L’album segreto di Ippolito Caffi

Recentemente rinvenuto dall’antiquario Paolo Antonacci in una collezione privata, contiene 16 acquerelli e disegni del giovane pittore

«Veduta di Trinità dei Monti con Villa Medici» (recto), di Ippolito Caffi
Francesca Romana Morelli |  | Roma

Di recente, in una collezione privata veneta, Paolo Antonacci ha rinvenuto un album contenente 16 fogli (quasi tutti del formato 240x330 mm) di mano di Ippolito Caffi (1809-66) e presumibilmente riconducibile al periodo giovanile del pittore bellunese sulla base della data «1841» apposta su una veduta. Dal 9 dicembre al 7 gennaio, nella Galleria situata in via Alibert 16/a, tutti i fogli sono riuniti nella mostra «Acquerelli e disegni di vedute romane e prospettive di Ippolito Caffi» ed esposti in modo da renderne visibile recto e verso.

«Si tratta di un album molto interessante, spiega l’antiquario, in quanto non soltanto Caffi dipinge ad acquarello e a seppia vedute di Roma, di Napoli e paesaggi veneti, ma su ciascun verso dei fogli studia prospettive architettoniche, rare a vedersi nella sua produzione, raffiguranti monumenti, case, stanze con soffitti a cassettoni, con, in alcuni casi, figure umane o altri elementi per definire le proporzioni delle architetture. Finora non era noto un viaggio nel sud d’Italia, compiuto da Caffi poco dopo che aveva superato i trent’anni, ma questo album costituisce una prova documentale e accoglie gli sviluppi precedenti della sua carriera artistica».

Dopo la formazione a Venezia nell’ambito del Vedutismo, quando all’Accademia studia, tra le altre cose, prospettiva, nel 1832 Caffi è a Roma, dove presto impianta lo studio e mette a frutto una spiccata sensibilità per la veduta. Continua a coltivare la prospettiva secondo la maniera canalettesca, tanto che nel 1835 pubblica la prima edizione delle Lezioni di prospettiva pratica (la seconda è stampata a Napoli nel 1838).

Viaggia e si sposta di frequente: nel 1843 è a Napoli, poi parte per l’Oriente e nel 1848 si arruola contro l’Austria, cercando, da quel momento, di fare coincidere la pittura con l’indipendenza risorgimentale. Tra le vedute dell’album, in cui l’architettura dialoga con la natura, si impone un’inquadratura di Trinità dei Monti sullo sfondo di Villa Medici, immersa in una pace naturale, per cui risulta luminosa e caratterizzata da una semplice immediatezza.

Invece l’acquarello raffigurante la Riviera di Posillipo delimitato a sinistra dalla rovina del Palazzo Donn’Anna e a destra dal Vesuvio, acquisisce una straordinaria potenza da un vasto cielo tempestoso incombente e contrasti di luci di ombre che degradano dal primo piano al fondo e l’uso di colori tipici della sua tavolozza romantica.

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