L’arte indiana fra locale e globale

Torna in presenza la 13ma edizione dell’India Art Fair, «che da sempre mostra la ricchezza e la diversità dell’arte indiana e del sud dell'Asia»

Un particolare di «Fragments» (2021) di Jaideep Mehrotra. Cortesia dell’artista e Tao Art Gallery
Elena Correggia |  | Nuova Delhi

Dal linguaggio astratto al figurativo, dal concettuale al digitale le molteplici espressioni del panorama artistico indiano si danno appuntamento all’India Art Fair di Nuova Delhi, dal 28 aprile al primo maggio. La 13ma edizione della manifestazione dedicata all’arte moderna e contemporanea del sud dell’Asia torna in presenza con 65 gallerie e 14 istituzioni e fondazioni non profit. «L’aspetto cruciale della fiera è sempre stato quello di mostrare la ricchezza e la diversità dell’arte indiana e del sud dell’Asia e dopo due anni di interruzione siamo entusiasti di tornare con un format in presenza, per celebrare l’incredibile forza, la resilienza e il dinamismo della scena artistica di quest’area», afferma Jaya Asokan, direttrice dell’India Art Fair.

Fra le gallerie della sezione principale spiccano nomi affermati come Vadehra art gallery, Nature Morte, Dag, Gallery Espace, Blueprint12 di Nuova Delhi, Jhavery contemporary e Tao Art gallery di Bombay, Experimenter ed Emami Art di Kolkata e Archer Art gallery di Ahmedabad. In fiera è possibile scoprire artisti emergenti avvicinabili con opere a partire da 350-400 euro per arrivare ai lavori da qualche centinaia di migliaia di euro per i maestri più riconosciuti.

Non mancano presentazioni monografiche curate dalle singole gallerie, e sezioni tematiche come «The Studio», dove l’arte si unisce alla tecnologia con un display interattivo in realtà aumentata, un’installazione dell’associazione Khoj International Artists’ sull’inquinamento urbano e un’installazione di luci e ombre di Tapan Moharana.

E ancora «Platform», incentrata sulle forme d’arte indiana tradizionale, dai dipinti Madhubani di Santosh Kumar Das e opere Gond di Jangarh Singh Shyam, che hanno contribuito a diffondere verso un ampio pubblico la conoscenza delle forme d’arte locali, alle maschere Bhuta di bronzo fino ad opere provenienti dalla costa del Kerala e del Karnataka. Ma l’attività della fiera va oltre i quattro giorni di esposizione, per estendersi alle storie e ai video che animano il sito web e alle attività che si svolgono tutto l’anno, come Iaf Parallel programme di mostre ed eventi che si svolgono in varie città.
«Smoke» (2021) di Sudhir Patwardhan. Cortesia di Vadehra Art Gallery
«Negli anni abbiamo visto un crescente interesse sia in India sia all’estero per le tradizioni indiane ancora attuali, prosegue Asokan. E assistiamo anche a un fiorire di collezioni di arte tradizionale e popolare indiana. Possiamo citare, ad esempio, la collezione della Devi Art Foundation di Delhi, il nuovo museo di arte e fotografia a Bengaluru, che conserva l’ampia collezione di Abhishek Poddar, la collezione Crites, gestita dallo storico dell’arte Mitch Crites, e il Mithila Museum a Tokamachi, in Giappone, che custodisce alcune opere eccezionali delle regioni indiane di Gond, Warli e Mithila».

Quanto ai linguaggi artistici oggi prevalenti, Asokan afferma che «mentre gli artisti modernisti erano più aderenti allo stile e all’impostazione che emergeva dai movimenti artistici chiave del tempo e dall’educazione artistica ricevuta a scuola, gli artisti di oggi esprimono una voce nuova nel riflettere in modo originale e fuori dagli schemi su un’ampia gamma di tematiche contemporanee, dal genere e la sessualità alla salute mentale, alla sostenibilità. Vediamo una convergenza del mondo orientale e occidentale nella loro estetica, probabilmente un effetto della globalizzazione e dell’aumento degli scambi culturali».

Fra gli artisti indiani oggi particolarmente in auge la direttrice di Indian Art Fair cita Amrita Sher-Gil, F.N. Souza, S.H. Raza, Tyeb Mehta, V.S. Gaitonde e Zarina Hashimi, artisti modernisti che hanno raggiunto vendite importanti all’asta in tempi recenti, insieme con autori contemporanei quali, ad esempio, Atul Dodiya, Shilpa Gupta, Sudharshan Shetty e Thukral&Tagra.

Si sta inoltre espandendo a livello geografico l’interesse per l’arte contemporanea in India, come dimostra la gamma di espositori in fiera quest’anno: «La crescita della popolazione e della ricchezza stanno facendo aumentare la passione per il collezionismo in molte città indiane, oltre ai tradizionali centri di Nuova Delhi e Bombay. È notevole vedere nuovi partecipanti da città come Kolkata, Ahmedabad, Pune, Bengaluru, Chennai e Hyderabad», conclude la direttrice.
«Untitled. Portrait» (1961) di F.N. Souza. Courtesy of DAG

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Elena Correggia