L’Africa di Burtynsky

Alla Flowers Gallery la fotografia del canadese ritrae un continente spaccato in due: da una parte paesaggi inviolati, dall’altra aree devastate dalle miniere, dalle infrastrutture e dall’agricoltura intensiva

«Salt Ponds #4, Near Naglou Sam Sam, Senegal» (2019), di Edward Burtynsky. © Edward Burtynsky. Cortesia della Nicholas Metivier Gallery, Toronto
Gilda Bruno |

Da quarant’anni Edward Burtynsky cattura paesaggi incontaminati e siti minerari, cave e raffinerie petrolifere per sensibilizzare la popolazione globale sui danni ambientali causati dall’attività umana. In «Anthropocene-The Human Epoch» (2018), il documentario realizzato con i registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, il fotografo canadese ha raccontato un’epoca geologica dominata dall’impatto dell’uomo sulla Terra attraverso la narrazione dei più gravi disastri ambientali di tutti i tempi.

«African Studies», alla Flowers Gallery, è una mostra dedicata alla fotografia aerea di Burtynsky, che si inserisce all’interno della sua ampia ricerca dalle finalità ecologiche, con particolare attenzione all’Africa odierna. Aperta fino al 19 novembre, la mostra presenta immagini realizzate tra il 2015 e il 2019.

Servendosi di una prospettiva sopraelevata, il fotografo ritrae un’Africa spaccata in due, immortalando paesaggi non violati dai processi di industrializzazione e aree interamente devastate dall’estrazione mineraria, dall’agricoltura intensiva e dalla costruzione di infrastrutture urbanistiche. Dalla Grand Ethiopian Renaissance Dam, una diga in costruzione sulla sponda etiope del fiume Nilo, alle misteriose spirali comparse di recente nel deserto sudafricano, passando per la topografia delle dune della Namibia, «African Studies» testimonia le trasformazioni industriali in atto nel continente africano, ritraendone entrambi i volti.

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