabile ruolo dei restauratori per tutelare la nostra eredità e portare anche vantaggi economici, per esempio generare indotto turistico assicurando l’affluenza di visitatori nel tempo.

Se i quartier generali delle case d’asta internazionali centralizzano e concentrano la propria offerta sull’arte moderna e contemporanea, si aprono in Italia nuove opportunità commerciali per le case d’asta nazionali. Diminuiscono le imprese, ma aumenta il fatturato di settore: nel 2019 le case d’asta hanno fatturato 88.770.000 euro con una variazione del +82,1% e le gallerie nell’insieme 279.054.000 euro con un +132,2% rispetto al 2011, a fronte di una diminuzione del -7,1 per le case d’asta e del -10,3% per le gallerie.

Nel 2021 4 imprese su 10 vedono crescere l’esigenza di credito che nel 2020 è cresciuta per il 33% delle imprese. Il 28% delle imprese italiane registra un fatturato tra 65mila e 200mila euro, il 18% tra uno e cinque milioni di euro, dove i rapporti con l’estero contano: le vendite a stranieri su territorio italiano sono state il 28% nel 2019, e il 25% nel 2020.

La logistica dell’arte è fulcro per i musei, ma non solo. 70 milioni di euro il valore del mercato nel 2019, una nicchia di valore nel più ampio settore della logistica (80 miliardi di euro) così ripartiti: 50 milioni di euro tra musei e fondazioni, 20 milioni di euro tra gallerie di arte moderna e contemporanea, case d’asta e, in misura minore, antiquari, mercanti d’arte e privati. Con la pandemia nel 2020 il crollo di fatturato per le imprese della logistica è stato tra il 70% e il 90%.

Le assicurazioni dell’arte: per quanto riguarda le polizze l’Italia, ai primi posti in Europa dopo Regno Unito, Germania e Francia, vale tre volte la Spagna, in un mercato assicurativo internazionale dell’arte che secondo le previsioni per il 2022 vale 2,3 miliardi euro. Il mercato dell’arte ha sofferto la cancellazione di fiere, biennali e mostre, e i volumi di scambio si sono contratti nonostante le vendite online, mentre le polizze assicurative dell’arte si basano su uno stock stabile, privato solo del circuito delle mostre, che rappresenta il 20-25% del mercato; l’uscita della Gran Bretagna potrebbe far emergere il ruolo prioritario di Parigi anche in ambito assicurativo.

L’indotto indiretto delle fiere italiane dell’arte (2019 e 2021) è stimato 68,1 milioni di euro. Nel 2021, in testa Mercanteinfiera-Autunno Parma con 14,8 milioni di euro, più 1,5 milioni di euro sul 2019. Seguono Miart a Milano con 9,10 milioni; Artefiera a Bologna con 8,70 milioni; Artissima a Torino con 8,62 milioni; Modenaantiquaria con 8,15 milioni e Biaf – Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze con 7,80 milioni che, ultima ma non ultima, per il prestigio internazionale è in grado di attrarre collezionisti e visitatori con alto potere di spesa.

L’investimento sostenuto complessivamente in scuole e università pubbliche e private per l’ampliamento delle competenze in ambito artistico è stato di 7,38 milioni di euro, guardando alle professioni di domani che richiedono una solida formazione storico artistica e attenzione al mercato, anche digitale; così nuove figure con competenze trasversali devono affiancare le professioni storiche.

L’accelerazione digitale richiede il coinvolgimento di professionisti ed esperti a supporto del manager culturale; tra gli obiettivi del 2022 ci sono quelli di non escludere il pubblico dei non addetti ai lavori, rafforzare l’efficacia dei contenuti digitali e la creazione delle professionalità dedicate alla comunicazione e alla promozione online, perché cresce il contributo del digitale alla generazione di fatturato.

Questa la fotografia, poi le dolenti note: il sistema fiscale e l’incertezza del quadro normativo frenano lo sviluppo dell’Industry in Italia. Su questo, in diverse forme, hanno ribadito richieste di snellimento delle procedure e abbassamento delle aliquote fiscali tutti gli interventi a seguire, siano stati Alessandra Di Castro, presidente dell'Associazione Antiquari d'Italia, e Filippo Lotti, ad Sotheby's Italia, o i successivi relatori della tavola rotonda «Tutela e valorizzazione del mercato dell'Arte, scenari e prospettive»: Lorenzo Casini, capo di Gabinetto del Ministero della Cultura (MIC); generale di Brigata Roberto Riccardi, Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale; Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi; Giuseppe Calabi, coordinatore del Gruppo Apollo; Mauro Stefanini, presidente dell’Associazione Gallerie Arte Moderna e Contemporanea; Sonia Farsetti, presidente dell’Associazione Nazionale delle Case d'Aste italiane; Antonella Crippa, art advisory & fair value, direzione Arte, Cultura e Beni storici Intesa Sanpaolo, e Alvise Di Canossa, presidente Logistica Arte. Tutti gli interventi sono stati franchi e vivaci sebbene l’aplomb fosse istituzionale: «Rivedere i sistemi normativi è necessario, ha detto Lorenzo Casini. Oggi vince chi è più veloce, non chi è più grosso».

Iva al 10% sull’importazione per allinearsi all’Europa, allargamento della soglia temporale, introduzione di soglie di valore realistiche, più vicine ai 15mila euro francesi che ai 13.500 italiani, applicazione chiara e uniforme delle norme esistenti, un passaporto digitale per le opere che favorisca gli acquisti, i prestiti all’estero come soft power della diplomazia italiana e una banca dati digitale delle notifiche sono stati argomenti ricorrenti, presentati anche in quest’occasione.

Il Ministro Franceschini non si è tirato indietro e ha osservato quanto questa ricerca offra un quadro organico e propositivo. Si è dimostrato disponibile a un cronoprogramma che «non può tornare lento dopo l’applicazione del Pnrr, che offre un grande spazio di crescita» e ad aprire un tavolo tecnico permanente con tutti gli operatori del Gruppo Apollo. Ha rimarcato come in passato il Ministero abbia considerato totalizzante la tutela dei beni artistici senza considerare il futuro, cosa ormai impossibile, che l’applicazione delle leggi dev’essere uniforme e senza interpretazioni personali anche quando non condivise, e disponibile sia all’introduzione di un passaporto per le opere sia favorevole a un’eventuale fiera dell’antiquariato al Sud. Una distesa apertura pubblica che ben fa sperare.

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