Il «Vassoione» sarà il prossimo stadio di Firenze

Il progetto del gruppo di Arup Italia guidato da David Hirsch si è aggiudicato a sorpresa (e a maggioranza stretta) la vittoria del concorso per la riqualificazione dell'Artemio Franchi e dell’area di Campo di Marte

ARUP, vista a volo d’uccello del progetto vincitore
Elena Franzoia |  | Firenze

Il vassoione. Così i mordaci tifosi viola hanno subito ribattezzato il progetto del gruppo di Arup Italia (branca italiana della celebre società inglese, leader globale nel campo della progettazione ingegneristica e infrastrutturale) guidato da David Hirsch che si è aggiudicato a sorpresa (e pare a maggioranza stretta) la vittoria del concorso internazionale per la riqualificazione dello stadio Artemio Franchi e dell’area di Campo di Marte.

Al centro di una aspra e complessa diatriba tra esigenze di tutela e necessità sportive (che ha fatto dire al sindaco Dario Nardella «ne abbiamo viste di tutti i colori»), il capolavoro di Pier Luigi Nervi è dunque stato salvato, «anche se quello che si è potuto finora vedere è troppo poco per capire come saranno salvaguardate le strutture esistenti pur aumentando la capienza» afferma il sovrintendente fiorentino Andrea Pessina.

«In giuria non compariva nessun membro della sovrintendenza. Il MiBAC era infatti rappresentato da Antonia Pasqua Recchia e dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt. L’impressione comunque è che abbia vinto il progetto meno impattante, anche sotto il profilo di uno skyline come quello fiorentino in cui emergono solo la Cupola brunelleschiana e la Torre di Arnolfo, e dove già il Palazzo di Giustizia rappresenta un inappropriato fuori scala. Bene poi che il risultato sia arrivato dalla procedura concorsuale, nella speranza che siano state opportunamente valutate risorse e tempistiche».

Di analoga opinione il Presidente dell’Ordine degli Architetti, Pier Matteo Fagnoni: «anche se è troppo presto per dare un giudizio sul progetto vincitore, sembra molto interessante la risoluzione del parco. Siamo comunque molto soddisfatti della scelta di bandire un concorso internazionale, procedura di tipo meritocratico purtroppo non sufficientemente seguita in Italia, che abbiamo fin dall’inizio fortemente sostenuto insieme a Sovrintendenza e Fondazione Nervi».

Al concorso (durato sei mesi e reso possibile dal contributo di Fondazione CR Firenze e Intesa Sanpaolo) hanno partecipato 31 progetti internazionali, di cui la giuria (composta, oltre che da Recchia e Schmidt, da Odile Decq nel ruolo di presidente e da Giovanna Carnevali, Goncalo Byrne, Andy Simons, Carla Cappiello, Luigi Ludovici e Andrea Santini) ha ammesso alla seconda fase 8 proposte.

La scrematura finale ha visto in pole position 3 gruppi italiani (quarto classificato Archea Associati, dato fino all’ultimo per superfavorito; terzo classificato Ipostudio architetti con Eutropia Architettura; secondo classificato Corvino Multari) accomunati dalla proposta di un’architettura-icona, che si innalzasse con forme organiche e altamente spettacolari all’interno dell’«archeologia contemporanea» della preesistenza nerviana.

In controtendenza, il taglio più pragmatico-ingegneristico (e forse meno costoso) del progetto vincitore riprende l’orizzontalità dello stadio attuale circondandolo/celandolo con un’alta palizzata che sorregge il «foglio» di una vasta copertura piana, insieme ausilio di protezione e riparo per gradinate vecchie e nuove (che si avvicinano dunque al campo) e di alloggiamento per i pannelli fotovoltaici, che doneranno alle strutture previste dal masterplan un’autosufficienza energetica del 25-30%.
Secondo Arup «il progetto si propone di rinnovare l’immagine della città. Il Campo di Marte stesso è infatti interpretato come un "foglio naturale" che diviene elemento di ripristino del paesaggio, interamente ricoperto da un parco pensato come nuovo polmone verde attrezzato». Parco che sarà innervato da una fitta rete di percorsi a varie quote, anche panoramici, e caratterizzato da bordi sopraelevati, in realtà coperture verdi praticabili dei nuovi edifici destinati alle funzioni commerciali, direzionali e turistico-ricettive. «Quanto allo stadio, l’aspetto che ci piace di più è avere creato tra le tribune esistenti e quelle nuove spazi che diventeranno veri e propri hub culturali per la città» sottolinea Filippo Minora, senior architect di Arup.

«Un progetto così vasto di riqualificazione è anche un segnale molto forte che diamo alla comunità, in Italia e nel mondo, sulla necessità di riutilizzare l’esistente piuttosto che costruire ancora. In questo caso si tratta di un gioiello di architettura, ingegneria e design di cui abbiamo cercato di rispettare l’eleganza. Dopo l’adeguamento non assolverà solo all’intrattenimento calcistico, ma offrirà  luoghi e servizi all’intera città pulsando di vita quotidianamente, non solo in occasione delle partite». La previsione è di 30 mesi di cantiere con inizio entro il 2023 e fine lavori nel 2025-2026, consentendo la continuità delle partite per tutta la durata dell’intervento.

© Riproduzione riservata ARUP, planimetria del progetto vincitore con il masterplan del Campo di Marte
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