Iva ridotta e meno burocrazia, sarà la volta buona?
Un disegno di legge appena presentato in Senato prova a rilanciare il mercato dell’arte italiano

Riduzione dell’onere fiscale, sburocratizzazione, tempi certi per le autorizzazioni. Il tutto per favorire la circolazione delle opere d’arte rendendo più competitivo il comparto «produttivo» dell’arte in Italia, che genera annualmente 3,78 miliardi di euro e coinvolge direttamente circa 36mila lavoratori. Queste in sintesi le finalità del disegno di legge che è stato appena presentato in Senato a prima firma del senatore della Lega Roberto Marti (presidente della Commissione Cultura di Palazzo Madama).
«Il provvedimento si pone l’obiettivo di rilanciare l’ecosistema artistico italiano per consentire ai professionisti dell’arte del nostro Paese di competere alla pari con i loro colleghi europei anche incidendo sul taglio dell’Iva», ha dichiarato Marti. «Rafforzare con l’aliquota ridotta questi beni culturali consentirebbe una loro maggiore fruizione e, naturalmente, un sostegno alla produzione contemporanea di opere d’arte e agli stessi artisti».
Nello specifico si propone di abolire l’Iva per le vendite fino a 20mila euro di oggetti d’arte, antiquariato e da collezione importati e ceduti dagli autori o dai loro eredi o legatari e di ridurre al 10% (attualmente è al 22%) l’aliquota per la vendita degli stessi beni fino a 20 mila euro ceduti da soggetti diversi, quali ad esempio mercanti e galleristi. L’agevolazione fiscale prevista è stata favorita dalla recente direttiva Ue 542 del 5 aprile 2022, che amplia le categorie merceologiche a cui è possibile applicare un’aliquota Iva ridotta, introducendo per la prima volta la cessione di oggetti d’arte, da collezione o d’antiquariato.
Benché il testo del ddl non sia ancora stato reso pubblico, durante la conferenza stampa di presentazione (alla quale sono intervenuti anche Alessandra Di Castro, vicepresidente Associazione Antiquari d’Italia, Alvise Di Canossa, presidente Associazione LogisticaArte e Clarice Pecori Giraldi, vicepresidente gruppo Apollo), è emersa l’intenzione di modificare alcuni articoli del Codice dei Beni culturali per semplificare le procedure di circolazione internazionale delle opere d’arte. In particolare la proposta di legge intende fornire tempi certi per il rilascio degli attestati di libera circolazione dei beni culturali.
Sarebbero inoltre innalzate le soglie di valore per le quali è sufficiente produrre un’autodichiarazione per l’esportazione dei beni, mentre sarebbe uniformata a 70 anni dalla creazione la soglia temporale per l’esercizio della notifica, eliminando la previsione che consente discrezionalmente di bloccare l’esportazione delle opere sotto i 70 anni ma sopra i 50 di interesse eccezionale per l’integrità e la completezza del patrimonio culturale della Nazione.
«Ritengo sia auspicabile agevolare la circolazione internazionale delle opere d’arte, anche per valorizzare quanto proviene dall’Italia. Oggi le procedure che si devono affrontare per ottenere un attestato di libera circolazione o una licenza di esportazione di un’opera sono complicate e spesso manca uniformità di valutazione da parte delle diverse Sovrintendenze che operano sull’intero territorio, per cui ben venga la possibilità di semplificare e stabilire criteri validi per tutti», commenta Nicola Pietrantoni, avvocato penalista dello studio Isolabella di Milano.
«Il raggiungimento di questo giusto obiettivo, però, non può prescindere dai necessari e doverosi controlli, da parte degli uffici esportazione, soprattutto in tema di autenticità, proprietà e provenienza delle opere che escono dai confini nazionali, affinché si evitino esportazioni illecite o altri reati contro i beni culturali». Il provvedimento è comunque solo alle sue battute iniziali e dopo l’iter in Commissione dovrà poi essere discusso e approvato in Aula.