L’anticolonialismo al Museum Ludwig
Ottava tappa del progetto a lungo termine del museo di Colonia: è la volta di Paloma Ayala, Daniela Ortiz, Paula Baeza Pailamilla e Pável Aguilar

«Qui e Ora al Museum Ludwig. Interventi anticoloniali» è l’ottava tappa di una serie di mostre di un progetto a lungo termine che con cadenza annuale vede l’istituzione di casa impegnata in un processo di revisione e ripensamento di alcuni pezzi della propria collezione. L’allestimento aperto sino al 5 febbraio vedrà protagonista l’America Latina, focalizzando l’attenzione sulle tre artiste Paloma Ayala (1980), Daniela Ortiz (1985), Paula Baeza Pailamilla (1988), ospiti della collezione di arte contemporanea insieme al collega honduregno Pável Aguilar (1989).
È un’ennesima occasione per discutere anche nel mondo dell’arte del cosiddetto Sud globale cui fanno capo per definizione tutti quei paesi che hanno una storia di (neo)colonialismo e una struttura sociale e economica con grandi disparità in livelli di vita, speranza di vita e accesso alle risorse.
Tutte e quattro le posizioni interrogate offrono interessanti spunti per comprendere l’arte contemporanea del continente latino, decisamente su posizioni anticoloniali e politicamente impegnate: se la peruviana Ortiz combatte in prima linea la sua battaglia antirazzista mettendo in discussione la prospettiva macho-esoticheggiante dei suoi colleghi europei del passato, l’artista cilena-mapuche Pailamilla progetta performance e installazioni che mettono al centro il suo corpo come entità politica e sociale anticoloniale, mentre la messicana Ayala propone al pubblico di modificare le sue sculture di argilla e il sound-artist Aguilar si dedica alla critica dell’Espressionismo.
I loro lavori mostrano che le relazioni di potere esistenti nella società sono anche fra le opere del museo e ispirano quesiti sul suo domani: si può agire in modo anticoloniale dentro strutture coloniali, ad esempio in un museo con personale prevalentemente bianco?