L’Arengario è l’album di JR
L’artista francese, con il suo progetto sulle facciate dell’Arengario, dà voce agli anziani che più di tutti hanno pagato il duro prezzo della pandemia

A Firenze nel 2021 (pieno lockdown, tutti blindati in casa e musei chiusi), con uno dei suoi mega collage fotografici, JR (Jean René, nato a Parigi nel 1983) aveva aperto uno squarcio illusorio sulla facciata di Palazzo Strozzi per permettere di entrare, almeno idealmente, all’interno di uno spazio museale. Prima però, a Parigi, aveva fatto «sprofondare» in una voragine, con uno dei suoi mirabolanti effetti ottici, la Piramide del Louvre, e in seguito aveva «scavato» un canyon che sembrava inghiottire la Tour Eiffel.
Installazioni-choc, quelle, che gli hanno guadagnato una fama mondiale, ma la sua vera vocazione è l’arte partecipativa, cui dal 2011, vinto il TED Prize, si dedica con il progetto globale InsideOut, che, dopo molte città del mondo, giunge ora a Milano con un lavoro tutto italiano. Dal 31 gennaio al 14 febbraio le facciate dell’Arengario, sede del Museo del Novecento, e della torre gemella (destinata a ospitare il suo ampliamento) 700 metri quadrati complessivi, in piazza Duomo, sono ricoperte da uno dei suoi mosaici di volti: mille ritratti di ospiti di Rsa (Residenze sanitarie per anziani) italiane, realizzati in collaborazione con Fondazione Amplifon all’interno del progetto «Ciao!».
Dal maggio scorso, per sei mesi, gli studenti del Corso di Fotografia dell’Accademia di Brera hanno visitato 40 Rsa italiane coinvolgendo gli ospiti, i cui volti entrano ora a far parte del macro-mosaico insieme ai ritratti di altri anziani dell’associazione ViviDown e della Comunità di Sant’Egidio, e a quelli di alcuni rifugiati ucraini accolti in Moldavia dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, in un progetto con Fondazione Amplifon. Dar voce agli anziani delle strutture sanitarie, che più di tutti hanno pagato per la pandemia, in termini di vittime e di isolamento totale dagli affetti, è l’obiettivo di questo progetto, che s’intitola «Ora tocca a voi», in una sorta di passaggio del testimone alle generazioni successive.