Pietro Di Loreto, curando una recentissima (ottobre 2018) pubblicazione nella quale sono raccolti scritti di storia dell’arte, di musicologia, di letteratura e di storia in onore di Claudio Strinati (nella foto), le ha dato un titolo illuminante: L’arte di vivere l’arte (Edizioni Etgraphiae). Questo significa che Claudio, come dicono i francesi, sia un bon vivant? Lo escludo: infatti, se anche tale circostanza corrispondesse al vero, «non penso tuttavia che sia decenza spiattellarla», come dice Amleto a Polonio nel II Atto della tragedia shakespeariana.
L’arte di vivere l’arte per Claudio Strinati è la capacità straordinaria, sempre alimentata e nutrita, di fare dell’arte il motore della sua vita. Rammento quando, oltre quarant’anni orsono, insieme a Italo Faldi, mi recai per la prima volta a casa sua. L’abitazione di Claudio e della moglie Anna era letteralmente tappezzata di libri; sopra i libri erano attaccati dei quadri; accanto ai libri, vi erano dischi e nastri, «circa seimila», mi venne confidato.
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