L’arte tra il visibile e l’invisibile di Gianni Pellegrini

Nella nuova sede romana del gallerista Rolando Anselmi un nuovo ciclo di dipinti del pittore trentino

«Profili» (2012), di Gianni Pellegrini. © Galerie Rolando Anselmi, Roma | Berlin
Silvano Manganaro |  | Roma

La galleria Rolando Anselmi, nella sua nuova sede romana (inaugurata a settembre dello scorso anno), presenta dal 14 gennaio all’11 marzo un nuovo ciclo di dipinti di Gianni Pellegrini dal titolo «Emersi».
Il pittore trentino, classe 1953, aveva già esposto da Anselmi a Berlino tre anni fa e poi in «Grand Opening», la succitata inaugurazione; ora ha la possibilità di mostrare in maniera ampia la sua ultima ricerca che, sebbene si collochi nel solco di quel minimalismo intransigente che lo ha sempre caratterizzato, apre a nuove prospettive, non immuni da suggestioni figurative che lo pongono al di là della pittura analitica ortodossa.

I nuovi quadri mostrano infatti tangenze superficiali che velano oggetti cromatici intravisti a distanza, facendoli emergere sotto forma di velature luminose, vibrazioni o impronte, sempre in tensione tra il visibile e l’invisibile.

Come scrive il curatore Gianluca Ranzi, l’oltre, nella pittura di Pellegrini «non riguarda più il segno o il mero effetto ottico, ma si dirige con ambivalenza da una parte verso un’acuta sensazione fisica di energia luminosa prorompente e frontale, dall’altra verso un’idea di tensione e di liberazione mentale, anche da intendersi come una più piena e raggiunta consapevolezza di sé e del proprio tentativo di dare un senso alle cose, anche attraverso la resa pittorica della loro invisibilità».

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