L’Africa sognata di Deana Lawson

La prima volta in Europa della fotografa afroamericana

«Brother and sister. Soweto», 2018, di Deana Lawson. © Deana Lawson
Chiara Coronelli |  | Amsterdam

Quella nei ritratti di Deana Lawson è «un’Africa sognata, una terra immaginaria e amata, dove regna l’armonia», scrive Zadie Smith nella monografia che Aperture ha dedicato lo scorso anno alla fotografa afroamericana. «Non è una realtà concreta o politica ma uno stato mentale, sacro proprio perché letteralmente irraggiungibile e geograficamente fantastico».

Nata a Rochester nel 1979 e considerata una delle voci più interessanti della sua generazione, la Lawson è per la prima volta in Europa con una personale, allestita da Huis Marseille dall’8 giugno al primo settembre. Con riferimenti dichiarati a Jeff Wall, Diane Arbus e Carrie Mae Weems, al centro dei suoi ritratti scorre la cosiddetta diaspora africana, black people provenienti da ambienti sociali umili, gli stessi dove è vissuta lei.

Tra Stati Uniti, Caraibi e Africa, i soggetti vengono messi in scena come fossero re, e fotografati in
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