Il viaggio di Ramírez arriva a Le Fresnoy

I lavori dell’artista cileno dialogano con opere di Nazareth, Muntadas, Moulène, Echakhch, Canell e Vo

Enrique Ramirez, «Un hombre que camina». © Enrique Ramirez | ADAGP Paris 2022. Cortesia dell’artista e di Michel Rein, Parigi Bruxelles
Luana De Micco |  | Tourcoing

In francese «Jusque-là» significa «finora»: è il titolo della mostra organizzata (dal 4 febbraio al 30 aprile), in collaborazione con Pinault Collection, a Le Fresnoy-Studio national des arts contemporains, un luogo di creazione artistica multidisciplinare fondato nel 1997 a Tourcoing, nel Nord della Francia, poco lontano da Lille, e affidato alla direzione di Alain Fleischer, fotografo, scrittore e cineasta.

Un titolo che rinvia ai temi del viaggio, anche interiore, e dell’esilio onnipresenti nell’opera di Enrique Ramírez, artista cileno, nato a Santiago nel 1979 durante la dittatura di Pinochet, già ospite della mostra «Viva Arte Viva» alla Biennale di Venezia del 2017.

Ramírez realizza video, fotografie e installazioni che interrogano la Storia e il mondo contemporaneo, dominate da un leitmotiv: il mare. Nei suoi lavori «è spesso questione di corpi immersi nelle profondità dell’oceano, si legge in una nota, sia che si tratti di resistenti cileni gettati in mare da un aereo o un elicottero, sia che si tratti dei drammi dei naufragi di migranti tra le coste africane e l’Europa».

A Le Fresnoy, i lavori di Ramírez, alcuni presentati per la prima volta in Francia, dialogano con una selezione di opere attinte dalla collezione d’arte contemporanea di François Pinault di artisti come Paulo Nazareth, Antoni Muntadas, Jean-Luc Moulène, Latifa Echakhch, Nina Canell e Danh Vo.

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