Il «Partenone» costruito da Marta Minujín con 25mila libri. Foto: Franco Fanelli

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Il «Partenone» costruito da Marta Minujín con 25mila libri. Foto: Franco Fanelli

Kassel, si dimette la direttrice generale di Documenta

Annette Kulenkampff lascia l'incarico in anticipo. L'edizione di quest'anno, cha ha avuto anche un'estensione ad Atene, ha chiuso con un buco di 5 milioni di euro

Francesca Petretto

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Kassel (Germania). Un deficit di bilancio di oltre cinque milioni di euro dopo l'exploit dell'ultima edizione di Documenta, e la stimata direttrice generale Annette Kulenkampff presenta le dimissioni un anno prima del termine stabilito nel suo contratto d'incarico. Così è stato reso noto ieri, 27 novembre, dal portavoce del Governo cittadino di Kassel, nell'Assia settentrionale (Land Hessen), che ospita ogni cinque anni la kermesse d'arte.

Che le dimissioni di Kulenkampff e il buco milionario sian direttamente collegati è per il momento solo una speculazione giornalistica: in effetti il comunicato stampa ufficiale riporta la notizia con sole parole di elogio per l'operato della prima, «il suo straordinario impegno personale in Documenta 14 e la sua disponibilità a lavorare per creare importanti condizioni strutturali in previsione della prossima edizione di Documenta 15». Ma la stampa nazionale è alla ricerca disperata di scandali che investano il mondo dell'arte e tende a riportare assai più volentieri notizie di fallimenti che di eccellenze; senza parlare poi delle testate giornalistiche internazionali: col fiorire di biennali ovunque, la notizia del ritiro della curatrice di Documenta vien servita agli antagonisti su un piatto d'argento e la si veste già, in questo caso specifico, di connotazioni altre, politiche, di facile appeal per il grande pubblico.
È noto infatti che l'ultima edizione, la «14», con direttore artistico Adam Szymczyk, eccezionalmente ospitata oltre che nell'usuale sede di Kassel anche ad Atene, rendeva uno speciale omaggio, col suo «Partenone di Libri proibiti», alla democrazia (e dunque alla sua culla nell'Ellade), alla resistenza della conoscenza contro ogni forma di censura e oscurantismo, una celebrazione della cultura in quel cuore d'Europa che solo ottant'anni or sono ne bruciava a migliaia. Atene-democrazia vs Germania-nazismo: un po' cheap, ma di sicuro effetto.

Che la causa scatenante del buco milionario di Kassel siano stati i fondi impiegati in Grecia, altrimenti stimati all'inizio dei lavori, ha del paradossale: da un lato la cocente amarezza di chi fortissimamente ha voluto il doppio palcoscenico greco-tedesco a dimostrare che l'arte è fuori delle decisioni della politica e dei rapporti ufficiali fra le due nazioni interessate, dall'altro, altresì, la desolante conferma che gli investimenti a buon fine nel nostro sud europeo vengono sempre altrimenti fagocitati, e con una ferocia che non dovrebbe competere al mondo dell'arte.

Già in settembre il Governo cittadino di Kassel, nella persona dell'Oberbürgermeister Spd, e il Ministro dell'Arte Cdu del Land Hessen, avevano annunciato addensamenti di «conseguenze personali, strutturali e finanziarie» sul cielo di Documenta 15: un labile collegamento fra la vicenda delle dimissioni che oggi commentiamo e i problemi di fondi dunque sussisterebbe.
Non resta che aspettare gli ulteriori sviluppi.


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Francesca Petretto, 28 novembre 2017 | © Riproduzione riservata

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