Kabul: evacuazione Usa caotica, ma la collezione è salva

Dipinti, fotografie, sculture e disegni acquistati dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti attraverso il programma «Art in Embassies» sono stati messi al sicuro in tempo

«Kabul» (2017) di Erica Gajewski
Daniel Grant |

Nelle ultime due settimane di agosto, mentre i talebani occupavano l’Afghanistan e si avvicinavano alla capitale, Kabul, le forze armate statunitensi si sono affrettate a evacuare truppe, cittadini americani e afghani che avevano collaborato in ambito militare e civile, in un’evacuazione giudicata da molti analisti «caotica». Con grande anticipo tuttavia è avvenuta l’evacuazione di una ricca collezione d’arte dall’Ambasciata degli Stati Uniti.

«Le opere sono state imballate e spedite prima che le operazioni dell’Ambasciata si spostassero all’aeroporto di Kabul. Arrivate ​​negli Stati Uniti, sono ora in fase di revisione e inventario», ha dichiarato un portavoce del Dipartimento di Stato. Il numero esatto delle opere non è stato rivelato, ma i dipinti, le fotografie, le sculture e i disegni della collezione erano stati acquistati dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti attraverso il programma «Art in Embassies».

Presso l’Ambasciata di Kabul erano presenti opere di più di una dozzina di artisti, e molti di loro, pur anteponendo la necessità di proteggere le persone, hanno espresso preoccupazione per il destino del loro lavoro, nell’eventualità che l’edificio fosse stato rilevato dai talebani. L’artista newyorkese Pat Lipsky, il cui dipinto a olio e acrilico «Builder» (1999) era stato acquistato dal Dipartimento di Stato nel 2015, si è detta preoccupata «che i talebani trovassero quel dipinto astratto per poi distruggerlo».

«La vita umana è la priorità assoluta, ha affermato Erica Gajewski, artista canadese di cui il Dipartimento di Stato aveva acquistato tre disegni per l’Ambasciata di Kabul nel 2017, ma prima o poi spero di rivedere i miei disegni». L’artista di Los Angeles Lisa Anne Auerbach aveva fatto collocare nell’Ambasciata un tappeto relaizzato nel 2014 durante una visita di gruppo in Afghanistan e quello stesso anno «New Morning» (2009), opera dell’artista newyorkese Judy Pfaff, era stata acquistata dal Dipartimento di Stato tramite la sua galleria Ameringer McEnery Yohe (ora Miles McEnergy Gallery). La Pfaff però «non sapeva nemmeno che l’opera fosse a Kabul».

Peter Wegner è l’autore di tre smalti alchidici lucidi su pannelli, «Color Wheel 3», «Color Wheel 4» e «Color Wheel 6» (tutti del 2015): «Non mi preoccupa che i talebani distruggano i miei dipinti, ha dichiarato, mi preoccupa che distruggano l’Afghanistan». Queste opere (tra cui «Rhyme and Reason» di Kirsten Leachman) sono state tutte acquisite appositamente per l’Ambasciata di Kabul, costruita nel 2013, in sostituzione di una meno fortificata a più riprese attaccata dai talebani e da altri gruppi di insorti.

Il nuovo edificio, che occupa un’area di più di 60mila metri quadrati a due miglia dal centro della città, è costato più di 800 milioni di dollari e comprende una dozzina di strutture tra cui uffici, un complesso residenziale, un magazzino e impianti idrici e di depurazione. Sebbene il Dipartimento di Stato non abbia confermato i fondi destinati alle acquisizioni d’arte per l’Ambasciata di Kabul, il budget per l’arte nell’ambito di progetti quali la costruzione di una nuova Ambasciata è dello 0,5% dei costi di costruzione.

Per la maggior parte dei 50 anni di attività del programma «Art in Embassies», le opere sono state prese in prestito direttamente dagli artisti o attraverso le loro gallerie per esposizioni di diversi anni. Nel 2005 il programma ha anche iniziato ad acquistare pezzi per la propria collezione e oggi conta circa 10mila le opere. «Art in Embassies» ha un budget di 1,8 milioni di dollari e uno staff composto da un direttore, tre registrar, personale amministrativo e sei curatori, il cui compito è organizzare mostre presso le circa 200 Ambasciate americane nel mondo.

Per costituire una collezione destinata a un’Ambasciata, i curatori presentano una serie di opere di una varietà di artisti su un tema particolare (per esempio, artiste donne o artisti latini o quelli il cui lavoro è stato influenzato da una certa cultura, o artisti dello Stato di origine dell’ambasciatore...) e l’ambasciatore compie la selezione finale. La sensibilità culturale è importante, poiché l’arte adatta al gusto americano può risultare incompatibile con i tabù culturali di altri Paesi.

In Medio Oriente, ad esempio, non sono ammessi i nudi, mentre in India non è consentito un dipinto raffigurante la testa del Buddha, ma è richiesta la rappresentazione dell’intero corpo. L’Ambasciata di Kabul ospitava anche un’opera seriale dell’artista afghano Massoud Hassani: un oggetto a energia eolica in grado di trovare e far detonare mine antiuomo inesplose, acquistato dal MoMA di New York per la sua collezione di design.

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© Riproduzione riservata «Color Wheel 3», «Color Wheel 4» e «Color Wheel 6», di Peter Wegner (tutti del 2015). Cortesia dell’artista
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