L’arte finanziata con gli oppioidi

La Serpentine Sackler Gallery a Londra
Cristina Ruiz |

New York. I musei fondati dalla famiglia Sackler hanno reagito con apparente indifferenza a un’inchiesta pubblicata sul «New Yorker» lo scorso ottobre, in cui si leggeva che la fonte della riccheza della famiglia deriva in gran parte dalla vendita del farmaco Oxycontin, un oppiaceo che crea dipendenza.

I Sackler hanno una lunga e illustre storia di filantropia negli Stati Uniti, nel Regno Unito e altrove. Le loro donazioni ai musei hanno permesso la costruzione di nuovi edifici e sezioni, l’apertura di nuove gallerie, la sovvenzione per nomine di direttori e curatori e molto altro. «Il loro nome è considerato un modello di buon operato, ma alla fin fine si sono fatti una fortuna a spese di milioni di persone che sono ora dipendenti dal loro oppiaceo.

È sconvolgente
», dichiara al «New Yorker» Allen Frances, ex preside di Psichiatria alla Duke University School of Medicine. L’attività
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