Il teatro della memoria è una Wunderkammer

Al Castello Visconteo i Musei Civici di Pavia inaugurano un lavoro di ricerca nelle proprie collezioni

Una veduta dell’allestimento della mostra «Mnemosyne»
Ada Masoero |  | Pavia

Con la mostra «Mnemosyne. Il teatro della memoria», visibile fino al 26 marzo nella Sala del Collezionista del Castello Visconteo, i Musei Civici di Pavia inaugurano un lavoro di ricerca nelle proprie raccolte, teso a valorizzare un patrimonio ricco e interdisciplinare, spesso poco noto, e a metterlo in relazione con l’arte del nostro tempo.

La rassegna, curata da Paolo Linetti, si propone come una wunderkammer, una di quelle «camere delle meraviglie» che i potenti e gli eruditi, dal ‘500 al ‘700, presero ad allestire nelle loro dimore, riunendovi oggetti eterogenei ma accomunati dalla stupefazione che sapevano suscitare.

Potevano essere «Artificialia», cioè opere d’arte; «Naturalia» come conchiglie, animali esotici o «mostruosità» della natura (talora contraffatte); «Scientifica», cioè opere dell’ingegno umano, o «Exotica», gli oggetti giunti da paesi lontani.

Per realizzarla, i Musei Civici hanno spalancato i loro depositi ma hanno anche attinto alle collezioni di Kosmos, il museo naturalistico dell’Università di Pavia, in cui sono conservati animali esotici tassidermizzati, alle opere africane della Fondazione Frate Sole e alle raccolte dell’Orto Botanico di Pavia, oltre che a prestiti dal Museo della Scienza di Milano e dal Museo d’arte orientale C. Mazzocchi di Coccaglio, nel Bresciano.

Non mancano pezzi di collezioni private (per tutti, la stupefacente pipa ottomana da oppio, a forma di drago, del XVIII-XIX secolo), stipetti intarsiati e monetieri, in un allestimento spettacolare dominato dall’horror vacui che presiedeva a quei proto-musei. E, in sintonia con quei «Mirabilia», ecco le «Vanitas» di Gian Carozzi (1920-2008), i lavori visionari di Elena Carozzi, pittrice e decoratrice e gli eclettici oggetti della designer Valentina Giovando.

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