Il vissuto di Élle de Bernardini, transessuale donna

Alla galleria Gilda Lavia l’artista brasiliana che ha fatto della sua condizione esistenziale il soggetto principale del suo lavoro

Élle de Bernardini, «Operação Tarantula»
Silvano Manganaro |  | Roma

In un mondo in cui le tematiche Lgbt, anzi per completezza Lgbtiq+ o Lgbtqqiaa, sono diventate un elemento imprescindibile in ogni mostra, biennale o manifestazione artistica in genere, la personale di Élle de Bernardini alla galleria Gilda Lavia ha la forza della sincerità e dell’esperienza vissuta in prima persona. Élle (Itaqui, 1991), infatti, è una transessuale donna, artista e danzatrice brasiliana, che ha fatto della sua condizione esistenziale il soggetto principale del suo lavoro.

La mostra, dal titolo «A Lâmina e a Língua» (fino al 16 aprile), parte dall’opera «Operação Tarântula» (2022), una bandiera brasiliana composta da lamette da barba, con un chiaro riferimento all’omonima retata poliziesca che nel 1987 coinvolse un gran numero di transessuali, vittime di violenza e abusi da parte delle forze dell’ordine brasiliane.

In quell’occasione, e in un contesto in cui la transessualità era considerata reato, uno degli stratagemmi usati per difendersi dalle angherie era nascondere sotto la lingua una lametta. Un’immagine che torna anche in un’altra opera in mostra: «Tarântulas» una serie di lingue in ceramiche con delle lamette conficcate sopra.

Ma la lingua, intesa come linguaggio, è un’altra delle componenti del progetto espositivo che comprende anche fotografie, opere polimateriche, una performance fatta il giorno dell’inaugurazione e un video, forse l’elemento più forte e perturbante dell’intera mostra.

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